Uno studio condotto dai ricercatori del CMCC ha stimato che per il raffreddamento residenziale al 2050 le famiglie in possesso di condizionatori potrebbero crescere fino al 50%, con un aumento correlato delle emissioni e delle bollette elettriche che non tutti potranno permettersi di pagare, con l’ulteriore crescita delle disuguaglianze.
Con l’aumento delle temperature globali, la percentuale di popolazione mondiale che utilizza i condizionatori per il raffrescamento potrebbe lievitare del 50% entro il 2050, determinando un raddoppio dei consumi di elettricità e delle emissioni delle emissioni dell’aria condizionata e facendo crescere ancora più le diseguaglianze.
Lo mette in luce lo Studio “Inequalities in global residential cooling energy use to 2050”, pubblicato su Nature Communications il 16 settembre 2024 e condotto da ricercatori affiliati al Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), in collaborazione con il Dipartimento Terra & Ambiente dell’Università di Boston.
In un mondo in continuo riscaldamento, la questione del raffreddamento è da tempo una fonte di preoccupazione per i decisori politici a livello globale, tant’è che alla COP28 di Dubai tra le 9 Decisioni chiave riassunte dalla Presidenza della Conferenza c’è il Global Cooling Pledge, a cui hanno aderito 71 Paesi,che mira ad aumentare l’ambizione e la cooperazione internazionale attraverso obiettivi globali collettivi per ridurre le emissioni legate al raffreddamento del 68% entro il 2050 e aumentare l’efficienza media globale dei nuovi condizionatori d’aria del 50%.
Lo studio stima che la percentuale di famiglie che possiedono AC potrebbe crescere dal 27% a una quota compresa tra il 33% e il 48% entro il 2050, il che implica un aumento del consumo di elettricità globale per l’AC residenziale e quindi anche delle emissioni. Inoltre, lo studio rivela le tendenze attuali e future nel campo del raffreddamento, fornendo informazioni importanti per lo sviluppo di soluzioni eque attraverso misure come i sussidi pubblici, le donazioni internazionali, la pianificazione urbana ed edilizia, e il raffreddamento passivo.
Secondo lo studio, l’aria condizionata residenziale è la soluzione scelta dal 27% della popolazione, che potrebbe salire fino al 33-48% entro il 2050 a seconda degli scenari climatici e socioeconomici, con l’inevitabile aumento delle emissioni dell’aria condizionata, che passerebbero dalle attuali 590 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq) a 1.365 MtCO2eq.
“Valutare le proiezioni sull’adozione e l’utilizzo del raffreddamento e le loro disuguaglianze – ha affermatoGiacomo Falchetta, Ricercatore del CMCC e principale autore dello Studio – ha importanti implicazioni politiche per la pianificazione energetica globale, regionale e nazionale, nonché per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni”.
Per arrivare a una stima delle potenziali diseguaglianze generate dall’uso dei condizionatori, i ricercatori partono da un database di microdati a livello di nucleo familiare che copre più di 500 unità amministrative subnazionali in 25 paesi, e rappresenta il 62% della popolazione mondiale e il 73% del consumo globale di elettricità.
“La granularità delle nostre proiezioni è un contributo importante per l’implementazione delle politiche – ha spiegato Falchetta – Ad esempio, mostriamo che in regioni altamente esposte, come l’Asia meridionale e l’Africa subsahariana, entro il 2050 l’aria condizionata sarà ampiamente disponibile solo per le persone appartenenti a gruppi a reddito più elevato, mentre la stragrande maggioranza delle famiglie più povere ne resterà priva”.
L’espansione dell’uso dell’aria condizionata non avverrà però a tappeto e in modo uniforme, seguendo semplicemente quelle che sono le variazioni climatiche nelle diverse regioni. Più consumi elettrici significano bollette più care, quindi un impatto sulla geografia della povertà energetica.
“L’impatto dell’aria condizionata sulle bollette è notevole e tende a rafforzare le disuguaglianze tra chi può permettersi di usarla e mantenerla e chi no – ha sottolineato Enrica De Cian, Professoressa di Economia all’Università Ca’ Foscari Venezia e Research scientist al CMCC, co-autrice dello studio e a capo del Progetto europeo ENERGYA dedicato a questo tema – Con il mio team di ricerca ho studiato otto Paesi sviluppati con climi diversi: Australia, Canada, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. I nostri studi hanno rivelato che i nuclei familiari che possiedono l’aria condizionata spendono ogni anno tra il 35% e il 42% in più per l’elettricità rispetto a quelli che non la utilizzano. Su questi dati abbiamo calcolato che, entro il 2050, 60 milioni di europei e 640 milioni di indiani saranno esposti alle ondate di calore e non avranno accesso all’aria condizionata. In Brasile, India e Indonesia, tra il 20% e il 30% delle famiglie non sarà in grado di soddisfare le proprie esigenze di raffreddamento nel 2050, e si troverà quindi in una situazione di stress termico”.
In maggio, uno Studio, pubblicato su Nature Cities e condotto da un gruppo di ricercatori di varie istituzioni europee, tra cui altri ricercatori del CMCC, che ha esaminato, utilizzando indicatori socio-economici, l’ingiustizia ambientale che sta alla base dell’accesso alle soluzioni di raffreddamento in 14 grandi aree urbane europee, aveva evidenziato che la vulnerabilità allo stress da ondate di calore è più alta tra i residenti delle città europee a basso reddito e svantaggiati che hanno una capacità limitata di scegliere dove vivere e si concentrano in aree centrali dove gli affitti sono più convenienti
Foto di copertina: Etienne Girardet su Unsplash