L’indagine sul clima della Banca Europea degli Investimenti, in collaborazione con la società di consulenza BVA, che ha riguardato le misure da assumere per la sfida climatica, ha evidenziato che gli europei sono convinti più del ruolo dei comportamenti individuali rispetto a quello prodotto dalle innovazioni tecnologiche.
Sono stati pubblicati il 10 marzo 2021 i risultati della 3a parte della terza Indagine sul clima (2020-2021) della Banca Europea degli Investimenti (BEI), condotta partenariato con la BVA, Società di consulenza specializzata in ricerche di mercato, che si concentra sulle misure che le persone ritengono possano aiutare il passaggio a un’economia verde. In gennaio era stata pubblicata la 2a parte che aveva riguardato le preoccupazioni dei cittadini riguardo ai cambiamenti climatici.
Dal sondaggio che ha riguardato oltre 30.000 partecipanti di 30 Paesi (oltre i 27 dell’UE, Inghilterra, Stati Uniti e Cina) intervistati dal 5 ottobre al 2 novembre 2020, è emerso che il 39% degli europei ritiene che i cambiamenti comportamentali sarebbero le misure più efficaci nella transizione cambiamenti climatici, contro il 32% dei cinesi e il 31% americani; mentre americani (35%) e cinesi (34%) sono leggermente più fiduciosi nell’innovazione tecnologica per contrastare il global warming, contro il 29% degli europei.
All’interno dell’UE la situazione non è tuttavia omogenea. Mentre i cittadini di Portogallo (51%), Slovacchia (44%), Lussemburgo (43%) e Germania (42%) e Italia (41%) ritengono che i cambiamenti radicali di comportamento avranno il maggiore impatto nella lotta alla crisi climatica, quelli dei Paesi del Nord e Baltici hanno più fiducia nell’innovazione tecnologica (40% in Svezia, 38% in Finlandia, 37% in Lettonia e Lituania, 36% in Danimarca ed Estonia).

Per il 25% dei nostri connazionali le tecnologie hanno un impatto significativo, per il 22% gli investimenti pubblici e privati in progetti rispettosi del clima, e per il 12% la regolamentazione pubblica. L’83% degli italiani in ogni caso pone l’accento sul fatto che le azioni in campo climatico devono tener conto dei divari di reddito e delle disuguaglianze sociali.
lla domanda perché il nostro Paese dovrebbe ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, il 45% afferma che il motivo principale è dovuto al fatto che le riserve mondiali sono in via di esaurimento oppure che ciò renderebbe più indipendenti dalle risorse di altri Paesi. Per il 29%, invece, la ragione principale va vista nella necessità di ridurre l’inquinamento, soprattutto nelle città. Il 23% afferma che il vantaggio principale derivante da un minor uso di combustibili fossili sta nel contributo che ciò può dare alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici.
Gli italiani ritengono che le modifiche nel settore dei trasporti debbano essere prioritarie nella lotta ai cambiamenti climatici (43%, contro il 38% degli altri cittadini europei). Quasi la metà degli italiani si dichiara favorevole al maggior potenziamento dei trasporti pubblici (47%) e il 49% vede di buon grado le auto elettriche sovvenzionate.
Per quanto riguarda i trasporti in ambito urbano, occorrerebbe puntare soprattutto su interventi quali l’imposizione di forti tasse sui veicoli altamente inquinanti (34%) e il divieto di circolazione dei mezzi altamente inquinanti nei centri città (37%). Infine, per contribuire alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, gli italiani sono disposti a ridurre gli spostamenti quotidiani casa-lavoro, e per il 38% degli intervistati occorre spingere in via prioritaria a un ampliamento delle opportunità di telelavoro.
Il 54% intervistati italiani è favorevole all’attuazione di migliori sistemi di riciclo.Il 52% approverebbe il divieto di prodotti e servizi che causano la maggior parte dei gas a effetto serra, una percentuale superiore alla media europea(44%). Rispetto ad altri Paesi europei, in Italia si registra un minor interesse a cessare la fabbricazione di prodotti non sostenibili o non riparabili (35%, rispetto al 48% in Europa).

“I cittadini di tutta Europa ci stanno inviando un messaggio incoraggiante – sottolinea Ambroise Fayolle, Vicepresidente della BEI – Credono fermamente nel potere del comportamento dei singoli individui per far fronte alla crisi climatica. Allo stesso tempo una forte maggioranza di europei ritiene che l’azione per il clima debba tenere conto delle disuguaglianze sociali per riuscire a superare questa sfida: nessuno dovrebbe essere lasciato indietro nella transizione verde. Questo è fondamentale. Nell’ambito della completa trasformazione della BEI in Banca del Clima dell’UE, il nostro compito è di aiutare i cittadini a mobilitarsi in tale ambito, finanziando servizi di mobilità sostenibile o soluzioni per l’economia circolare. Inoltre, la nostra indagine sul clima mostra che le persone credono nell’innovazione tecnologica per combattere i cambiamenti climatici. Alla BEI sosteniamo da molti anni la transizione verde, ma resta ancora molto da fare. Dobbiamo aumentare drasticamente e accelerare i nostri sforzi ed esplorare varie soluzioni innovative e dirompenti per aiutare le persone a muoversi verso un futuro più sostenibile. Questo è ciò che ci impegniamo a fare attraverso la nostra nuova tabella di marcia della Banca del clima a sostegno del Green Deal europeo “.