1 Giugno 2023
Sostenibilità

Smart City: le buone pratiche e i fallimenti secondo uno studio

smartcity buone pratiche e fallimenti

Le città di tutto il mondo sono in rapida crescita, con oltre la metà della popolazione mondiale che vive nelle aree urbane e il trend aumenta ad ogni anno, con conseguente estensione dei servizi di supporto. La tecnologia è di grande aiuto in veloce urbanizzazione, fornendo metodi innovativi e più efficienti per rispondere alla crescente domanda per i servizi più sofisticati e complessi. Tuttavia, per sfruttare le opportunità tecnologiche urbanisti, amministratori, cittadini, imprenditori e tutte le altri parti interessate debbono riconsiderare le modalità con cui finora hanno affrontato la fornitura di servizi urbani.

Al fine di analizzare le soluzioni di “città intelligenti” migliori in tutto il mondo, anche al fine di contribuire alle conoscenze basilari per le iniziative di attuazione del partenariato europeo per l’innovazione sulle Città intelligenti e le Comunità (EIP-SCC ) e promuovere l’implementazione delle pratiche più valide, la Commissione UE-Direzione Generale Energia aveva bandito una gara per la redazione di uno Studio per analizzare le potenzialità della diffusione su larga scala di soluzioni integrate di Città Intelligenti e Comunità.

Ora, la DG ENER ha pubblicato i risultati di tale Studio, realizzato congiuntamente dal consorzio PricewaterhouseCoopersDanish Technological Institute, l’italiano ISIS (Istituto di Studi per l’Integrazione dei Sistemi) ora ISINNOVA e il francese SigmaOrionis, che ha analizzato ben 300 progetti, 200 dei quali realizzati in Europea e gli altri 100 nel resto del mondo.

Il Report “Analysing the potential for wide scale roll out of integrated Smart Cities and Communities solutions“, individua solo 80 esempi di buone pratiche, di cui 10 sono presi in esame in maniera specifica, ponendo enfasi sui loro modelli affinché costituiscano punti di riferimento per promuovere progetti integrati di SCC, mentre altri 10 progetti sono stati giudicati fallimentari” ovvero le strategie innovative non hanno funzionato, e tra questi due progetti italiani (a Bologna e Roma).

Ciascuno dei 10 casi di ‘fallimento’ rappresenta un esempio di soluzione SCC che integra in modo diverso il contesto e l’ambiente (tecnologico, politico-istituzionale, socio-economico / culturali, di gestione). L’analisi rivela che le soluzioni SCC spesso si concentrano principalmente sulla dimensione ICT, progettata intorno a tecnologie innovative, piuttosto che adattare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione alle dimensioni sociali e culturali.
Altri progetti focalizzati sul raggiungimento di una visione quasi-utopistica a lungo termine si sono rivelati fallimentari proprio perché non hanno saputo coinvolgere la cittadinanza. È il caso, indica il Rapporto, della rete dei bus elettrici di Roma o la smart grid di Boulder (Colorado), la cui visione eccessivamente ‘futuristica’ non viene compresa dalla popolazione, a meno che non si trovino dei canali di comunicazione adeguati. Ma questo non accade quasi mai, come dimostrano i progetti delle città che si stanno realizzando ex-novo di Tianjin e Suzhou Industrial Park, che non sono riuscite ad attirare i loro utenti finali, ai quali appaiono come modelli astratti che poco o nulla hanno a che vedere con le reali esigenze dei cittadini.

Al fine di evitare le esperienze negative finora svolte e aumentare le probabilità di successo delle soluzioni smart per le città, nel Rapporto vengono incluse delle Raccomandazioni, tra le quali:
– progettare soluzioni a partire dai cittadini, testando una soluzione su un piccolo gruppo di persone, per verificarne l’accettazione e il gradimento prima di estenderla su una scala più vasta (user-experience);
– l’innovazione tecnologica deve andare di pari passo con le reali esigenze degli utenti;
– integrare almeno due dei vari settori di smart city (energia, ICT, mobilità e trasporti.) nel progetto;
– centralizzare il ruolo dell’Europa nella scelta e nel finanziamento dei progetti, con maggiore attenzione alla possibilità che questi possano generare o no dei profitti;
-i partenariati multi-stakeholder devono essere rafforzati, perché le soluzioni SCC sono complesse e richiedono una collaborazione del settore pubblico con soggetti privati, che devono avere interesse, capacità e competenze per sviluppare i progetti;
– potenziare il supporto alle iniziative sotto forma di assistenza tecnica-progettuale;
– favorire lo scambio delle informazioni sulle buone pratiche per replicare standard e modelli di successo in città diverse da quelle di partenza.
Su quest’ultimo aspetto si ricorda che nell’ambito di URBACT, il Programma di maggior successo della Commissione UE volto a promuovere uno sviluppo urbano sostenibile mediante lo scambio di esperienze e la diffusione delle conoscenze tra città europee, sono tuttora aperti due Bandi: Buone Pratiche (scadenza 31 marzo 2016) e Azioni Innovative Urbane (scadenza 14 aprile 2016).

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