Aree protette e parchi Biodiversità e conservazione

Popolazioni indigene e comunità locali preservano la biodiversità

Un nuovo Rapporto di vari organizzazioni e organismi globali indica che il 36% delle aree chiave per la biodiversità del Pianeta si trovano attualmente nelle aree abitate dalle popolazioni indigene e comunità locali (IPLC), senza il cui coinvolgimento è impensabile di poter conseguire gli obiettivi di biodiversità 2021-2030.

Gli obiettivi per il quadro globale sulla biodiversità post-2020 che la prossima Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD-COP15) dovrà adottare (Kunming, 11-24 ottobre 2021) non saranno raggiungibili senza la piena inclusione delle popolazioni indigene e locali.

È il messaggio del Rapporto 2021 The state of Indigenous Peoples’ and Local Communities’ lands and territories”, prodotto in collaborazione da varie organizzazioni per la conservazione, ONG per i diritti umani, alleanze globali, organismi delle Nazioni Unite, esperti e organizzazioni delle popolazioni indigene e comunità locali (IPLC), che evidenzia il ruolo cruciale degli IPLC nella protezione della natura e della biodiversità a livello globale e le pressioni che minano la loro capacità di continuare a svolgere questo importante ruolo.

Compilato con set di dati globali e mappe e competenze delle varie organizzazioni, il Rapporto rileva che il 91% delle terre IPLC è considerato in buone o discrete condizioni ecologiche e almeno il 36% della superficie terrestre globale coperta da aree chiave di biodiversità (KBA) attualmente identificate si trova all’interno delle terre IPLC, fornendo ulteriori prove che la custodia delle IPLC è coerente con la conservazione della biodiversità.

Per generazioni, queste terre sono state protette e conservate dalle comunità che vivono su di esse e accanto ad esse, evidenziando il ruolo inestimabile, ma spesso trascurato, che gli IPLC hanno a lungo svolto nella conservazione della natura a livello globale.  

Se per una persona la parte più protetta del suo corpo fosse il cuore, quale sarebbe per la Terra? – ha dichiarato Giovanni Reyes, Presidente del Consorzio filippino del Consorzio globale delle aree conservate dalle popolazioni indigene e comunitarie (ICCA) – Il rapporto indica che tuttora nelle terre e nei territori a lungo posseduti da popolazioni indigene e comunità locali prospera un terzo della biodiversità mondiale. Mi piacerebbe saper se esista un sistema di protezione migliore o una “prescrizione” per la salute malata del Pianeta oltre alla custodia delle IPLC”.

Mentre i Paesi stanno proseguendo nei negoziati che entro la fine dell’anno dovranno definire il nuovo quadro globale della biodiversità, il rapporto sottolinea l’importanza di garantire che i popoli indigeni e le comunità locali siano valorizzati e sostenuti nella difesa e nel ripristino delle loro terre e dei loro territori, nell’anno del Decennio ONU per il ripristino dell’ecosistema come parte degli sforzi di conservazione, e per affrontare le pressioni in continuo sviluppo.

Un approccio alla conservazione basato sui diritti aiuterà a garantire che gli IPLC ottengano il pieno riconoscimento dei loro diritti sulla terra e sulle risorse, il rispetto per la loro leadership e governance, nonché il loro consenso libero, preventivo e informato nella creazione di aree protette e conservate. Qualsiasi sforzo di conservazione globale, inclusi gli appelli a proteggere e conservare almeno il 30% della terra, delle acque dolci e degli oceani del mondo entro il 2030, dipende da una forte partecipazione e leadership dell’IPLC e sarà irraggiungibile senza di loro. 

Anche se è incoraggiante vedere crescere lo slancio globale per affrontare la crisi senza precedenti della natura del Pianeta, è fondamentale che il ruolo delle popolazioni indigene e delle comunità locali nella conservazione della natura non venga più trascurato – ha affermato Delfin Ir. Ganapin, a capo della Global Governance Practice del WWF International – Mentre tentiamo di riparare il nostro rapporto interrotto con la natura, dobbiamo imparare dai custodi storici della natura e sostenere pienamente i loro sforzi per proteggere, difendere e ripristinare le loro terre e acque. Per creare un futuro sostenibile, resiliente e rispettoso della natura per tutti, dobbiamo agire oggi e riconoscere e sfruttare i contributi alla conservazione delle popolazioni indigene e delle comunità locali“.

Uno Studio condotto da un folto gruppo internazionale di ricercatori coordinato dal Department of Human Ecology della Rutgers University (NJ-USA) e pubblicato lo scorso anno ha dimostrato e confermato l’importanza delle conoscenze indigene e locali per il monitoraggio dei cambiamenti ecosistemici e delle iniziative di conservazione.

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