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Video promozionale pubblicato dall’ECHA: allarmismo o informazione?

video promozionale ECHA

Un recente video promozionale sui diritti dei consumatori pubblicato dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (ECHA) ha sollevato le critiche dell’Associazione delle Industrie Chimiche (CBA) della Gran Bretagna che in una lettera di protesta inviata al Direttore esecutivo dell’ECHA giudica allarmista e fuorviante il messaggio ivi contenuto.

Il 30 giugno 2014 l’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (ECHA) ha pubblicato online il video “Il prezzo da pagare” (The Price You Pay). Il filmato mostra un uomo che cammina tra i corridoi di un supermercato, intento a scegliere dei prodotti. Quando si presenta alla cassa, riceve uno scontrino che contiene una lunga lista di formule chimiche delle sostanze contenute nei prodotti acquistati. Al termine compare la scritta “Ogni prodotto contiene sostanze chimiche”, seguita da “Assicurati che tu non debba pagare per ognuna di quelle pericolose”, e, infine, il suggerimento che “Hai il diritto di chiedere se i prodotti che acquisti contengono sostanze chimiche pericolose”.

Il video, che ha determinato un notevole aumento di visitatori alla sezione consumatori del sito web dell’ECHA (+2.000%), ha lo scopo evidenziare una disposizione del Regolamento 1907/2006 concernente la registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche (REACH), in base al quale i fornitori di prodotti che contengono sostanze pericolose sono tenuti a rispondere entro 45 giorni a qualsiasi richiesta del consumatore di informazioni circa l’uso delle sostanze chimiche. L’obbligo si applica alle sostanze chimiche che sono state etichettate “sostanze estremamente problematiche” nel quadro del REACH, una denominazione che copre attualmente 155 sostanze.

Il video ha suscitato le immediate reazioni della Chemical Business Association (CBA) della Gran Bretagna, che ha presentato una lettera di protesta al Direttore esecutivo dell’ECHA Geert Dancet, sollevando formalmente le sue preoccupazioni con i Dipartimenti “Ambiente, Alimentazione e Affari Rurali” (Defra) e “Imprese, Innovazione e Comportamenti” (BIS) del Governo britannico. 
Il video, secondo l’Amministratore delegato della CBA, Peter Newport è “Sbilanciato, allarmista e presuppone che tutti i prodotti contengano sostanze chimiche pericolose. Inoltre, clamorosamente non offre alcun riconoscimento dei vantaggi derivanti dai prodotti chimici o dei rigorosi controlli imposti dalla legislazione dell’UE a tutela dei consumatori”. Inoltre, le aziende che producono articoli contenenti una delle 155 SVHC (Substances of Very High Concern) sono tenute a presentare una notifica all’ECHA e che solo 34 di queste sono state notificate, rappresentando solo lo 0,27% delle sostanze chimiche registrate in ambito REACH.

Da parte sua, l’ECHA osserva che ha seguito del video ha ricevuto due lettere di lagnanze, ma molti commenti favorevoli, ribadendo che il video è stato prodotto per evidenziare il diritto del consumatore di chiedere quali sostanze chimiche siano presenti nei prodotti che acquista e che le frasi finali inserite nel video sono state scelte con cura secondo lo spirito dell’articolo 33 del Regolamento REACH.

Nel frattempo, un gruppo di ONG, che comprende la European Environmental Bureau (EEB), CHEM Trust e il Centro di diritto ambientale internazionale (CIEL), ha inviato una propria lettera a Dancet, lodando il video per “il contributo a far aumentare nei cittadini europei la consapevolezza dei rischi legati alle sostanza chimiche presenti negli articoli di consumo, prevedendo decisioni di acquisto informate“, Peraltro, nella lettera si afferma che il video avrebbe potuto includere “esempi concreti di prodotti chimici discutibili (ad esempio BPA, ftalati, triclosan, ecc), dove si trovano e come potrebbero essere evitati“.

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