Società Sostenibilità

Rapporto ASviS 2018: l’Italia lontana dagli obiettivi di sviluppo sostenibile

Rapporto ASVIS

Il Rapporto ASviS 2018, presentato alla Camera dei Deputati, conferma che il nostro Paese sta perdendo la sfida dello sviluppo sostenibile, nonostante nel 2015 si sia impegnato, sottoscrivendo l’Agenda ONU al 2030, a raggiungere i 17 Obiettivi.

Non ci siamo. Guardando ai dati disponibili e alle azioni concrete assunte negli ultimi tre anni, comincia a diventare evidente che difficilmente il mondo, l’Europa e l’Italia rispetteranno gli impegni presi solennemente il 25 settembre del 2015, con la firma dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.

Così inizia il Summary del Rapporto ASviS 2018 L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” che Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha presentato il 4 ottobre 2018 alla Camera dei Deputati, illustrato dal suo portavoce, nonché ex- Ministro del Lavoro ed ex-Presidente dell’Istat, Enrico Giovannini.

Il Rapporto rappresenta uno strumento unico per analizzare l’avanzamento del nostro Paese verso i 17 OSS dell’Agenda 2030 dell’ONU e identificare gli ambiti in cui bisogna intervenire per assicurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del modello di sviluppo italiano.

E non ci siamo in Italia – si legge ancora- dove i ritardi della politica sono particolarmente pronunciati, pur in presenza di una significativa mobilitazione del mondo delle imprese, delle istituzioni culturali ed educative, e della società civile”.

Gli indicatori elaborati dall’ASviS, sia a livello nazionale sia (per la prima volta) per le diverse regioni, confermano la condizione di non sostenibilità del nostro Paese da tutti i punti di vista, economico, sociale, ambientale e istituzionale.

Secondo il Rapporto 2018 che rispetto a quello del 2017 non evidenzia sostanziali cambio di passo, l’Italia sta perdendo la sfida dello sviluppo sostenibile. E anche negli ambiti in cui si registrano miglioramenti, a meno di immediate azioni concrete e coordinate, sarà impossibile rispettare gli impegni.

Si sono già persi tre anni per dotarsi di una governance che orienti le politiche allo sviluppo sostenibile – ha affermato Giovannini – Il 2030 è dietro l’angolo e molti Target vanno raggiunti entro il 2020”.

In particolare, tra il 2010 e il 2016, l’Italia è peggiorata in 5 aree: povertà (Obiettivo 1), condizione economica e occupazionale (Obiettivo 8), disuguaglianze (Obiettivo 10), condizioni delle città (Obiettivo 11) ed ecosistema terrestre (Obiettivo 15).

Per 4 aree la situazione è rimasta invariata: acqua e strutture igienico- sanitarie (Obiettivo 6), sistema energetico (Obiettivo 7), condizione dei mari (Obiettivo 14) e qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide (Obiettivo 16).

Segni di miglioramento si registrano, invece, per alimentazione e agricoltura sostenibile (Obiettivo 2), salute (Obiettivo 3), educazione (Obiettivo 4), uguaglianza di genere (Obiettivo 5), innovazione (Obiettivo 9), modelli sostenibili di produzione e di consumo (Obiettivo 12), lotta ai cambiamenti climatici (Obiettivo 13), cooperazione internazionale (Obiettivo 17).

Questo è, in estrema sintesi, il quadro che emerge dal Rapporto ASviS 2018. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo nata due anni e mezzo fa per diffondere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda 2030, grazie all’attività dei suoi gruppi di lavoro, dal 2016 fotografa la situazione dell’Italia, e quest’anno presenta innovativi indicatori compositi regionali che consentono di confrontare la situazione di ciascuna regione rispetto al contesto nazionale e proposte concrete per far sì che il nostro Paese migliori le proprie condizioni economiche, sociali e ambientali attraverso un cambiamento del proprio paradigma di sviluppo.

Peraltro, la relazione sugli Indicatori BES (Benessere Equo e Sostenibile), allegata al Documento di Economia e Finanza (DEF) varato dal precedente Governo, aveva segnalato che in Italia pur essendo stato il nostro il primo Paese dell’Unione europea e del G7 ad aver introdotto gli Obiettivi di Benessere Equo e Sostenibile (BES) nella politica economica, avevano segnalato un quadro complesso, dove accanto a progressi registrati per alcuni indicatori, si confermavano altre tendenze “insostenibili”.

Il messaggio che emerge dal Rapporto 2018, frutto del lavoro di oltre 300 esperti dell’ASviS, è di forte preoccupazione per i ritardi accumulati dalla politica che in questi tre anni non ha affrontato in modo integrato i tanti problemi del Paese – ha sottolineato il Presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini Tuttavia, il Rapporto è anche portatore di speranza perché dà conto delle iniziative di numerosi soggetti economici e sociali, nonché di tantissime persone, che stanno cambiando i modelli di business, di produzione, di consumo, di comportamento, con evidenti benefici, anche economici”.

Il Rapporto ASviS 2018, infatti, segnala l’avvio di programmi educativi nelle scuole e nelle università sullo sviluppo sostenibile, di iniziative finalizzate a coinvolgere imprese, comunità locali e persone singole sulle diverse questioni dell’Agenda 2030, oltre che importanti politiche adottate negli ultimi dodici mesi (come l’introduzione del Reddito di Inclusione per ridurre la povertà) e le occasioni mancate, come l’interruzione degli iter legislativi in tema di riduzione del consumo del suolo, del diritto all’acqua, del commercio equo, o la mancanza dei provvedimenti attuativi della riforma del Terzo Settore.

Se, dunque, nel Rapporto viene dato conto del crescente interesse della società italiana per il tema dello sviluppo sostenibile, dall’altro gli indicatori compositi elaborati dall’ASviS forniscono una visione chiara, e preoccupante, delle tendenze in atto per molti Obiettivi.

Ciò che manca è una visione coordinata delle politiche per costruire un futuro dell’Italia equo e sostenibile – ha aggiunto Giovannini Il confronto tra le forze politiche nelle ultime elezioni non si è svolto intorno a programmi chiari e con un orientamento in tal senso. L’imminente Legge di Bilancio deve cogliere le enormi opportunità, anche economiche, offerte dalla transizione allo sviluppo sostenibile. Il fattore tempo è cruciale”.

Al di là delle numerose proposte per interventi concreti in materia economica, sociale e ambientale, sul piano della governance, a tre anni dalla firma dell’impegno per lo sviluppo sostenibile, l’ASviS ribadisce l’urgenza di:
– introdurre lo sviluppo sostenibile tra i principi fondamentali della nostra Costituzione;
– attivare a Palazzo Chigi la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile prevista dalla Direttiva della Presidenza del Consiglio del 16 marzo;
dotare la Legge di Bilancio di un rapporto sull’impatto atteso sui 12 indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) entrati nella programmazione finanziaria;
– trasformare il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) in “Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile”;
adottare un’Agenda urbana nazionale basata sugli OSS, che si proponga come l’articolazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile per le aree metropolitane;
– istituire presso la Presidenza del Consiglio un organismo permanente per la concertazione con la società civile delle politiche a favore della parità di genere;
– predisporre “linee guida” per le amministrazioni pubbliche affinché applichino standard ambientali e organizzativi che contribuiscano al raggiungimento degli OSS;
– intervenire con la Legge di Bilancio o con altro strumento normativo agile per assicurare il conseguimento dei 22 Target che devono essere raggiunti entro il 2020;
– allargare l’insieme di imprese soggette all’obbligo di rendicontazione non finanziaria, strumento ormai indispensabile per accedere al crescente flusso di investimenti attivati dalla “finanza sostenibile”.

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