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Rapporto Foreste 2021: 11 milioni di ha da salvaguardare

Il Rapporto Foreste 2021 di Legambiente, presentato al Forum “La Bioeconomia delle Foreste”, lancia una serie di proposte per salvaguardare, conservare e rigenerare il patrimonio forestale d’Italia, sottoposto costantemente a una serie di rischi, di cui gli incendi boschivi di questa estate sono una tragica testimonianza, anche alla luce dei nuovi impegni sulla piantumazione di alberi per contrastare i cambiamenti climatici assunti alla COP26 e al nuovo Regolamento UE che limita l’importazione di materie prime legate alla deforestazione.

Il IV Forum “La Bioeconomia delle Foreste. conservare, ricostruire, rigenerare”, organizzato da Legambiente e svoltosi a Roma il 18 novembre 2021, alla vigilia della Giornata nazionale degli alberi e alla sua tradizionale Festa degli Alberi (19-21 novembre 2021) che ritorna quest’anno dopo l’interruzione dello scorso anno per le limitazioni imposte dal Covid-19, si è incentrato in particolare su 2 temi:
– il ruolo strategico che nuove foreste (urbane e non) possono ricoprire nel contrasto alla crisi climatica, anche alla luce degli impegni declamati alla Cop26 con la “Dichiarazione di Glasgow sulle Foreste e sul Suolo” su nuove piantumazioni e inversione della deforestazione globale entro il 2030;
–  una gestione forestale sostenibile che tenga conto della multifunzionalità del nostro patrimonio naturale.   

Nel corso dell’evento, trasmesso in streaming, è stato presentato il Rapporto Foreste 2021 (qui il rerport) i, realizzato dall’Associazione del Cigno Verde che lancia una serie di proposte.

Con quasi 11 milioni di ettari, pari a un terzo dell’intero territorio nazionale, le foreste rappresentano l’infrastruttura verde più importante d’Italia, una straordinaria ricchezza ambientale e naturalistica che cresce in termini di superficie occupata e valore ecologico. Eppure, scarsa consapevolezza sociale, inadeguato utilizzo delle risorse e abbandono colturale mettono costantemente a rischio i nostri boschi ed ecosistemi forestali.

Lo dimostra l’ultimo Rapporto sugli incendi boschivi nel 2020 in Europa del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Direzione generale Ambiente (DG-ENV) della Commissione UE pubblicato il 29 ottobre 2021, che ha rilevato come in Italia ci siano stati 4.865 incendi (+11,8% sul 2019) che hanno interessato oltre 55.000 ettari di superficie (+38% sul 2019), di cui quasi il 60% forestale, . con il maggior numero verificatosi in Sardegna, seguita da Campania, Calabria e Sicilia.   

Ma è andata ancora peggio nel 2021. Secondo il Rapporto, nella sola estate 2021 (dati parziali e non ancora ufficiali) sono andati in in fumo oltre 158 mila ettari di territorio boscato in una delle peggiori stagioni degli ultimi decenni, con ben l’87% dei roghi concentrato in3 regioni, Sicilia, Sardegna e Calabria. E questo è soltanto il fenomeno più evidente tra quelli che compromettono le funzionalità strategiche del patrimonio forestale italiano nel tutelare la salute umana e salvaguardare territori sempre più colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici.

Per conservare, ricostruire e rigenerare le foreste d’Italia, Legambiente ha elaborato 10 proposte che individuano altrettante priorità:
mantenere gli ecosistemi sani e le foreste resilienti per frenare gli effetti del climate change;
– incrementare il territorio protetto e creare la rete nazionale delle foreste primarie e vetuste;
– realizzare un sistema di monitoraggio, ricerca e conoscenza degli ecosistemi forestali;
– prevenire i rischi naturali e ridurre le minacce per le foreste;
– creare foreste urbane per rigenerare le città e combattere la crisi climatica; 
garantire la diffusione della pianificazione e della certificazione forestale;
– realizzare il Cluster del Legno nazionale per sostenere il Made in Italy e supportare le filiere forestali locali sostenibili;
– aumentare l’uso del legno nei processi produttivi e l’uso a cascata ai fini energetici;
– sostenere la bioeconomia circolare e finanziare la biodiversità e le infrastrutture verdi;
– contrastare il commercio illegale del legno e dei prodotti di origine forestale
.

“Ecosistemi sani e foreste resilienti aiutano a mitigare gli effetti della crisi climatica e migliorano qualità della vita e benessere dei cittadini: per il decennio 2020-2030 l’Italia deve elaborare una proposta coerente con gli obiettivi europei sulla biodiversità, prevedendo ad esempio di tutelare il 30% del territorio nazionale e almeno il 10% in maniera rigida – ha dichiarato il Presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – O ancora, una pianificazione strategica per aumentare il verde e ridurre le emissioni in città, responsabili di circa il 70% delle emissioni di anidride carbonica sul Pianeta. Si tratta di obiettivi d’interesse globale che recano benefici locali e che, se ben pianificati, sono senz’altro conciliabili con la missione del PNRR che dovrà sostenere innovazione tecnologica e ricerca e garantire una gestione sostenibile del nostro patrimonio forestale”.

Un’analisi dei dati dell’ultimo Inventario Forestale Nazionale evidenzia come negli ultimi dieci anni la superficie boschiva in Italia sia aumentata di circa 587 mila ettari, e oggi ammonti a oltre 11 milioni di ettari, così come l’anidride carbonica assorbita dalle nostre foreste che ha visto un incremento di 290 milioni di tonnellate.
Ma i nuovi Forest Reference Levels adottati dalla Commissione Europea prevedono che, mantenendo invariate le attuali modalità di gestione forestale (età e intensità dei tagli, modalità di rinnovazione della foresta, specie prelevate, etc.), tra il 2021 e il 2025 la quantità di CO2 assorbita nelle foreste e nei prodotti legnosi in Italia si ridurrà di circa il 7% rispetto al periodo di riferimento 2000-2009.

In questo scenario, a giocare un ruolo strategico saranno anche e soprattutto le città, dove gli alberi risultano fondamentali per incrementare la permeabilizzazione del suolo, dare rifugio alla fauna, trattenere gli inquinanti atmosferici, attutire i rumori e stemperare gli effetti termici, riducendo l’effetto “isola di calore”.
Nonostante queste evidenze, le aree verdi presenti nelle zone costruite nel nostro Paese rappresentano appena il 7,8% (dati MIPAAF) e gli ultimi dati Istat sul verde pubblico in Italia rivelano una sostanziale stasi dei suoi valori d’incidenza nei Comuni capoluoghi di provincia, con una media nazionale che si attesta intorno al 3%. Appena 8 su 109 (il 7%) i capoluoghi italiani che dichiarano di avere elaborato un Piano del verde, come emerge dal rapporto Ecosistema Urbano 2021. L’associazione osserva come la corretta pianificazione e gestione del verde pubblico in Italia rimanga ancora troppo spesso sottovalutata, complici una scarsa conoscenza del patrimonio arboreo, una sottovalutazione delle specie piantate e una gestione delle alberature fatta senza criteri selvicolturali e senza l’ausilio di tecnici esperti.

Guardando, invece, alla filiera foresta-legno italiana, a cui il Rapporto dedica un approfondimento, si evidenzia un deficit nell’integrazione e nel coordinamento dei vari segmenti che la compongono. In particolare, emerge come ben l’80% del nostro fabbisogno di prodotti legnosi venga importato dall’estero, nonostante il sistema Legno-Arredo costituisca il secondo settore dell’industria manifatturiera italiana e il settore dell’arredamento italiano sia all’avanguardia per il suo livello di circolarità legato all’alto contenuto di materiale riciclato nei propri prodotti. Basti pensare che in Italia il 95% del legno post consumo viene riciclato per produrre pannelli per l’arredo, evitando di consumare legno vergine con un risparmio di quasi due milioni di tonnellate all’anno di CO2, per un valore di circa 2 miliardi di euro e oltre 11.000 posti di lavoro.

La Commissione UE ha appena adottato un nuovo Regolamento che limita le importazioni di materie prime legate alla deforestazione e rafforza la tracciabilità dei prodotti di origine forestale immessi nel mercato europeo, anche  tenendo fede alle richieste avanzate da oltre un milione di cittadini che si sono mobilitati lo scorso anno con #Together4Forests, la Campagna  sostenuta da 160 organizzazioni (tra cui Legambiente), per chiedere una normativa europea che impedisse la circolazione di qualsiasi tipo di prodotto legato alla deforestazione, alla distruzione della natura e alle violazioni dei diritti umani.

Il prelievo indiscriminato di alberi dal legno pregiato è, infatti, il primo passo verso la progressiva eliminazione di intere foreste da parte di agricoltori e allevatori che intervengono per fare spazio alle coltivazioni di soia e ad allevamenti di mandrie, alimentando il commercio internazionale di legno illegaleun giro d’affari di oltre 100 miliardi di euro all’anno, che secondo l’Interpol rappresenta la seconda fonte di reddito per la criminalità organizzata mondiale dopo il traffico di stupefacenti. Tocca perciò anche al nostro Paese mettere in atto sistemi di controlli per impedire che il nostro sistema industriale venga coinvolto anche incidentalmente in fenomeni illegali di commercializzazione di prodotti che causano deforestazione.

Il nostro patrimonio forestale ha bisogno di maggiori attenzioni, servono politiche innovative per migliorare la sua capacità di mitigare l’impatto del clima sulla biodiversità forestale – ha sottolineato Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette e Biodiversità di Legambiente – Come dimostrano i roghi dell’estate 2021, servono politiche adeguate per tutelare i boschi e le foreste, perciò basta a ritardi nell’approvazione della Strategia Forestale Nazionale. Allo stesso modo, se allarghiamo lo sguardo allo scenario globale, gli impegni annunciati alla COP26 devono tradursi in una strategia integrata nel più ampio quadro di contrasto ai cambiamenti climatici. Ci conforta, in tal senso, la decisione della Commissione UE che proprio ieri ha presentato misure per limitare l’importazione in UE di materie prime legate alla deforestazione. Non basta, invece, annunciare la generica piantagione di nuovi di alberi, ma occorre definire come e dove farla e prevedere un sistema di monitoraggio dei risultati da parte dell’opinione pubblica. Senza dimenticare che la tutela e il recupero del patrimonio forestale esistente, così come il sostegno alle comunità locali, sono urgenti tanto quanto la messa a dimora di nuove piante”.

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