Entro la fine del mese di gennaio la Commissione UE dovrebbe decidere, salvo proroghe, sulla controversa questione dell’inserimento nella tassonomia per gli investimenti sostenibili di gas fossile e nucleare che sta spaccando i Paesi membri, ma anche le coalizioni di governo dei Paesi. L’inserimento di gas e nucleare nelle attività di transizione il possibile compromesso?
Si annuncia una settimana difficile per la Commissione UE che dovrà decidere entro la fine del mese in merito alla sua proposta di secondo atto delegato complementare sulla tassonomia verde, dopo aver concesso al Gruppo di esperti gruppo di esperti tecnici (TEG) sulla finanza sostenibile, composto da 35 membri della società civile, del mondo accademico, delle imprese e del settore finanziario, una settimana in più di tempo (scadenza 21 gennaio 2022) per fornire le proprie considerazioni in merito all’inserimento di gas e nucleare negli investimenti verdi.
Secondo quanto rivelato dal Financial Times che sarebbe venuto in possesso della bozza di relazione ci sarebbe la bocciatura al nucleare, in quanto, pur avendo emissioni pari a quasi net zero, produce rifiuti tossici con rischi di radiazioni, e non rispetterebbe il principio cardine di “non nuocere significativamente” agli obiettivi individuati dalla tassonomia. A sua volta il gas, pur emettendo meno del carbone, non può essere considerato un’attività sostenibile e allineata agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, a meno di un abbattimento più che sostanziale delle emissioni, con un tetto a 100 grammi di CO2 equivalenti per Kilowattora, contrariamente a quanto proposto dalla Commissione UE di considerare come sostenibili le centrali a gas con un limite di emissioni di 270g di CO2e per kWh o con emissioni annuali in media all’anno minori di 550kg di CO2e per kW misurate su un periodo di 20 anni.
La Commissione UE era stata fatta oggetto di forti pressioni, specialmente dopo i rincari del gas sui mercati internazionali, da parte di alcuni governi dell’UE che volevano evitare che le principali fonti di energia da cui sono dipendenti le proprie economie venissero penalizzate. In particolare, la Francia che sta esercitando il suo semestre di Presidenza di turno del Consiglio europeo e che in primavera ha le Elezioni presidenziali, è stato il Paese che si è maggiormente speso per il nucleare, mentre il sostegno (palese) per il gas è stato svolto dai Paesi dell’Europa orientale, spalleggiandosi reciprocamente sulle due questioni.
Di certo, se quanto affermato dal Financial Times trovasse conferma, la posizione scientifica espressa dal TEG incoraggerebbe alcuni Paesi anti-nucleari, come Austria, Spagna, Lussemburgo e Paesi Bassi, che in una lettera congiunta hanno espresso “profonda preoccupazione” sulla proposta, affermando che il progetto di etichetta verde dell’UE per il gas e hanno annunciato di citare in giudizio la Commissione UE presso la Corte di giustizia europea se la tassonomia fosse approvata nella sua forma attuale.
Nel frattempo i Presidenti della Commissione per i problemi economici e monetari (ECON) e della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo, hanno chiesto di sospendere il testo per quanto riguarda gas e nucleare, sollevando anche preoccupazioni per la procedura seguita e la richiesta di svolgimento di una consultazione pubblica, come era stato fatto per il precedente atto delegato. Tra le richieste del Parlamento c’è anche la richiesta di avere più tempo per esaminare l’atto.
La Commissione UE, secondo quanto riportato da EurActiv, ha confermato di non avere alcun obbligo di indire la Consultazione, in quanto sia il Parlamento europeo che gli Stati membri, avevano convenuto che la questione controversa sul nucleare e gas dovesse essere trattata in un atto delegato. Tuttavia, il Parlamento, pur non avendo la possibilità di proporre emendamenti, potrebbe bloccare l’atto delegato.
C’è poi da aggiungere che dopo le immediate reazioni critiche (prevedibili), di Organizzazioni e Associazioni ambientaliste, sono arrivate quelle sul gas del Gruppo di Investitori Istituzionali sui Cambiamenti Climatici (IIGCC) che gestisce 50 trilioni di euro che ha invitato l’UE a rivedere la proposta di inserire il gas per le centrali elettriche nella tassonomia per la finanza verde, escluso dalla tassonomia cinese e che quella russa lo limita alla soglia di 100g di CO2e per kWh.
Tra le via d’uscita possibili per uscire dal cul de sac, si avanza l’opportunità di inserire le attività economiche correlate al nucleare e gas fossile tra quelle di ”transizione”. Il Regolamento sulla tassonomia
dell’UE, infatti, definisce tre tipi di attività economiche: “verdi“, “abilitanti” e “di transizione“.
Per le attività green, significa che se tutte le aziende utilizzassero solo le tecnologie o svolgessero le attività definite nella Tassonomia, il settore convergerebbe a zero emissioni nette.
Le attività abilitanti, invece, sono necessarie affinché altri settori rispettino la neutralità climatica.
Infine, le attività di transizione non rispettano ancora la neutralità climatica: anche se tutte le aziende rispettassero l’attuale soglia, il settore non sarebbe neutrale dal punto di vista climatico ed esistono per tali attività una soglia o un requisito minimo che definisce se un’attività è considerata sostenibile o meno. Tuttavia, tale soglia non è necessariamente compatibile con la neutralità climatica. Per alcune delle attività di transizione viene definita una seconda soglia (futura) che indica un percorso verso la neutralità climatica, mentre altre attività mancano di tale percorso.
Inserire gas e nucleare nelle attività di transizione potrebbe risultare il compromesso in grado di soddisfare i più, lasciando al mercato di decidere sulla validità di investire su tali attività.