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ASviS: la Legge di Bilancio poteva fare di più per lo sviluppo sostenibile

ASviS ha presentato un documento che esamina l’impatto della Legge di Bilancio 2019 sullo sviluppo sostenibile e sugli obiettivi dell’Agenda ONU al 2030, contestualmente all’aggiornamento, in base agli ultimi dati Istat, relativo alla situazione dell’Italia in relazione ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Nel corso dell’incontro “La politica italiana e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. A che punto siamo?“, promosso  da ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile) e svoltosi il 27 febbraio 2019 presso la Camera dei Deputati, è stato presentato “La Legge di Bilancio 2019 e lo sviluppo sostenibile”, un documento unico e innovativo che ha visto coinvolti oltre 300 esperti nella valutazione della Legge di Bilancio.

La Legge di Bilancio avrebbe potuto fare molto di più per portare l’Italia su un percorso in linea con l’Agenda 2030, anche perché il ritardo accumulato dal nostro Paese è molto ampio – ha affermato il Portavoce dell’ASviS, Enrico GiovanniniCon questo documento si dimostra che un nuovo modo di disegnare e valutare le politiche è possibile. D’ora in poi il Governo e il Parlamento definiscano ogni singolo provvedimento in modo da realizzare il vero cambiamento che la stragrande maggioranza degli italiani e le oltre 200 organizzazioni aderenti all’ASviS vogliono: un’Italia pienamente sostenibile”.

Dall’esame dei singoli commi della Legge di Bilancio alla luce dei 169 target previsti dall’Agenda 2030, emerge chiaramente, sostiene ASviS, la mancanza di una visione integrata degli interventi in campo economico, sociale e ambientale di cui il nostro Paese ha bisogno per accelerare il passo verso lo sviluppo sostenibile.

L’assenza di interventi “sistemici” per l’economia circolare, la transizione ecologica dei sistemi produttivi, l’occupazione giovanile e femminile, così come i timidi provvedimenti nel campo della lotta ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, secondo ASviS, appaiono preoccupanti.

Resta poi molto da fare per rispettare i 10 impegni assunti nei confronti delle oltre 200 organizzazioni aderenti ad ASviS da quasi tutte le forze politiche in occasione dell’ultima campagna elettorale, così come per attuare le iniziative previste dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dal CIPE nel dicembre 2017 e pubblicata in G.U.

Mancano pochi anni al 2030 e l’Italia non può permettersi di perdere l’occasione di orientare il bilancio pubblico verso la crescita economica e l’occupazione giovanile e femminile, di riqualificare le infrastrutture e di spingere all’innovazione nell’ottica della tutela ambientale, di promuovere inclusione e lotta alle disuguaglianze che minano la coesione sociale – ha proseguito Giovannini – Peraltro, il cambiamento a favore dello sviluppo sostenibile è auspicato da oltre l’80% degli italiani”.

Secondo un sondaggio realizzato lo scorso gennaio dalla Fondazione Unipolis, la stragrande maggioranza degli italiani si dichiara favorevole alle politiche per lo sviluppo sostenibile. Infatti, il 63,6% degli intervistati si dichiara “favorevole” e il 20,1% “molto favorevole”; solo il 7,9% è “contrario/molto contrario”, mentre l’8,5% “non sa/non risponde”. Si tratta di dati nettamente più orientati allo sviluppo sostenibile di quanto rilevato tre anni fa, quando “solo” il 77,2% si esprimeva a favore, l’8,5% contro e ben il 14,4% non aveva un’opinione. È a favore di politiche per lo sviluppo sostenibile il 91,6% dei giovani tra i 15 e i 24 anni (contro il 75,3% degli ultrasessantacinquenni), così il 90,5% di chi possiede un elevato titolo di studio (contro il 66,3% di chi ha una bassa istruzione).

Chiediamo al Governo e al Parlamento un impegno formale a far sì che, d’ora in poi, nelle relazioni tecniche di tutti i provvedimenti legislativi ci sia un’analisi preventiva degli impatti attesi sui singoli Obiettivi di sviluppo sostenibile – ha concluso l’ex Ministro del Lavoro ed ex Presidente Istat – Si tratterebbe di un’innovazione storica nel rapporto tra istituzioni e cittadini, i quali chiedono a gran voce trasparenza nelle decisioni politiche”.

Contestualmente il Documento contiene l’aggiornamento del RapportoL’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, pubblicato da ASviS in ottobre 2018, sulla base degli ultimi dati Istat.

La situazione migliora per i seguenti Obiettivi:
1.Sconfiggere la povertà. Nonostante continuino ad aumentare la povertà assoluta e la povertà relativa individuale, per la prima volta dal 2010 migliorano il tasso di deprivazione materiale e la quota di popolazione che non ha effettuato cure mediche di cui aveva bisogno perché troppo costose.
3. Salute e benessere. Il composito migliora fino al 2014 per la riduzione dei tassi di mortalità, degli incidenti stradali e dei comportamenti a rischio nel consumo di alcol. Nel triennio più recente l’indicatore è stabile e nel 2017 si riavvicina al picco registrato nel 2014.
5. Parità di genere. Rispetto al 2016, nel 2017 aumenta la partecipazione delle donne negli organi decisionali, nei consigli d’amministrazione e nei consigli regionali.
8. Buona occupazione e crescita economica. Il composito conferma la lenta ripresa osservata dal 2014 in poi, trainata dall’aumento dell’occupazione e dalla diminuzione della quota di persone di 15-29 anni che non lavorano e non studiano (NEET).
9. Innovazione e infrastrutture. Il composito migliora per l’aumento del valore aggiunto dell’industria manifatturiera, l’incidenza dei lavoratori della conoscenza sull’occupazione e la quota di famiglie con connessione a banda larga.
10. Ridurre le disuguaglianze. L’indicatore composito registra un incremento significativo, tornando ai livelli del 2010 grazie all’aumento del reddito familiare pro capite per il 40% più povero della popolazione e del reddito medio disponibile pro capite.
11. Città e comunità sostenibili. Il composito, dopo un forte calo osservato fino al 2015, dovuto al deterioramento degli indicatori relativi alla qualità abitativa e all’offerta di trasporto pubblico, nel 2017 evidenzia un timido miglioramento. Questo risultato è dovuto alla diminuzione di persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali e all’aumento della raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
12. Consumo e produzione responsabili. Il composito, dopo la forte crescita riscontrata fino al 2014 e la stasi dell’ultimo triennio, nel 2017 riprende ad aumentare grazie all’aumento della quota di rifiuti avviati al riciclo.
16. Pace, giustizia e istituzioni solide. Il composito migliora grazie alla riduzione della durata media dei procedimenti civili e alla diminuzione dei furti in abitazione e delle rapine.
 17. Partnership per gli Obiettivi. L’indicatore headline, rappresentato dalla quota dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) sul reddito nazionale lordo, aumenta sensibilmente dal 2012 in poi. Nel 2017 l’indicatore supera il livello record segnato nel 2005.

 Peggiora invece l’andamento per i seguenti Obiettivi:
2. Sconfiggere la fame
. Dopo un marcato miglioramento nel periodo 2012-2016, dovuto all’incremento di tutti gli indicatori elementari, nel 2017 l’indicatore composito evidenzia un leggero calo, causato dalla diminuzione dell’indice di buona alimentazione.
6. Acqua pulita e servizi igienico-sanitari. Si conferma il trend negativo del composito registrato dal 2014 in poi, causato principalmente dall’aumento della quota di famiglie che lamentano irregolarità nell’erogazione di acqua.
7. Energia pulita e accessibile. Dopo l’aumento del 2016, nel 2017 l’indicatore composito arretra nuovamente, assestandosi sui livelli registrati nel 2010. Tale andamento risente positivamente del lieve aumento dei consumi di energia da fonti rinnovabili e negativamente della diminuzione della quota di famiglie soddisfatte per la continuità del servizio elettrico.
15.Flora e fauna terrestre. Si conferma, anche per il 2017, il continuo e drastico peggioramento causato dall’andamento negativo del consumo suolo.

L’andamento è stabile per i seguenti Obiettivi:
4. Istruzione di qualità
. L’indicatore composito nel 2017 mostra un andamento stabile attestandosi sui livelli del triennio precedente. Rispetto al 2016 migliorano leggermente la quota di persone di 30-34 anni con titolo universitario e la quota di persone che hanno completato almeno la scuola secondaria. Ciononostante, l’Italia continua a essere ancora molto indietro rispetto alla media europea su tutti gli indicatori di istruzione e formazione. In particolare, la quota di persone di 30-34 anni con titolo universitario in Italia si attesta al 26,9% rispetto a una media europea del 39,9%.
13. Lotta contro i cambiamenti climatici. L’indicatore headline (gas serra totali secondo l’inventario nazionale delle emissioni UNFCCC) migliora fino al 2014 grazie alla riduzione delle emissioni indotte dalla crisi economica, peggiora nel 2015 in corrispondenza della ripresa del PILO, per poi tornare nell’ultimo biennio al livello del 2014.

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