L’ultimo Rapporto di Ernst & Young che analizza e classifica lo sviluppo di reti e infrastrutture intelligenti delle 116 città capoluogo di provincia conferma il divario “storico” tra Nord e Sud anche in questo ambito, con Bologna, Milano e Torino sul podio, mentre per trovare la prima città metropolitana del meridione bisogna arrivare alla 32a posizione e alla 52a per la prima delle città di medie dimensioni.
Bologna è la città più “smart”, cioè più innovativa e ‘intelligente‘ d’Italia, seguita da Milano e Torino.
Il dato emerge dal 3° Rapporto “Smart City Index 2016”, realizzato da Ernst & Young, che analizza il grado di innovazione del Paese attraverso un censimento delle 116 città capoluogo di provincia, utilizzando oltre 470 indicatori, e classifica lo sviluppo di reti e infrastrutture intelligenti delle città italiane, misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini.
Il Rapporto che è stato presentato a Roma durante l’evento “Italia Smart”, patrocinato dall’Agenzia per l’Italia Digitale ed è organizzato con il supporto di Ericsson, Indra e Tim, analizza il grado di innovazione del Paeseattraverso un censimento delle 116 città capoluogo di provincia, utilizzando oltre 470 indicatori, e classifica lo sviluppo di reti e infrastrutture intelligenti delle città italiane, misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini.
Diventato un’indispensabile strumento di analisi per i decisori pubblici che disegnano e attuano le politiche territoriali, fin dalla prima pubblicazione nel 2013, il Rapporto consente, inoltre, alle aziende dei settori maggiormente coinvolti nel processo di trasformazione delle città (IT, Utility e mobilità) di individuare le aree d’intervento più redditizie, in cui sviluppare iniziative ad alto potenziale, partendo da un sistema condiviso e comparabile.
Nel rapporto 2016, l’approccio di analisi è stato realizzato con un’impostazione a strati: dalle infrastrutture di rete, ai sensori che rilevano le informazioni, alla delivery platform che le elabora, permettendo di erogare applicazioni e servizi a valore aggiunto per i cittadini da parte di soggetti pubblici e privati.
Gli indicatori utilizzati da E&Y per stilare la classifica prendono in considerazione la capacità delle istituzioni di investire in servizi per i cittadini, l’esistenza di infrastrutture capaci di assorbire il cambiamento e l’abilità nel fornire alla comunità delle piattaforme integrate ed efficaci per l’erogazione dei servizi. Tra questi le infrastrutture per la diffusione della Banda Larga, i servizi digitali (infomobilità, scuola, sanità, turismo, @government), lo sviluppo sostenibile delle città (ambiente, reti energetiche, mobilità alternativa).
Anche quest’anno il podio resta saldamente nelle mani delle grandi città del Nord Italia: subito dopo Bologna la città più innovativa è Milano anche grazie ad EXPO 2015, che strappa il 2° posto a Torino. Roma perde terreno e scivola dal 4° al 9° posto. Purtroppo, il Sud mostra un ritardo strutturale: bisogna aspettare la 32a posizione per incontrare la prima metropoli del Sud, Napoli, e Lecce la prima città media al 52° posto. La maglia nera resta in Sicilia con i principali capoluoghi che, come nel 2014, si attestano in fondo della classifica. Cagliari al 33° posto guadagna 11 posti rispetto alla precedente edizione, anche grazie alla forte informatizzazione delle scuole con l’81% delle aule connesse nella regione.
Le città medie mostrano le performance migliori con un trend generale che vede oltre 23 città tra il 4° e il 39° posto. Tra le piccole città brilla Mantova che si posiziona al 4° posto con un balzo dal 35° posto nel 2014, dimostrando di essere una città “smart e vivibile” a dimostrazione della smartness come moltiplicatore della qualità della vita.
Seppur in fondo alla classifica, le città del “benessere analogico” mostrano alta vivibilità anche in presenza di bassa diffusione delle innovazioni, tra queste Fermo nelle Marche e Lanusei, Tempio e Olbia in Sardegna.
“Il nostro Paese deve guardare alle iniziative smart di successo e interpretarle come tappe di un percorso che trasformi le città in luoghi con qualità della vita crescente e a costi sostenibili – ha dichiarato Andrea Paliani, E&Y MED Advisory Leader – Questo deve essere frutto di piani efficaci che valorizzino le peculiarità di ciascun territorio nell’ambito dello sviluppo dell’intero Paese. L’Index di E&Y, sin dalla sua prima pubblicazione, ha contribuito a rinnovare ed evolvere la progettualità della Smart City, anche grazie al confronto e al dialogo con i decisori pubblici e i privati. Il nuovo approccio d’indagine per strati, ci ha consentito di evidenziare la smartness di ciascun territorio e definire i percorsi più sostenibili di sviluppo. È emerso, in particolare come le città medie, che in Italia sono circa 100 e ospitano quasi 7 milioni di abitanti, siano fonte di best practice e di modelli esportabili; nella classifica totale, infatti, assistiamo allo sviluppo di 23 città medie e scopriamo un grande potenziale di crescita nei servizi. Obiettivo di questo indice è quindi quello di fornire uno strumento che sia allo stesso tempo di analisi per la PA e di Business intelligence per il settore privato, che consenta di individuare i trend di mercato e le evoluzioni tecnologiche e di delineare le linee guida a livello nazionale per creare, con un approccio sistemico e integrato, le Smart City del futuro”.
Nonostante il panorama italiano sia ancor in ritardo, come si può rilevare anche dall’ultimo DESI 2016, un indice elaborato dalla DG CNECT della Commissione UE che assegna all’Italia il 25° posto nella classifica dei 28 Stati membri per i progressi nella digitalizzazione, il grado di innovazione dei comuni capoluogo continua a crescere. L’Italia mostra punte di eccellenza in alcuni ambiti. Ad esempio, Pordenone supera l’80% di rifiuti raccolti e differenziati e la Puglia rappresenta la regione italiana con la maggiore produzione di energie rinnovabili. Inoltre l’ascesa digitale crea un nuovo paradigma tecnologico, grazie alla crescente diffusione delle IoT (Internet of Things), contribuendo così alla trasformazione dei consumatori italiani in prosumer e alla diffusione dell’economia della condivisione e della collaborazione: il 70% dei comuni capoluogo offre un servizio di sharing mobility e i dati sulla “Collaborative Economy” vedono l’Italia il 3° paese al mondo per case su AIRBNB (piattaforma globale per affitto di case a breve termine).
Ripartizione per Aree geografiche
Nord Est. La città più innovativa è Trento che guadagna la 6a posizione, seguita da Reggio Emilia che dalla 14esima posizione risale fino all’8a. La maggior parte dei capoluoghi dell’area più industrializzata dell’Italia è ben distribuita nelle prime 50 posizioni. Maglia nera per Rovigo che si classifica all’83° posto. Il litorale romagnolo, da Ravenna a Cervia, è il più connesso d’Italia, con oltre 50 km di spiagge coperte dal servizio Wi-Fi.
Nord Ovest. L’ex triangolo industriale, Lombardia, Piemonte e Liguria, mostra un rallentamento strutturale rispetto alle regioni orientali. Brescia si distingue come la città più avanzata in termini di teleriscaldamento, disponibile per il 70% degli edifici cittadini. Milano da sola, invece, rappresenta l’80% del mercato di sharing mobility in Italia. Ma nonostante la maggior parte delle città resti all’interno della prima fascia (entro le prime 39 posizioni), i capoluoghi piemontesi raccolgono un risultato poco brillante con Novara, Biella, Cuneo, Asti e Vercelli collocate tra il 40° e il 60° posto. Addirittura in terza fascia troviamo Alessandria 84° e Imperia in 101° posizione.
Centro. Firenze si conferma fra le prime 10° e insieme a Bologna si guadagna il titolo di città più “open” con il maggior tasso di archiviazione di big data con oltre 1.000 data set pubblicati nel suo Open Data. Ma a fare male in quest’area sono soprattutto le città laziali con Frosinone, Viterbo e Latina che si aggiudicano rispettivamente il 98° 99° e 102° posto. Perugia perde ben 9 posizioni, scendendo alla 49° dalla 38°, male anche Ancona che scende dal 28° posto al 62° nel 2016.
Sud. Napoli è l’unica città del Meridione a riuscire a restare salda nella prima fascia dell’Indice, ovvero entro le prime 39 posizioni. Fra le città medie, guida la classifica Lecce, che si posiziona al 52° posto. Dalla Puglia arrivano altre note positive: la regione è il maggiore produttore di impianti fotovoltaici in Italia, con un’incidenza del 13,9%. Complessivamente non bene le città calabresi, l’unica città a non scivolare in terza fascia è Cosenza, che guadagna la 78a posizione rispetto alla 94a della scorsa edizione.
Isole. Notizie contrastanti arrivano dalle due maggiori isole italiane. Nonostante, infatti, l’ultima classificata sia proprio una città sarda, Sanluri, la Sardegna è la prima regione italiana per dotazioni IT nelle scuole con l’81% delle aule connesse. La città più smart della Sardegna è Cagliari al 33° posto, seguita da Sassari al 53° posto. Sicilia in prima linea sul car sharing elettrico: Palermo è la città con il maggior servizio di condivisione di auto del sud Italia. Non è positivo però il bilancio delle altre città dell’isola che si classificano tutte, a eccezione di Palermo, nella terza fascia dell’Indice.