Dopo lunghe ed estenuanti trattative tra Commissione, Consiglio e Parlamento, l’UE ha raggiunto un accordo sulla quota di rinnovabili al 2030 nei consumi finali di energia, mentre nessun passo avanti è stato registrato sulla Direttiva Efficienza Energetica con i Governi dei Paesi membri che non si schiodano dal 27%, obiettivo inferiore alla proposta della stessa Commissione UE.
Dopo mesi di trattative e al 5° trilogo (la trattativa a porte chiuse tra Consiglio europeo, Parlamento e Commissione, che interviene quando non si riesce a trovare una mediazione su un testo legislativo), si è raggiunta una intesa sulla quota di energie rinnovabili al 2030 nei consumi finali di energia.
La Commissione UE, nell’ambito delle misure previste nel Pacchetto “Energia pulita per tutti”, aveva adottato una proposta di rifusione della Direttiva Rinnovabili che prevedeva il raggiungimento al 2030 del 27% di energie rinnovabili nei consumi finali.
Su questo target non è stato d’accordo il Parlamento europeo che con una risoluzione legislativa aveva affermato che la quota di rinnovabili al 2030 avrebbe dovuto essere pari al 35% del consumo energetico dell’UE.
Nettamente contrario ad aumentare l’obiettivo si era dimostrato il Consiglio UE, ovvero i Governi dei Paesi membri, nonostante i vari rapporti scientifici internazionali avessero confermato che con tali percentuali difficilmente si riuscirebbe a perseguire gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
La Commissione UE, viceversa, aveva lasciato intravedere la disponibilità ad un rialzo al 30%, tant’è che aveva incaricato l’Agenzia Internazionale delle Energie Rinnovabili (IRENA) a redigere un Rapporto sulle potenzialità e gli impatti della Strategia comunitaria post 2020, dal quale era emerso che l’UE potrebbe raggiungere senza grossi sacrifici una quota pari al 34% di energia rinnovabile consumata sul mix energetico
Ora, dopo la estenuante trattativa che ha coinvolto la Presidenza bulgara di turno del Consiglio, si è raggiunto un compromesso che ha portato al 32% l’energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030, con una clausola di revisione al 2023.
L’accordo è stato raggiunto anche grazie alle posizioni di Italia e Spagna, dal momento che i due nuovi Governi hanno appoggiato la linea del Parlamento europeo. Peraltro, proprio la clausola di revisione lascia aperta la possibilità che la percentuale possa essere aumentata in quella occasione.
Con l’accordo viene riconosciuto ai cittadini, alle autorità locali, ai piccoli imprenditori e alle cooperative il diritto di produrre, consumare, immagazzinare e vendere l’energia rinnovabile autoprodotta, senza essere per questo soggetti a sanzioni fiscali o oneri burocratici eccessivi.
Gli impianti per l’autoconsumo fino a 25 kW di potenza saranno esenti dagli oneri di rete, una misura che certamente favorirà l’installazione di sistemi fotovoltaici sui tetti di edifici residenziali e commerciali.
Sempre nell’ambito delle rinnovabili si è raggiunto un accordo per coprire entro il 2030 con il 14% di energie rinnovabili il settore dei trasporti, eliminando entro la stessa data l’utilizzo dell’olio di palma.
Un altro elemento-chiave della prossima direttiva è la quota di fonti rinnovabili nei trasporti, alla fine fissata al 14% con l’accordo per eliminare l’utilizzo di olio di palma entro il 2030.
Inoltre, si è stabilito un obiettivo del 3,5% per i biocarburanti “di seconda generazione”, derivati da colture non alimentari, in modo da ridurre progressivamente l’impiego di etanolo e altri carburanti, ritenuti ecologici, ma che determinano il cambio d’uso dei suoli (ILUC) con conseguenti emissioni inquinanti.
Nessun compromesso, invece, è stato raggiunto sulla proposta di modifica della Commissione UE della Direttiva sull’efficienza energetica EED (Energy Efficiency Directive), che fa parte anch’essa del Pacchetto “Energia pulita per tutti gli europei” e che prevede il conseguimento dell’obiettivo del 30% entro il 2030, sul quale il Consiglio ha indicato solo il 27%, contro la richiesta del Parlamento che era stata anche in questo caso del 35%. La trattativa si è interrotta quando è stato palese che il Parlamento non avrebbe accettato un obiettivo inferiore al 32,5%.
Questo irrigidimento del Consiglio era paventato, ma non dato per scontato alla luce della positiva conclusione della revisione della Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici (EPDB) che, seppure il risultato non soddisfa pienamente esecutivo e parlamentari, permette finalmente di avviare il percorso per il miglioramento del patrimonio edilizio europeo.