Benessere Salute

Ansia: l’aria della foresta la riduce

Uno Studio di ricercatori italiani, nel solco della “terapia forestale”, condotto in vari siti forestali (montagna, collina, parchi urbani, pinete marittime) ha constatato che l’inalazione di composti volatili emessi dalle piante, nello specifico monoterpeni, produce effetti benefici specifici sui sintomi di ansia.

L’inalazione di composti volatili emessi dalle piante (monoterpeni) produce una riduzione significativa dei sintomi di ansia.

È la conclusione dello StudioEffects of Plant-Emitted Monoterpenes on Anxiety Symptoms: A Propensity-Matched Observational Cohort Study” (Effetti dei monoterpeni emessi dalle piante sui sintomi dell’ansia: uno studio di coorte osservazionale abbinato alla propensione), condotto da un team di ricercatori italiani dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) e del Club Alpino Italiano, insieme alle Università di Parma e Firenze, all’Azienda unità sanitaria locale di Reggio Emilia, e con il sostegno del Centro di riferimento regionale per la fitoterapia (Cerfit) di Firenze, e pubblicato il 4 febbraio 2023 su International Journal of Environmental Research and Public Health.

La ricerca è stata condotta tra settembre 2021 e ottobre 2022 in 38 siti forestali italiani tra montagna (27), collina (3), parchi urbani (7), 1 sito di pineta costiera, e un sito forestale in Carinzia (Austria), compresi tra 5-1800m slm.

Localizzazione dei siti. In blu quelli di montagna; in giallo quelli collinari, in viola la pineta costiera; in rosso i parchi urbani.

La ricerca ha permesso di svelare il ruolo dei monoterpeni – i componenti profumati degli oli essenziali emessi dalle piante – e di isolarne l’effetto specifico, in particolare di α-pinene, sulla riduzione significativa dei sintomi dell’ansia, identificando non solo soglie di esposizione, ma anche la correlazione alla quantità di monoterpeni inalati.

I risultati mostrano che, oltre una data soglia di concentrazione di monoterpeni totali o anche del solo α-pinene, i sintomi di ansia diminuiscono a prescindere da tutti gli altri parametri, sia ambientali che individuali, e poiché questi composti sono emessi dalle piante, possiamo ora assegnare un valore terapeutico specifico a ogni sito verde, anche condizionato alla frequentazione in momenti diversi dell’anno e del giorno – ha sottolineato Francesco Meneguzzo, ricercatore del Cnr-Ibe e membro del Comitato scientifico centrale del CAI, autore corrispondente dello studio – I monoterpeni sono molto più abbondanti nelle foreste remote che nei parchi urbani, sebbene con un notevole grado di variabilità: un prossimo passo sarà mappare e prevedere le relative concentrazioni”.

L’organizzazione della ricerca si è rivelata particolarmente articolata, con la partecipazione a 39 sessioni di terapia di 505 soggetti, con una quota maggiore di donne (65%). La distribuzione dei partecipanti nelle diverse fasce di età era la seguente: 18-29 anni (10%), 30-44 anni (19%), 45-54 anni (19%), 55-69 anni (42%) e oltre 70 (10%). centinaia di partecipanti coinvolti in sessioni standardizzate di terapia, condotte nei siti individuati.

Combinando sessioni di terapia forestale condotte da psicologi professionisti con tecniche avanzate di statistica – ha affermato Federica Zabini di Cnr-Ibe, responsabile Cnr del progetto e supervisore della ricerca – abbiamo potuto dimostrare che, in certe condizioni, l’aria della foresta è davvero terapeutica: un traguardo importante per la progressiva adozione di pratiche sanitarie verdi”.

Secondo gli autori, l’inalazione di questi composti naturali durante una sessione di relax all’aperto di tre ore può migliorare i livelli di ansia e contribuire positivamente al benessere dell’individuo, evidenziando l’importanza di concentrarsi sull’ambiente come fonte di fattori molteplici che promuovono la salute, sulla necessità di adottare politiche appropriate e di aumentare la consapevolezza sui problemi ambientali.

Abbiamo applicato un metodo statistico avanzato in uso nella ricerca clinica, che ha consentito di creare gruppi di intervento e di controllo perfettamente abbinati: i risultati ci permettono, oggi, di disporre di criteri oggettivi per individuare e qualificare stazioni di Terapia Forestale in grado di consentire prestazioni di livello clinico – ha aggiunto Davide Donelli del Dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Parma e Divisione di cardiologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, nonché primo autore dello studio – Poiché è ormai consolidata la connessione tra stati di ansia e rischio cardiovascolare, i risultati ottenuti assumono un valore importante anche in ambito patofisiologico, e quella sarà materia di ulteriori ricerche”.

Lo studio prosegue il filone di ricerca intrapreso nel 2019 relativo alla distribuzione degli oli essenziali emessi dalle piante, che ha portato a numerose pubblicazioni scientifiche e alla realizzazione di due volumi sulla Terapia Forestale, editi dal Cnr, che hanno permesso di sistematizzare le conoscenze ad oggi acquisite in merito a questa disciplina emergente.

Anche un altro Studio recentemente pubblicato e condotto da ricercatori finlandesi, seppure osservativo e quindi senza stabilire un nesso causale, ha evidenziato che le passeggiate giornaliere di due ore nei boschi hanno un effetto sul sistema immunitario, con un aumento della produzione di cellule NK, globuli bianchi che aiutano a combattere le infezioni e il cancro, indicando una probabile relazione tra natura e salute. In copertina: Rifugio di Alpe Corte (Bergamo), uno dei

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