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Tassonomia UE: investimenti “green” o “greenwashing”?

La Commissione UE deve affrontare una dura reazione sia da parte di Paesi membri che delle Associazioni ambientaliste sulla proposta di atto delegato sulla Tassonomia per gli investimenti sostenibili che consente al nucleare e al gas di essere etichettati come “green”, a determinate condizioni.

Secondo quanto previsto dall’art. 20 del Regolamento Tassonomia relativo all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili,  la Piattaforma di esperti sulla finanza sostenibile,ilGruppo di 57 esperti leader a livello mondiale “sui temi ambientali, di finanza sostenibile e di diritti umani e sociali”, supporta la Commissione UEnella valutazione e nello sviluppo di politiche di finanza sostenibile.

La Commissione UE in una nota stampa del 1° gennaio 2022 ha informato di aver inviato alla Piattaforma, nonché ai Paesi membri, un progetto di Atto delegato complementare sulla tassonomia che copre determinate attività nel settore nucleare e del gas naturale, ritenendo che “trovino posto come fonti di energia che facilitano la transizione verso un futuro basato prevalentemente sulle rinnovabili. La loro classificazione nella tassonomia sarebbe subordinata a condizioni chiare e rigorose (ad esempio, il gas deve provenire da fonti rinnovabili o produrre basse emissioni entro il 2035), considerando in particolare il loro contributo alla transizione verso la neutralità climatica”.

La Piattaforma avrà tempo, come gli esperti dei Paesi membri, fino al 12 gennaio 2022 per presentare il proprio contributo che verrà esaminato dalla Commissione UE prima di adottarlo formalmente e trasmetterlo al Parlamento europeo e al Consiglio che avranno, a loro volta, 4 mesi di tempo per discuterlo ed eventualmente sollevare obiezioni o richiedere una proroga di altri 2 mesi (Art. 23, punto 6).

Per opporsi a tale atto “delegato” il Parlamento europeo dovrebbe raggiungere la maggioranza semplice (353 deputati), ma in seno al Consiglio europeo occorre  la cosiddetta “maggioranza qualificata rafforzata” che si raggiunge quando vengono soddisfatte 2 condizioni:
– la contrarietà di almeno il 72% dei membri del Consiglio:
– i membri che votano contro rappresentano almeno il 65% della popolazione dell’UE.

Secondo la bozza pubblicata da EurActiv, gli investimenti nelle centrali nucleari sarebbero “verdi” qualora il progetto abbia un piano, fondi e un sito per lo smaltimento sicuro dei rifiuti radioattivi, e avere il permesso di costruire prima del 2045. Anche gli impianti già esistenti “in considerazione dei lunghi tempi di realizzazione degli investimenti nella nuova capacità di generazione nucleare“, potranno essere considerati ecologici se includeranno “modifiche e aggiornamenti di sicurezza” per garantire che rispettino “i più alti standard di sicurezza ottenibili“.

Gli investimenti nelle centrali elettriche a gas naturale sarebbero considerati “verdi” se producono meno di 270 g di CO2 equivalente per kilowattora, se gli impianti a combustibili fossili più inquinanti vengano sostituiti e il permesso a costruire viene acquisito entro il 31 dicembre 2030. Tali impianti devono soddisfare altre condizioni, tra cui che non superino di oltre il 15% la capacità di quello sostituito e che dimostrino di essere tecnicamente compatibile anche con il “gas a basse emissioni“ e utilizzino “almeno il 30% di gas rinnovabili o low carbon a partire dal 1 gennaio 2026”, per passare al 55% dal 1° gennaio 2030 e completare la transizione entro il 31 dicembre 2035.

Il periodo scelto dalla Commissione Ue per presentare la proposta e i tempi ristretti per l’espressione dei pareri, lasciano trapelare un certo imbarazzo. Si tratta di un argomento controverso che ha già suscitato polemiche e creato all’interno dell’UE e dei singoli Paesi partiti contrapposti. Chiaramente è una proposta di compromesso per accontentare tutti, ma rischia di essere estremamente divisiva. In particolare, in una lettera indirizzata il 14 dicembre 2021 al Vicepresidente UE Frans Timmermans, responsabile del Green Deal europeo, un folto gruppo di Associazioni e think tank europei hanno fatto notare che i due precedenti atti delegati sulla tassonomia per gli investimenti sostenibili erano stati messi a pubblica consultazione, mentre altrettanto non è avvenuto per questo.

Noi sottoscritti chiediamo pertanto alla Commissione europea di garantire che al pubblico europeo sia concessa l’opportunità di fornire il proprio contributo al prossimo atto delegato complementare sulla tassonomia della finanza sostenibile per la mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso una consultazione pubblica o un processo di feedback e che tale input sia debitamente preso in considerazione”.

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