Biodiversità e conservazione

Perdita di foreste: nel 2024 picco spaventoso a causa di incendi

Secondo l’ultimo rapporto del Global Forest Watch del World Resources Institute e del Global Land Analysis and Discovery (GLAD Lab) dell’Università del Maryland, la perdita di foreste nel 2024 è aumentata quasi del doppio rispetto al 2023 e, per la prima volta, la causa principale non è stata l’agricoltura, bensì gli incendi alimentati dai cambiamenti climatici.

La perdita di foreste a livello globale ha raggiunto livelli record nel 2024, quasi il doppio rispetto al 2023, a causa di un aumento catastrofico degli incendi.

Lo certifica il Global Land Analysis and Discovery (GLAD Lab) del Dipartimento di Scienze Geografiche dell’Università del Maryland che studia metodi, cause e impatti del cambiamento della superficie terrestre globale, tramite immagini di osservazione della Terra, rese disponibili sulla Piattaforma Global Forest Watch del World Resources Institute (WRI).

La sola perdita di foreste primarie tropicali ha raggiunto i 6,7 milioni di ettari, quasi il doppio rispetto al 2023 e un’area quasi delle dimensioni di Panama, al ritmo di 18 campi da calcio al minuto. Si tratta di alcuni degli ecosistemi forestali più importanti, fondamentali per i mezzi di sussistenza, lo stoccaggio del carbonio, l’approvvigionamento idrico, la biodiversità e altro ancora. La loro perdita nel solo 2024 ha causato 3,1 gigatonnellate (Gt) di emissioni di gas serra, equivalenti a poco più delle emissioni annuali di CO2 derivanti dall’uso di combustibili fossili in India.

Per la prima volta nella storia recente della deforestazione sono stati gli incendi, non l’agricoltura, la causa principale della perdita di foreste primarie tropicali, rappresentando quasi il 50% della distruzione totale. Questo segna un netto cambiamento rispetto agli anni recenti, quando gli incendi si sono attestati in media solo al 20%. Nel frattempo, anche la perdita di foreste primarie tropicali causata da altre cause è aumentata del 14%, un incremento significativo dal 2016.  

Nonostante alcuni sviluppi positivi, in particolare nel Sud-est asiatico, la tendenza generale si sta evolvendo o in una direzione preoccupante. I leader di 143 Paesi hanno firmato alla COP21 di Glasgow la Declaration on Forest and Land Use, promettendo di arrestare e invertire la perdita di foreste entro il 2030, ma siamo in modo allarmante lontani dal rispettare questo impegno: dei 20 paesi con la più grande superficie di foresta primaria, 17 registrano oggi una perdita di foresta primaria maggiore rispetto a quando è stato firmato l’Accordo

Le conseguenze della perdita di foreste nel 2024 sono state devastanti sia per le persone che per il Pianeta. A livello globale, gli incendi hanno emesso 4,1 gigatonnellate di gas serra, rilasciando oltre 4 volte le emissioni di tutti i viaggi aerei nel 2023, hanno peggiorato la qualità dell’aria, metendo a dura prova le risorse idriche e hanno minacciato la vita e i mezzi di sussistenza di milioni di persone. 

“Questo livello di perdita di foreste è diverso da qualsiasi cosa abbiamo visto in oltre 20 anni di dati – ha dichiarato Elizabeth Goldman, co-Direttrice del Global Forest Watch del WRI – È un allarme rosso globale, un invito collettivo all’azione per ogni Paese, ogni azienda e ogni persona che abbia a cuore la salvaguardia di un pianeta vivibile. Le nostre economie, le nostre comunità, la nostra salute: niente di tutto ciò può sopravvivere senza foreste”. 

Mentre gli incendi sono naturali in alcuni ecosistemi, quelli nelle foreste tropicali sono per lo più causati dall’uomo, spesso appiccati su terreni agricoli o per preparare nuove aree per l’agricoltura. Nel 2024, l’anno più caldo mai registrato, condizioni estreme alimentate dai cambiamenti climatici e da El Niño hanno reso questi incendi più intensi e difficili da controllare. Sebbene le foreste abbiano la capacità di riprendersi dagli incendi, la pressione combinata della conversione del territorio e dei cambiamenti climatici può ostacolare tale recupero e aumentare la probabilità di futuri incendi

I primi 10 Paesi per la perdita di foreste primarie tropicali sono passati dal 2023 al 2024, con la Bolivia che sale al secondo posto (fonte: WRI)

Paesi con il più alto tasso di perdita di foreste 
Il Brasile, paese con la più grande area di foresta tropicale, ha rappresentato il 42% di tutta la perdita di foresta primaria tropicale nel 2024. Gli incendi, alimentati dalla peggiore siccità mai registrata, hanno causato il 66% di tale perdita, un aumento di oltre sei volte rispetto al 2023. Anche la perdita di foresta primaria per altre cause è aumentata del 13%, per lo più a causa dell’agricoltura su larga scala per la soia e dell’allevamento di bestiame, comunque inferiore ai picchi registrati nei primi anni 2000 e nell’era del Presidente Bolsonaro. L’Amazzonia ha registrato la più alta perdita di copertura arborea dal 2016, come il Pantanal

La perdita di foresta primaria in Bolivia è aumentata vertiginosamente del 200% nel 2024, raggiungendo 1,5 milioni di ettari (3,7 milioni di acri). Per la prima volta, il Paese si è classificato al secondo posto per perdita di foresta primaria tropicale, superando la Repubblica Democratica del Congo, nonostante abbia meno della metà della sua superficie forestale. Oltre la metà della perdita è stata causata da incendi, spesso appiccati per disboscare terreni per coltivazioni di soia, bestiame e canna da zucchero, che si sono trasformati in mega-incendi a causa della grave siccità. Le politiche governative che promuovono l’espansione agricola hanno aggravato il problema.

In Colombia, la perdita di foresta primaria è aumentata di quasi il 50%. Tuttavia, a differenza di altre parti dell’America Latina, gli incendi non sono stati la causa principale. Le perdite non legate agli incendi sono invece aumentate del 53%, a causa dell’instabilità derivante dalla rottura dei negoziati di pace, tra cui l’estrazione mineraria illegale e la produzione di coca.

Nel 2024, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e la Repubblica del Congo (ROC) hanno registrato i livelli più alti di perdita di foresta primaria mai registrati. Nella Repubblica del Congo, la perdita di foresta primaria è aumentata del 150% rispetto all’anno precedente, con incendi che hanno causato il 45% dei danni, aggravati da condizioni insolitamente calde e secche. Come l’Amazzonia, il bacino del Congo svolge un ruolo cruciale come pozzo di carbonio, ma l’aumento degli incendi e la perdita di foresta ora minacciano la sua funzione vitale. Nella RDC, la povertà, la dipendenza dalle foreste per cibo ed energia e il conflitto in corso guidato da gruppi ribelli hanno alimentato l’instabilità e portato a un aumento del disboscamento, alimentando ulteriormente la perdita di foresta.   

Al contrario, nel Sud-est asiatico si notano segnali di progresso. L’Indonesia ha ridotto la perdita di foresta primaria dell’11%, invertendo un trend in costante aumento tra il 2021 e il 2023. Gli sforzi compiuti dall’ex presidente Joko Widodo per ripristinare i terreni e contenere gli incendi hanno contribuito a mantenere bassi i tassi di incendi, anche in un contesto di siccità diffusa. Analogamente, la Malesia ha registrato un calo del 13% ed è uscita per la prima volta dalla top 10 dei paesi per perdita di foresta primaria tropicale. 

L’aumento della perdita di foreste si è esteso anche oltre i tropici. Il mondo ha registrato un aumento del 5% della perdita totale di copertura arborea rispetto al 2023, raggiungendo i 30 milioni di ettari, un’area grande quanto l’Italia. Questo aumento è stato in parte determinato dalle intense stagioni degli incendi in Canada e Russia, segnalando per la prima volta che incendi di vasta portata hanno interessato sia le foreste tropicali che quelle boreali da quando è iniziata la rilevazione da parte del Global Forest watch.

“Il 2024 è stato l’anno peggiore mai registrato per la perdita di foreste causata dagli incendi, superando il record stabilito solo l’anno scorso ha affermato Peter Potapov, Professore di Ricerca presso l’Università del Maryland e co-Direttore del GLAD Lab – Se questa tendenza continuasse, potrebbe trasformare in modo permanente aree naturali critiche e liberare grandi quantità di carbonio, intensificando il cambiamento climatico e alimentando incendi ancora più estremi. Si tratta di un circolo vizioso pericoloso che non possiamo permetterci di innescare ulteriormente”. 

Per raggiungere l’obiettivo globale di arrestare la perdita di foreste entro il 2030, il mondo deve ridurre la deforestazione del 20% ogni anno, a partire da subito. Al contrario, il 2024 ha segnato un aumento dell’80% nella perdita di foreste primarie tropicali. Per contrastare questa perdita, il mondo ha bisogno di azioni su più fronti: na più efficace prevenzione degli incendi; catene di approvvigionamento delle materie prime a deforestazione zero; migliore applicazione delle normative commerciali: maggiori finanziamenti per la protezione delle foreste, in particolare per le iniziative guidate dalle popolazioni indigene. 

Per raggiungere questo obiettivo saranno necessarie volontà politica, strategie nazionali adattate alle realtà locali e un maggiore sostegno da parte delle nazioni più ricche per garantire che le foreste rimangano intatte e siano considerate più preziose da vive che da perdute.  

Immagine di copertina: Western Fire Chiefs Association

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