Biodiversità e conservazione Fauna

Gli uccelli più comuni hanno avuto calo più vistoso di popolazioni in Europa

uccelli più comuni hanno avuto calo più vistoso di popolazioni in Europa

Un nuovo Studio pubblicato il 2 novembre 2014 online prima     dell’edizione cartacea sulla rivista “Ecology Letters”, condotto dall’Università di Exter in Cornovaglia (Gran Bretagna), con la collaborazione della Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) e Pan-European Common Bird Monitoring Scheme (PECBMS) della Repubblica Ceca, lancia l’allarme sul declino senza precedenti negli ultimi trent’anni delle popolazioni di uccelli più comuni d’Europa, mentre sono stati rilevati incrementi delle specie meno diffuse.

Common European birds are declining rapidly while less abundant species’ numbers are rising”, è questo il titolo dello Studio, utilizzando un set di dati trentennali di 144 specie di uccelli presenti in 25 Paesi europei, ha calcolato in 421 milioni le perdite accumulate, il 90% delle quali sono attribuibili a 36 specie, tra le più comuni e diffuse, come passeriallodolestarne e storni, sottolineando la necessità di intensificare gli sforzi per fermare il declino a livello continentale dei nostri uccelli di campagna più familiari.
È assai preoccupante che le specie più comuni di uccelli siano in rapido declino, perché è proprio da questo gruppo di uccelli che le persone ricevono i maggiori benefici – ha dichiarato Richard Inger, Ricercatore presso l’Istituto dell’Ambiente e della Sostenibilità dell’Università di Exeter – Sta diventando sempre più chiaro che l’interazione tra il mondo naturale e la fauna selvatica è fondamentale per il benessere umano e la perdita significativa di uccelli comuni potrebbe essere molto dannoso per la società umana”.
Gli uccelli contribuiscono a controllare i parassiti agricoli, sono importanti dispersori di semi e le specie saprofaghe (quelle che si nutrono di sostanze organiche in decomposizione) svolgono un ruolo fondamentale nella rimozione delle carcasse dall’ambiente. Inoltre, per molte persone gli uccelli sono il principale mezzo di interazione con la fauna selvatica, attraverso l’ascolto del canto degli uccelli o godendo della vista degli uccelli nel loro tipico ambiente o nutrendo gli uccelli del giardino ovvero tramite l’hobby del bird watching.

La maggior parte delle perdite può essere attribuita alla notevole riduzione di alcune specie comuni, anche se non tutte sono in declino. È emerso, inoltre, che il numero di cinciallegrepettirossicinciarelle e merli sono in aumento, come sono in crescita negli ultimi anni le popolazioni di alcune specie rare, come il falco di palude, il corvo imperiale, la poiana e l’occhione, probabilmente a seguito di azioni di tutela e salvaguardia che sono state introdotte nelle normative europee, come sottolineato da Richard Gregory, responsabile delle attività di monitoraggio delle specie presso il Centro per la Conservazione della RSPB.: “Gli uccelli più rari monitorati in questo studio, le cui popolazioni sono in aumento, hanno beneficiato di una protezione in tutta Europa. Ad esempio, le cicogne bianche e i falchi di palude godono del massimo livello di protezione nell’UE, per questo il loro numero è aumentato. La conservazione e la tutela giuridica di tutti gli uccelli e la conservazione dei loro habitat sono essenziali per invertire il declino. Questo è un avvertimento che ci viene dagli uccelli europei. È chiaro che il modo in cui stiamo gestendo l’ambiente è insostenibile per molte delle nostre specie più comuni”.

Finora gli sforzi di conservazione si sono concentrati sulle specie più rare, ma la ricerca suggerisce che gli ambientalisti dovrebbero affrontare anche le questioni che interessano gli uccelli più comuni, ad esempio quelli che tradizionalmente sono associati a terreni agricoli. Il calo delle popolazioni di uccelli potrebbe essere correlato a moderni metodi di allevamento, al deterioramento della qualità dell’ambiente e alla frammentazione degli habitat, quantunque il grado di importanza di questi impatti rimanga ancora poco evidente.
Lo studio porta un messaggio molto importante per le azioni di conservazione in Europa – ha concluso Petr Vorisek dal PECBMS – Questa ricerca non sarebbe stata possibile senza che migliaia di operatori qualificati volontari non avessero svolto sul campo il conteggio degli uccelli sulla base di elevati standard scientifici, contribuendo con i loro dati ai sistemi di monitoraggio nazionali”.

I ricercatori suggeriscono, inoltre, che sforzi e finanziamenti per una maggiore conservazione dovrebbero essere indirizzati a programmi di miglioramento ambientale su più ampia scala, includendo progetti di spazi verdi urbani e regimi agro-ambientali efficaci, che, sulla base delle lezioni tratte da precedenti piani, potrebbero mirare a conseguire effettivi risultati di riduzione delle perdite sia delle specie rare che di quelle comuni.

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