Economia e finanza Società

Banche centrali: perché devono allinearsi all’obiettivo net zero emissions

Un Rapporto lanciato il 19 marzo 2021 nel corso di un evento online organizzato dal Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment  e SOAS dell’Università di Londra, indica perché e come le Banche centrali e le Autorità di vigilanza debbano introdurre strategie esplicite per l’obiettivo di emissioni zero nei propri quadri monetari.

Nel corso di un evento virtuale, svoltosi oggi pomeriggio (19 marzo 2021) e organizzato congiuntamente da Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment presso la London School of Economics and Political Science, il prestigioso Istituto che riunisce le competenze internazionali in materia di economia, finanza, geografia, ambiente, sviluppo internazionale ed economia politica, e da Centre for Sustainable Finance della School of Oriental and Africa Studies (SOAS)   presso la London University, è stato presentato il RapportoNet Zero Central Banking: A New Phase in Greening the Financial System”.

Fiinanziato dall’European Climate Founfation (ECF), fondata nel 2008 come iniziativa filantropica per aiutare l’Europa a promuovere sul territorio una società a basse emissioni di carbonio e a svolgere un ruolo di leadership internazionale per mitigare i cambiamenti climatici, di cui è Direttrice Laurence Tubiana, ambasciatrice francese per i negoziati internazionali sul clima in occasione della COP21 di Parigi, il Rapporto spiega perché le banche centrali e le autorità di vigilanza dovrebbero muoversi verso l’obiettivo net zero emission e come potrebbero iniziare a farlo.

Il conseguimento dell’obiettivo net zero è fondamentale per l’azione climatica globale e un numero crescente di governi sta adottando misure e piani per raggiungerlo intorno alla metà di questo secolo. Parallelamente, le principali banche e investitori si stanno impegnando ad allineare i loro portafogli alla decarbonizzazione, mentre le banche centrali mondiali e le autorità di vigilanza non stanno partecipando a questa corsa della finanza a emissioni zero.

Il Rapporto sostiene che “raggiungere un’economia zero netto è il modo migliore per ridurre al minimo i rischi dei cambiamenti climatici sulla stabilità del sistema finanziario e macroeconomico”, chiedendo alle Banche centrali di introdurre strategie esplicite per sostenere la transizione economica a emissioni nette zero.

Le banche centrali devono integrare i cambiamenti climatici nei quadri monetari per tenere conto del loro impatto sui risultati economici – ha affermato Nick Robins, Professore di Finanza sostenibile presso la LSE e principale autore del Rapporto – I mercati rispondono ai segnali delle banche centrali e la serietà degli intenti con cui considerano gli obiettivi net-zero probabilmente avrà un profondo impatto sulle decisioni dei mercati finanziari che alla fine determineranno la formazione di capitale e, quindi, la traiettoria per la decarbonizzazione dell’economia. Alla vigilia della COP26, questo è il momento per le Banche centrali e le autorità di vigilanza di iniziare a definire realmente come intendano sostenere la transizione verso un nuovo sistema finanziario“.

Il Rapporto formula delle Raccomandazioni alle Banche centrali e alle Autorità di vigilanza per adeguare gli attuali approcci e misure in linea con lo zero netto.
1. Strategia. Le banche centrali e le autorità di vigilanza devono sviluppare una tabella di marcia zero netto che includa le aspettative a lungo termine e le azioni a breve termine, includendo la promozione di attività di collegamento e coordinamento con le misure governative per emissioni nette zero.

2. Regolamentazione prudenziale.Le autorità di vigilanza dovrebbero fare dello zero netto un elemento centrale della pratica di vigilanza a livello micro e macro, allineando le aspettative di vigilanza e gli strumenti prudenziali allo zero netto. Ciò potrebbe comportare la richiesta a tutte le istituzioni finanziarie regolamentate di presentare piani di transizione a zero-netto, oltre che tener conto dei rischi climatici nei rapporti regolamentari. Anche i quadri di divulgazione, come quello della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) dovranno includere lo zero netto.

3. Scenari.Gli scenari previsionali devono diventare più coerenti con un percorso zero netto per limitare il riscaldamento a 1,5 °C. Le banche centrali e le autorità di vigilanza devono segnalare chiaramente che non sono indifferenti al risultato (ad esempio: se si ottiene o meno lo zero netto) e integrare gli scenari a lungo termine con prospettive a breve termine.

4. Politica monetaria. Le banche centrali devono integrare in modo coerente i cambiamenti climatici nei quadri e nei modelli monetari per tenere adeguatamente conto degli impatti dei cambiamenti climatici sui risultati macroeconomici. Inoltre, gli strumenti della banca centrale e i portafogli delle politiche devono diventare operativamente allineati con lo zero netto.

5. Gestione del portafoglio. Le pratiche di investimento sostenibili e responsabili per i portafogli delle banche centrali dovrebbero includere l’obiettivo zero netto e ogni banca centrale dovrebbe pubblicare un piano di transizione per raggiungere questo obiettivo.

6. Giusta transizione. Lebanche centrali dovrebbero esplorare le implicazioni dello zero netto per i posti di lavoro e i mezzi di sussistenza per mitigare le potenziali conseguenze settoriali e regionali al ribasso.

7. Cooperazione internazionale.L’obiettivo zero netto deve essere incorporato nei principali quadri e processi finanziari e normativi internazionali. Esiste anche la possibilità di partnership con banche multilaterali di sviluppo nelle economie in via di sviluppo ed emergenti.

Un team di ricercatori italiani del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dell’EIEE di Milano, dell’Università Bocconi e del POLIMI di Milano, si è aggiudicato di recente un “research grant”, bandito dalla rete internazionale per la finanza sostenibile (INSPIRE), per un Progetto per sviluppare modelli macroeconomici che supportino le Banche centrali a valutare i rischi climatici.

 Immagine di copertina da International Monetary Fund

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