La seconda edizione del World Energy Transitions Outlook (WETO 2022) che l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) ha presentato il 29 marzo 2022 delinea le azioni prioritarie al 2030 per mantenere l’obiettivo di 1,5°C e invita i governi ad accelerare la transizione energetica per garantire una maggiore sicurezza energetica, resilienza ed energia accessibile a tutti.
Gli interventi a breve termine volti ad affrontare l’attuale crisi energetica devono essere accompagnati da una costante attenzione agli obiettivi a medio e lungo termine della transizione energetica. I prezzi elevati dei combustibili fossili, le preoccupazioni per la sicurezza energetica e l’urgenza del cambiamento climatico sottolineano la pressante necessità di passare più velocemente a un sistema energetico pulito.
o sottolinea la II edizione del Rapporto “World Energy Transitions Outlook” (WETO 2022) che l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) ha presentato in occasione dell’annuale Berlin Energy Transition Dialogue (29-39 marzo 2022), il cui motto quest’anno è “From Ambition to Action”.
Il Rapporto delinea le aree prioritarie e le azioni basate sulle tecnologie disponibili che devono essere realizzate entro il 2030 per raggiungere emissioni nette zero entro la metà del secolo, per rimanere nella traiettoria di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C alla fine del secolo, secondo l’Accordo di Parigi.
“La transizione energetica è ben lungi dal procedere secondo i programmi e qualsiasi cosa che non sia un intervento radicale nei prossimi anni ridurrà, o addirittura annullerà, le possibilità di raggiungere i nostri obiettivi climatici – ha dichiarato Francesco La Camera, Direttore generale di IRENA – Oggi i governi si trovano ad affrontare le molteplici sfide della sicurezza energetica, della ripresa economica e dell’accessibilità dei costi energetici per le famiglie e le imprese. Molte risposte devono essere ricercate nella transizione accelerata. Ma mettere in atto politiche conformi all’Accordo di Parigi e all’Agenda per lo sviluppo sostenibile è una scelta politica. Investire in nuove infrastrutture di combustibili fossili non farà altro che cristallizzare pratiche antieconomiche, perpetuare i rischi esistenti e aumentare le minacce del cambiamento climatico”.
“È giunto il momento di agire – ha aggiunto La Camera – I recenti sviluppi hanno chiaramente dimostrato che i prezzi elevati dei combustibili fossili possono causare povertà energetica e perdita di competitività industriale. L’80% della popolazione mondiale vive in Paesi che sono importatori netti di combustibili fossili. Per contro, le energie rinnovabili sono disponibili in tutti i Paesi e offrono una via d’uscita dalla dipendenza dalle importazioni, permettendo ai Paesi di sganciare le economie dai costi dei combustibili fossili e guidare nel contempo la crescita economica e di nuovi posti di lavoro“.
L’Outlook individua un fabbisogno di investimenti di 5,7 trilioni di dollari all’anno fino al 2030, incluso l’imperativo di distrarre 0,7 trilioni di dollari all’anno dai combustibili fossili per evitare attività non recuperabili. Un investimento nella transizione porterebbe concreti benefici socioeconomici e di benessere, raggiungendo 85 milioni di nuovi posti di lavoro in tutto il mondo nelle rinnovabili e in altre tecnologie legate alla transizione tra oggi e il 2030. Questo incremento dei posti di lavoro supererebbe ampiamente le perdite di 12 milioni di posti di lavoro nei settori dei combustibili fossili. Secondo l’Outlook, nel complesso molti paesi sperimenterebbero maggiori benefici nel percorso di transizione energetica rispetto allo status quo.
Le energie rinnovabili dovrebbero crescere in modo considerevole in tutti i settori dal 14% dell’energia totale di oggi a circa il 40% nel 2030. Entro il 2030, le aggiunte annuali globali di energia rinnovabile dovrebbero triplicare, come raccomandato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC). Allo stesso tempo, è necessario sostituire in modo risoluto l’energia da carbone, eliminare gradualmente le attività legate ai combustibili fossili e riqualificare le infrastrutture.
L’Outlook individua nell’elettrificazione e nell’efficienza fattori chiave della transizione energetica e questo grazie alle energie rinnovabili, all’idrogeno e alla biomassa sostenibile. La decarbonizzazione degli usi finali sarà protagonista insieme a molte soluzioni disponibili attraverso l’elettrificazione, l’idrogeno verde e l’uso diretto delle energie rinnovabili.
In particolare, l’elettromobilità è vista come il motore del progresso della transizione energetica, con un aumento delle vendite di veicoli elettrici (EV) fino a una flotta globale di EV venti volte più grande di oggi.
Tuttavia, per raggiungere i livelli di diffusione necessari entro il 2030, è necessaria una serie completa di politiche trasversali e strutturali che coprano tutte le vie tecnologiche e gli obiettivi di transizione giusti. L’aumento delle ambizioni nei Contributi programmati a livello nazionale (NDC) e nei piani energetici nazionali nell’ambito del Patto per il clima di Glasgow deve fornire certezza e guidare le strategie di investimento in linea con l’obiettivo di 1,5°C.
In particolare, i maggiori consumatori di energia del mondo e gli emettitori di carbonio del G20 e del G7 devono mostrare la loro leadership e realizzare piani e investimenti ambiziosi a livello nazionale e internazionale. Dovrebbero sostenere la fornitura globale del 65% di energie rinnovabili nella produzione di energia entro il 2030. Per un mondo inclusivo ed equo è necessario un aumento dei finanziamenti per il clima, del trasferimento di conoscenze e dell’assistenza.
Infine, per consentire una rapida transizione che rispetti gli obiettivi climatici e di sviluppo è necessario un impegno politico volto a sostenere il più alto livello di cooperazione internazionale. Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e l’accesso universale all’energia moderna entro il 2030 devono rimanere un pilastro vitale di una transizione energetica giusta e inclusiva. Un quadro politico globale olistico può riunire i Paesi per consentire il flusso internazionale di finanziamenti, capacità e tecnologie.