Cambiamenti climatici Clima

WMO: gli ultimi 8 anni i più caldi di sempre

Il Rapporto provvisorio sullo Stato de Clima Globale 2022, presentato alla COP27
dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) fornisce ulteriori e allarmanti dati sugli effetti dei cambiamenti climatici indotti dalle emissioni di gas serra in atmosfera con record di temperature che si rincorrono di anno in anno, con il livello dei mari che si sta alzando sempre più velocemente, così come i ghiacciai che si stanno sciogliendo a ritmi record, e a pagarne le conseguenze più gravi sono i Paesi  meno sviluppati per i quali viene lanciato un Piano d’azione quinquennale per dotarli di sistemi di allerta precoce, della cui iniziativa la WMO è l’Agenzia coordinatrice.

Gli ultimi otto anni sono sulla buona strada per essere gli otto più caldi mai registrati, alimentati da concentrazioni di gas serra in costante aumento e dal calore accumulato. Quest’anno, le ondate di caldo estremo, la siccità e le inondazioni devastanti hanno colpito milioni di persone e sono costate miliardi.

È l’avvertimento che l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha lanciato nel pomeriggio del 7 novembre 2022, alla vigilia della 27ma Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici (UNFCCC-COP27) che si è aperta oggi a Sharm el-Sheikh, con la pubblicazione del Rapporto provvisorio sullo Stato del Clima Globale 2022, insieme ad una storymap interattiva.

Il Rapporto viene prodotto ogni anno e fornisce un autorevole contributo sullo stato attuale del clima utilizzando indicatori climatici chiave e rendicontando gli eventi estremi e il loro impatto. I dati della temperatura utilizzati nel Rapporto provvisorio 2022 si riferiscono a quelli rilevati fino alla fine di settembre, mentre la versione definitiva, come di consueto, verrà pubblicata il prossimo aprile.

La WMO sottolinea che “I segni rivelatori e gli impatti dei cambiamenti climatici stanno diventando sempre più drammatici”.

Il tasso di innalzamento del livello del mare è raddoppiato dal 1993, aumentando da gennaio 2020 a settembre 2022 di quasi 10 mm. Gli ultimi due anni e mezzo da soli rappresentano il 10% dell’innalzamento complessivo del livello del mare da quando le misurazioni satellitari sono iniziate quasi 30 anni fa.  

Il 2022 ha avuto un impatto eccezionalmente pesante sui ghiacciai delle Alpi europee, con le prime indicazioni di uno scioglimento da record. La calotta glaciale della Groenlandia ha perso massa per il 26° anno consecutivo è piovuto, anziché nevicare per la prima volta a settembre.

La temperatura media globale nel 2022 è attualmente stimata in circa 1,15 °C  (con range tra 1,02 e 1,28°C) al di sopra della media preindustriale del 1850-1900. Un raro triplo raffreddamento di La Niña farà sì con ogni probabilità che il 2022 sarà “solo” il quinto o il sesto anno più caldo degli ultimi 8. Tuttavia, ciò non inverte la tendenza a lungo termine, “è solo questione di tempo prima che ci sia un altro anno più caldo mai registrato”, ha affermato la WMO.

In effetti, il riscaldamento continua. Si stima che la media decennale per il periodo 2013-2022 sia di 1,14 °C (1,02-1,27 °C) al di sopra della linea di base preindustriale 1850-1900, rispetto alla stima di 1,09 °C dal 2011 al 2020 del WG I per il 6° Rapporto di Valutazione (AR6) dell’IPCC.  

Anche il calore oceanico ha raggiunto livelli record nel 2021 (l’ultimo anno valutato), con un tasso di riscaldamento particolarmente elevato negli ultimi 20 anni.

Maggiore è il riscaldamento, peggiori gli impatti – ha dichiarato Petteri Taalas, Segretario generale della WMO – Abbiamo livelli così elevati di anidride carbonica nell’atmosfera ora che il livello più basso di 1,5 °C dell’Accordo di Parigi è a malapena a portata di mano. Per molti ghiacciai è già troppo tardi e lo scioglimento continuerà per centinaia se non migliaia di anni, con importanti implicazioni per la sicurezza idrica. Il tasso di innalzamento del livello del mare è raddoppiato negli ultimi 30 anni. Anche se lo misuriamo ancora in termini di millimetri all’anno, si raggiunge il mezzo metro in un secolo e questa è una minaccia grave a lungo termine per molti milioni di abitanti delle aree costiere e di Stati bassi rispetto al livello del mare. Troppo spesso, sono i meno responsabili del cambiamento climatico a soffrire di più, come abbiamo visto con le terribili inondazioni in Pakistan e la siccità mortale e di lunga durata nel Corno d’Africa. Ma anche le società ben preparate quest’anno sono state devastate da eventi estremi, come si è visto con le lunghe ondate di caldo e con la siccità perdurante in gran parte dell’Europa e della Cina meridionale. Il clima sempre più estremo rende più importante che mai garantire che tutti sulla Terra abbiano accesso agli allarmi precoci salvavita”.

Subito dopo il lancio del Rapporto della WMO, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, nel corso di una riunione di governo con i leader delle organizzazioni delle Nazioni Unite, delle Agenzie finanziarie, delle Società Big Tech e del settore privato, ha presentato un Piano d’azione per il progetto ”Early Warnings for All” per fornire nei prossimi 5 anni ai Paesi del mondo che oggi ne sono privi sistemi di allerta precoce, della cui iniziativa la WMO sarà coordinatrice.

Le emissioni di gas serra in costante aumento stanno sovraccaricando gli eventi meteorologici estremi in tutto il pianeta – ha affermato il Segretario generale ONU – Queste crescenti calamità costano vite e centinaia di miliardi di dollari in perdite e danni. Ogni anno le persone che vengono sono sfollate a causa di disastri climatici sono il triplo di quelle che abbandonano le proprie abitazioni a causa di guerre. Metà dell’umanità è già nella zona di pericolo. Gli investimenti nelle attività di adattamento e resilienza, devono includere le informazioni che ci consentano di anticipare tempeste, ondate di caldo, inondazioni e siccità. A tal fine, ho chiesto che ogni persona sulla Terra sia protetta da sistemi di allerta precoce entro cinque anni, con la priorità di supportare prima i più vulnerabili“.

Il Piano d’Azione esecutivo delinea la via concreta da seguire per raggiungere questo obiettivo urgente, dal momento che il numero di disastri registrati è aumentato di 5 volte, a causa in parte dei cambiamenti climatici antropogenici e di condizioni meteorologiche più estreme, la cui tendenza è destinata a continuare. Eppure, metà dei Paesi a livello globale non dispone di sistemi di allerta precoce e ancora meno dispongono di quadri normativi per collegare gli allarmi precoci ai piani di emergenza. La copertura è peggiore per i Paesi in via di sviluppo che sono in prima sul fronte dei cambiamenti climatici, vale a dire i paesi meno sviluppati (LDC) e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS).

Gli investimenti stimati per l’iniziati sono di 3,1 miliardi di dollari nell’arco di cinque anni (2023-2027) che verrebbero utilizzati per far avanzare i 4 pilastri chiave del sistema di allerta precoce multi-rischi (MHEWS):
– conoscenza del rischio di catastrofi (374 milioni di dollari) per raccogliere sistematicamente dati e intraprendere valutazioni del rischio su pericoli e vulnerabilità;
– osservazioni e previsioni (1,18 miliardi di dollari) per sviluppare servizi di monitoraggio dei rischi e di allerta precoce;
– preparazione e risposta (1 miliardo di dollari) per costruire capacità di risposta nazionali e comunitarie;
– disseminazione e comunicazione (550 milioni di dollari) per comunicare le informazioni sui rischi in modo che raggiungano tutti coloro che ne hanno bisogno, che siano comprensibili e utilizzabili.

La Commissione globale sull’adattamento ha rilevato che spendendo più di 800 milioni di dollari all’anno per tali sistemi nei Paesi in via di sviluppo si eviterebbero perdite annuali da 3 a 16 miliardi di dollari.

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