1 Aprile 2023
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Accordo di Partenariato Commissione UE-Italia: una boccata di ossigeno per la ripresa economica

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Tra gli ultimi Paesi dell’UE ad avere l’ok da Bruxelles per l’utilizzo dei Fondi strutturali dopo 6 mesi di negoziato, l’Italia riceverà per il periodo di programmazione 2014-2020 complessivamente 44 milioni di euro che dovrebbero contribuire ad affrontare il problema della disoccupazione e ad incentivare la competitività e la crescita economica.
Ci sono preoccupazioni per i programmi delle politiche di coesione di Campania, Calabria e Sicilia che, a fine 2015 alla chiusura del periodo di programmazione, potrebbero non essere in grado di dimostrare di aver speso tutti i fondi a loro disposizione, perdendoli.

Dopo sei mesi di negoziato per superare varie criticità, la Commissione UE ha finalmente adottato il 29 ottobre 2014 l’ “accordo di partenariato” con l’Italia in cui si definisce la strategia per un uso ottimale dei Fondi strutturali e di investimento europei nel 2014-2020.

Con le nuove norme in vigore dal 22 dicembre 2013, infatti, gli Stati membri sono tenuti a stilare e mettere in atto piani strategici con le priorità d’investimento nell’ambito dei Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) che in Italia sono:
– il Fondo europeo di sviluppo regionale;
– il Fondo sociale europeo;
– il Fondo di coesione;
– il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca;
– Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.

Gli accordi di partenariato (AP), negoziati tra la Commissione europea e le autorità nazionali in seguito alla consultazione dei vari livelli di governance, dei rappresentanti dei gruppi di interesse e della società civile e dei rappresentanti locali e regionali sono sviluppati a partire da una serie di documenti programmatici indirizzati dai servizi della Commissione a ciascuno Stato membro nel 2012 e riguardanti il modo in cui gli investimenti UE dovrebbero sostenere la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva concentrandosi sui principali vantaggi e sui settori di crescita importanti nelle regioni e negli Stati membri.

L’accordo apre la via all’investimento di 32,2 miliardi di euro di finanziamenti totali a titolo della politica di coesione (a prezzi correnti, compresi i finanziamenti nel campo della cooperazione territoriale europea e lo stanziamento per l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile). Inoltre, l’Italia riceverà 10,4 miliardi di euro per lo sviluppo rurale e 537,3 milioni di euro per il settore marittimo e della pesca.

Gli investimenti dell’UE contribuiranno ad affrontare il problema della disoccupazione e ad incentivare la competitività e la crescita economica, dando sostegno all’innovazione, alla formazione e all’istruzione negli ambiti urbani e nelle zone rurali. Essi serviranno anche a promuovere l’imprenditoria, a combattere l’esclusione sociale e ad aiutare lo sviluppo di un’economia ecocompatibile ed efficiente sul piano della risorse.

Commentando l’adozione del partenariato, Johannes Hahn, Commissario responsabile per la Politica regionale, ha affermato: “È un momento estremamente importante per l’Italia. Oggi abbiamo adottato un piano d’investimento essenziale, strategico, che pone il paese sui binari della crescita e dell’occupazione per il prossimo decennio. Quest’accordo di partenariato rispecchia la determinazione comune alla Commissione europea e all’Italia di fare l’uso più efficiente possibile degli investimenti dell’UE e di evitare gli errori del passato. I nostri investimenti devono avere una portata strategica, conformemente alla nuova politica di coesione, ed essere incentrati sull’economia reale, sulla crescita sostenibile e sull’investimento nelle persone. Cosa altrettanto importante, essi devono essere accompagnati da strutture amministrative salde ed efficienti ad ogni livello. L’esercizio avviene all’insegna della qualità e non della celerità, ragion per cui nei prossimi mesi ci adopereremo appieno per negoziare i migliori risultati possibili per gli investimenti a valere sui Fondi strutturali e di investimento europei nel periodo 2014-2020 allorché delineiamo i programmi operativi da cui emergeranno i cento progetti volti a stimolare l’economia e a creare posti di lavoro in Italia. Occorre l’impegno di tutte le parti per poter disporre di programmi qualitativamente validi e di una gestione rafforzata dei fondi“.

La capacità amministrativa è stato uno dei principali scogli da superare. L’Italia ha risolto la questione anche “impegnandosi politicamente, per quanto riguarda gli stanziamenti delle politiche di coesione, a presentare per ciascun piano operativo regionale (Por) e nazionale (Pon) uno specifico piano di rafforzamento amministrativo (Pra)”.
Per evitare la dispersione delle risorse – altro punto di criticità – si è arrivati ad una riduzione dei campi di intervento, attraverso “concentrazioni tematiche”, con particolare attenzione ai temi di ricerca e dell’innovazione del sistema produttivo.
L’Italia, assieme a Spagna, Regno Unito, Belgio, è uno degli ultimi Paesi UE ad avere il via libera di Bruxelles all’accordo di partenariato.
Ora che è stato adottato l’accordo di partenariato con l’Italia, dobbiamo analizzare i programmi operativi nazionali (Pon) e quelli regionali (Por) per il via effettivo della programmazione – ha spiegato Nicola De Michelis della Direzione Generale della Commissione UE per le Politiche regionali – Per le politiche di coesione allo stato mancano all’appello i programmi di Campania, Calabria e Sicilia“.
Ci sono preoccupazioni perchè c’è il rischio – ha osservato De Michelis, – che a fine 2015, quando si chiude definitivamente il periodo di programmazione, queste tre Regioni non siano in grado di dimostrare di aver speso tutti i fondi a loro disposizione, perdendoli”.

Su 300 programmi operativi tra regionali e nazionali a livello UE, una quarantina saranno “adottati” entro fine anno, un’altra sessantina saranno “chiusi” entro l’anno con “l’adozione il prossimo anno”, mentre tutto il resto “non sarà adottato prima di metà del 2015“, con un ritardo nell’inizio della programmazione.
Secondo quanto spiegato, una prima parte di programmi italiani, una decina in tutto, dovrebbero essere nel gruppo dei sessanta che saranno definiti a fine 2014 per essere poi adottati a inizio 2015.

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