Biodiversità e conservazione Cambiamenti climatici

Specie endemiche: a rischio di estinzione se la temperatura sale di 3 °C

Uno studio di sintesi condotto da un gruppo internazionale di ricercatori è riuscito a stabilire che con un riscaldamento globale di oltre 3 °C, un terzo di tutte le specie endemiche è in pericolo di estinzione e il 92% delle specie endemiche che vivono sulla terra e il 95% di quelle che vivono in mare subiranno conseguenze negative.

Se il Pianeta si riscaldasse di oltre 3 °C, un terzo delle specie endemiche sulla terra e metà di quelle marine sarebbero a rischio di estinzione, e lo specie insulari e montane mostrano di essere sei volte più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici rispetto a quelle che vivono nelle regioni continentali. 

È quanto rileva lo Studio di sintesi “Endemism increases species’ climate change risk in areas of global biodiversity importance”, condotto da un folto gruppo di ricercatori internazionali e pubblicato il 9 aprile 2021 su Biological Conservation, che ha preso in esame oltre 8.000 valutazioni pubblicate sulle specie a rischio che vivono in 273 hotspot di biodiversità. Per valutare se le specie sono a rischio elevato di estinzione, gli autori hanno utilizzato gli stessi criteri della IUNC ovvero quando il calo supera l’80%.

 “I cambiamenti climatici stanno minacciando le aree che traboccano di specie che non possono essere trovate in nessun’altra parte del mondo – ha dichiarato Stella Manes, ricercatrice presso l’Università Federale di Rio de Janeiro e autore principale dello Studio – Se mancassimo gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, il rischio che tali specie vadano perse per sempre aumenta di oltre 10 volte“.

Dai leopardi delle nevi sull’Himalaya alle focene vaquita nel Golfo di California, dai lemuri in Madagascar alle tartarughe giganti delle Galapagos, molte delle creature più iconiche del Pianeta finirebbero con l’estinguersi a meno che l’umanità non smetta di immettere in atmosfera CO2 e metano, si sottolinea nello studio.

Al contempo, le specie opportuniste e aliene non subirebbero impatti dal maggior riscaldamento o addirittura trarrebbero vantaggi, sostituendosi alle specie endemiche con conseguente perdita di biodiversità. E le piante sono più invasive degli animali, in quanto posso praticamente introdursi ovunque con i semi veicolati, anche accidentalmente dall’uomo o trasportati dal vento, spostandosi più facilmente da un’isola all’altra.

L’analisi ha riguardato anche gli ecosistemi marini, dove si è osservata una percentuale di rischio estinzione più che doppia per le specie endemiche rispetto a quelle autoctone, con l’aumentare della temperatura, anche se gli autori fanno notare degli studi presi in esame, solo 34 si concentrano sugli ecosistemi marini e non sono stati trovati dati per quasi la metà delle 273 aree di eccezionale biodiversità.

Secondo lo Studio, tra gli hotspot di biodiversità a rischio per i cambiamenti climatici c’è il Mar Mediterraneo, “un mare chiuso con elevata endemicità”, dove un quarto delle specie sarebbero “ad alto rischio – ha osservato Mark Costello, Professore di biologia marina presso l’Università di Auckland e co-autore dello Studio – perché non possono spostarsi in ambienti più favorevoli”.

Il Professore Costello è anche il coordinatore dello StudioGlobal warming is causing a more pronounced dip in marine species richness around the equator”, pubblicato in questi giorni sulla PNAS, che ha constatato come negli ultimi 50 anni per effetto del global warming, molte specie marine delle acque tropicali si siano spostate a maggiori latitudini per rimanere nella loro nicchia termica.

Proprio ai tropici, secondo i ricercatori, due specie su tre potrebbero morire a causa dell’aumento di 3 °C al 2100. Se finora l’aumento è limitato a +1 °C, stante gli attuali impegni assunti dai Paesi sottoscrittori dell’Accordo di Parigi, secondo l’ultimo “Emission Gap Report” dell’UNEP si arriverebbe a tale catastrofico incremento.

E andrebbe ancora peggio nelle regioni di montagna, con l’84% degli animali e delle piante endemiche a rischio di estinzione, mentre sulle isole – già devastate dalle specie invasive – la percentuale sarebbe addirittura del 100%.

Impatti climatici, geografici e biologici dei cambiamenti climatici. Sul lato sinistro: l’impatto su tutte le specie (nero); sulle endemiche (violetto); autoctone (verde); sulle specie aliene (arancione). Sul lato destro la percentuale di specie che saranno positivamente influenzate dai cambiamenti climatici (violetto); negativamente (rosa); dovranno affrontare un rischio di estinzione (rosso). Fonte: Mane et al. 2021.

I risultati dello Studio si assommano a quelli prodotti da un’altra ricerca pubblicata il mese scorso che ha evidenziato come le specie con determinati tratti funzionali, come grandi dimensioni, lunga durata di vita e tarda maturità sessuale sono a maggior rischio di estinzione: per le piante di tre volte, per gli uccelli di sei volte e per i mammiferi di otto.

Fino ad ora, le principali minacce sono state la perdita di habitat dovuta all’espansione delle aree urbane, all’estrazione mineraria e all’agricoltura, da un lato, e alla ricerca di cibo e bracconaggio per la vendita sul mercato nero, dall’altro. Una strategia chiave di fronte a questo assalto è stata quella di ritagliare aree protette, in particolare intorno agli hotspot della biodiversità. Ma, osservano i ricercatori, tali “paradisi” potrebbero risultare di scarsa utilità di fronte al riscaldamento globale.
Sfortunatamente – ha osservato Mariana Vale, del Dipartimento di Ecologia dell’Università Federale di Rio de Janeiro e co-autrice dello Studio – la nostra analisi mostra che quei punti ricchi di biodiversità non saranno in grado di agire come rifugi di specie dai cambiamenti climatici“.

In copertina: Lemure vari rosso (Varecia rubra) una specie endemica del Madagascar (foto: Paul Takamoto).

 

 

 

.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.