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Le proposte di NENS per riformare la politica energetica in Italia

Le proposte di NENS per riformare la politica energetica in Italia

Nel corso del Convegno in cui l’Associazione ha presentato il frutto di alcuni mesi di lavori, ai quali hanno partecipato studiosi, esperti, rappresentanti del Governo, del Parlamento e delle principali aziende energetiche, il Ministro Guidi ha annunciato che a breve ci sarà un decreto per la riforma degli incentivi.

Nel corso del Convegno “Sicurezza, ambiente, efficienza e mercato”, svoltosi il 30 marzo 2015 presso l’ENEA e organizzato dall’Associazione “Nuova Economia Nuova Società”(NENS) e dalla testata online “ilcampodelleidee.it”, sono state presentate le “Dieci proposte di riforma della politica energetica”di NENS, la cui mission è quello di dar vita a un Centro di studi, dibattiti, ricerche e pubblicazioni, nel quale liberamente la cultura riformista possa confrontarsi al suo interno e, all’esterno, con altre culture, sui cambiamenti economico-sociali che si stanno verificando.

Dall’adozione di dazi sulle importazioni provenienti da Paesi con politiche meno restrittive di quelle europee sulle emissioni di CO2 alla riforma del mercato all’ingrosso dell’energia; dal rafforzamento degli stoccaggi di gas alla portabilità delle detrazioni fiscali, consentendo di trasferire (come credito d’imposta) il diritto decennale a beneficiare delle detrazioni fiscali ad un interlocutore bancario o a un fornitore (che a sua volta potrebbe scontarlo in banca), le proposte sono il frutto di alcuni mesi di lavoro e di cinque seminari di studio chiusi al pubblico, svolti negli ultimi sei mesi, ai quali hanno partecipato studiosi, esperti, rappresentanti del Governo, del Parlamento e delle principali aziende energetiche.
Le relazioni introduttive sono state svolte da Tullio Fanelli, sub-Commissario dell’ENEA, Gianni Silvestrini,  Direttore Scientifico di Kyoto Club e Presidente di FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), Luigi De Paoli, Professore di Economia applicata all’Università Bocconi e Direttore della Rivista Economia delle fonti di energia e dell’ambiente.

Ecco in sintesi le 10 proposte di NENS.
1. Contrastare il dumping ambientale con l’introduzione di dazi sulle importazioni dai Paesi con politiche sulle emissioni meno restrittive di quelle europee (Border Tax Adjustments) che alterano la competitività internazionale delle imprese, dal momento che limitare le emissioni costa. La proposta potrebbe essere inserita dall’UE nell’ambito delle trattative commerciali in corso con gli USA (TTIP), diventando una proposta condivisa da usare anche come strumento di pressione per un accordo alla COP 20 di Parigi in dicembre.
2. Riformare l’Emission Trading Scheme (ETS), lo strumento utilizzato finora dall’UE per ridurre le emissioni di gas serra dei settori industriali più inquinati, ma che non ha stimolato alcun investimento al riguardo per il basso dei permessi di emissione di CO2 (EUA). In una prospettiva di mantenimento del sistema ETS bisogna fissare dei limiti alle oscillazioni dei prezzi, mentre a lungo termine andrebbe considerata l’opportunità di introdurre un’imposta sul carbonio aggiunto (ICA) ovvero una fiscalità correlata alle emissioni indotte dalla produzione di ciascun bene o servizio.
3. Utilizzare nuove tecnologie per la produzione di carburanti di qualità più elevata, che contribuirebbero a ridurre le emissioni di polveri sottili del traffico veicolare e al contempo a migliorare la qualità dell’aria. Da qui l’introduzione di una fiscalità di vantaggio per il loro utilizzo almeno in alcune aree urbane: gli investimenti privati sarebbero motivati non solo dal vantaggio fiscale, ma anche dalla creazione di un mercato che per alcuni anni non subirebbe la concorrenza internazionale; i consumatori avrebbero un concreto vantaggio in termini di qualità dell’aria e di minori vincoli e oneri per la circolazione nei centri urbani.
4. Introdurre un limite all’importazione di gas da un solo Paese per aumentare la sicurezza energetica. Sul fronte infrastrutturale, inoltre, bisognerebbe realizzare un sistema di metanodotti interni e di importazione e impianti di rigassificazione che consenta all’UE di disporre di capacità sufficiente per poter fare a meno del maggior Paese fornitore. In termini di politica estera occorre una accelerazione per la realizzazione del mercato unico dell’energia con il Nord America e del “corridoio Sud”, che dovrebbe convogliare in Europa il gas dell’area del Caspio e, in prospettiva, dell’area del Golfo persico.
5. Fonti rinnovabili: gestire il passato e preparasi al futuro. In Italia l’errore non è stato solo quello di garantire incentivi troppo elevati alle FER, ma ben più grave è stato quello di non aver mai chiarito i reali obiettivi dello sviluppo delle rinnovabili. Se gli obiettivi delle FER fossero solo la riduzione dei gas serra e la sicurezza degli approvvigionamenti non vi sarebbe motivo per differenziare gli incentivi tra le fonti. Possono esistere altri obiettivi, quali il miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane, ma gli incentivi dovrebbero essere limitati solo alle fonti e agli ambiti dove questi obiettivi sono perseguibili.
Gli errori del passato hanno lasciato un’eredità di oltre 200 miliardi  a carico delle bollette elettriche. In Italia gli oneri di sistema pesano molto più che nel resto d’Europa e sarebbe necessario riallocare almeno una quota dei costi sulla fiscalità generale.
Nel lungo periodo, l’idea si basa su una produzione rinnovabile distribuita e sull’accumulo elettrico, stabilendo in che misura combinare l’accumulo distribuito con soluzioni centralizzate o“di quartiere” meno costose e più facilmente gestibili.
6. Riformare il mercato elettrico all’ingrosso. Il rapido incremento di impianti da fonti rinnovabili, in massima parte non in grado di fornire servizi di rete, ha compromesso il funzionamento del Mercato del giorno prima (MGP). Per risolvere le problematiche che ne sono derivate, si propone di introdurre il vincolo della disponibilità di riserva nell’algoritmo di soluzione del mercato e un meccanismo di remunerazione differenziato per le FER non programmabili, con il duplice scopo di essere selezionate (e remunerate) e di evitare che si formi un prezzo basso. In tal modo l’esito del MGP sarebbe definito su due “marginal price” di cui quello di maggior valore della produzione programmabile sarebbe affidata al mercato, mentre quello delle FER inferiore, sarebbe solo apparentemente penalizzata perché già ora esse subiscono gli effetti economici degli esiti del MGP a prezzo minimo, proprio quando la produzione rinnovabile è massima.
7. Mercato elettrico al dettaglio: eliminare l’Acquirente Unico non significa liberalizzare, ma penalizzare i clienti domestici. La scarsa mobilità dei clienti della maggior tutela viene spesso attribuita all’AU che sarebbe inefficiente negli acquisti dell’energia, ma si afferma pure che i suoi prezzi sarebbero troppo bassi per consentire agli operatori del mercato libero di fare offerte appetibili. La soppressione dell’AU, tuttavia, e il passaggio dei clienti alle società di vendita dei distributori non sarebbe una corretta soluzione, in quanto:
– non sarebbe una “liberalizzazione” perché già oggi tutti i clienti sono liberi;
– non favorirebbe la concorrenza perché eliminerebbedal mercato uno dei principali concorrenti;
– penalizzerebbe ingiustamente una parte dei clienti domestici, quella più vulnerabile.
8. Rendere più efficaci le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, attraverso la stabilizzazione dello strumento incentivante e la “portabilità” del credito fiscale decennale, consentendo, ad esempio, ai cittadini di scontarlo in banca e recuperare così subito una parte consistente dell’investimento. Tale operazione che non ha costi e non avrebbe conseguenze sul debito pubblico dello Stato, consentendo ai soggetti investitori, soprattutto ai privati con minori risorse, di ridurre i fabbisogni di finanziamento e aumentandone al contempo la propensione alla spesa.
9. Riqualificare in modo spinto l’edilizia esistente, attraverso interventi di efficienza energetica su interi edifici che potrebbero consentire risparmi del 60-80%, rispetto a quelli ottenibili sulle singole unità immobiliari. Il meccanismo potrebbe essere attivato tramite la Cassa Depositi e Prestiti che costituirebbe un Fondo cui i proprietari accedono tramite i Comuni, mentre lo Stato riconoscerebbe al Fondo un credito di imposta analogo alle detrazioni fiscali. Il Fondo potrebbe utilmente operare anche per gli immobili del settore pubblico, consentendo di superare senza rischi per i bilanci pubblici il vincolo che impedisce di utilizzare le risorse di parte corrente per investimenti in efficienza energetica.
10. Sostenere una politica industriale per l’efficienza energetica nella forma di un più incisivo intervento pubblico per il rilancio della ricerca industriale nel settore, intervenendo con due finalità distinte e complementari:
– rendere disponibili sistemi di incentivazione degli interventi di efficienza energetica che abbiano caratteristiche, in termini di semplicità e intensità degli aiuti, proporzionati al target dimensionale delle imprese;
– rendere disponibili strumenti per promuovere la capacità delle imprese italiane di progettare, produrre e gestire sistemi di efficienza energetica e di competere con efficacia anche nel mercato internazionale.
Ciò presuppone un più incisivo intervento pubblico, eliminando, per esempio il riferimento alla sola ricerca incrementale nell’attuale norma della Legge di stabilità, almeno per l’efficienza energetica, unita ad un significativo incremento delle risorse pubbliche destinate ad incentivare questi investimenti.
Nel settore energetico stiamo attraversando un momento di grande evoluzione, trasformazione, sperimentazione. Ci vuole una nuova accezione di politica energetica, ottimizzando le diverse variabili:  competitività, costi, sicurezza nell’ approvvigionamento, sostenibilità ambientale”, ha osservato a sua volta il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi che a proposito di rinnovabili ha aggiunto che “in Europa e in Italia abbiamo raggiunto un eccellente obiettivo nella produzione delle rinnovabili, perché abbiamo incentivato molto il settore. Abbiamo iniziato un percorso verso la riduzione della bolletta e vorremmo continuare su questa ottica. Oggi le rinnovabili hanno raggiunto uno stato di maturità industriale”.
Il Ministro ha poi annunciato che a breve ci sarà un decreto per la riforma degli incentivi, che dovrebbe contenere “criteri chiari sull’innovazione tecnologica con un’ottica industriale, incentivando le filiere produttive” e prevedendo “incentivi commisurati al beneficio ambientale assegnati con procedure competitive”.

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