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Dopo battaglie e lunghe trattative: l’ “Orso Spirito Bianco” è salvo!

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Dopo battaglie che sono iniziate nel 1990 e lunghe trattative che sono iniziate nel 2000, è stato concluso l’Accordo tra il Governo della Columbia Britannica (Canada) e le Prime Nazioni Indigene, come vengono chiamate le rappresentanze politiche delle circa 25 comunità preesistenti alla colonizzazione.

L’accordo, sostenuto da GreenpeaceForest EthicsSierra Club British Columbia e imprese forestali, sancisce la protezione di 3 milioni di ettari di foresta pluviale temperata che si affaccia sull’Oceano Pacifico, una delle aree più spettacolari e ricche di biodiversità del mondo. Non casualmente sono state girate qui alcune scene, tra cui l’attacco dell’orso al cacciatore di pelli Hugh Glass (Leonardo Di Caprio), di “The Revenant” (Il Redivivo) del regista messicano Alejandro González Iñárritu, il film che ha trionfato alla cerimonia dei Golden Globes 2016, durante i quali è stato premiato come Miglior regiaMiglior film drammatico e Miglior attore in un film drammatico, e candidato a ben 12 Premio Oscar 2016.

Un tempo le foreste pluviali si estendevano lungo le aree costiere di vari continenti, mentre ora quelle della Columbia Britannica, dell’Alaska e del Cile, sono le ultime foreste primarie della Terra. Solo alcuni secoli fa, tutta la Columbia Britannica era ricoperta di tali foreste le cui rigogliose vegetazioni sono state favorite da particolari condizioni climatiche. I venti che spirano dal Pacifico verso il Nord-America si caricano di umidità che viene rilasciata sotto forma di abbondanti precipitazioni nel momento in cui incontrano la catena delle Montagne Rocciose.

Lungo questa fascia costiera canadese si è formato uno degli scenari vegetazionali più spettacolari del Pianeta, con alberi che possono raggiungere quasi 100 metri di altezza e arrivare fino a 1.500 anni di età, come l’abete di Sitka (Picea sitchensis) e il cedro rosso occidentale (Thuja placata).

Purtroppo uno sfruttamento eccessivo attuato soprattutto con il taglio a raso, consistente nell’abbattimento di tutti gli alberi di un’area, ha ridotto della metà l’estensione originaria di queste foreste.

Come ogni ecosistema, la vita in queste foreste è strettamente interconnessa, tanto che qualsiasi intervento su una parte, animale o pianta che sia, rischia di mettere a repentaglio l’intero ecosistema.
Lungo la costa e tra i fiordi vive la più grande popolazione mondiale di orche (Orcinus orca, attratte dalla grande concentrazione di salmoni (Salmo salar) che risalgono i fiumi per la riproduzione in primavera ed estate.

Tra i vertebrati che popolano le foreste ci sono i daini dalla coda nera (Dama dama), il lupo grigio (Canis lupus), le capre di montagna (Capra aegagrus), il coguaro (Puma concolor), l’orso grizzly (Ursus arctos horribilis) e, soprattutto, una delle specie di orso a rischio di estinzione: l’orso Kermode (Ursus americanus kermodei) dal mantello bianco o crema.

Con la delimitazione in verde è l’habitat di 65.000 Kmq di superficie dell’orso Kermode (Fonte: Ministero delle Foreste, dei Suoli e delle Risorse Naturali della British Columbia).

Non si tratta di orso polare (Ursus thalassarctos), né di una forma albina, bensì di una rare sub-specie di orso bruno (Ursus arctos), presente solo in questa area, dovuta ad un gene recessivo, presente in entrambi i genitori, che viene mantenuto per tutta la vita e che determina una nascita di orso dal mantello chiaro su 10.

Secondo la leggenda che le popolazioni indigene si tramandano, molto tempo fa l’habitat dell’orso Kermode era ricoperta di ghiaccio e neve. Il Corvo (nella mitologia dei nativi americani era uno degli animali in cui si incarnavano gli esseri spirituali), vedendo questa desolata distesa innevata, decise di rendere la terra verde e rigogliosa a beneficio della popolazione residente, ma per rammentarle la precedente miseria nella quale viveva decise di far nascere un orso bianco come la neve ogni dieci.

Forse questa folcloristica storia vuole trasmettere la memoria delle trascorse ere glaciali.
Anche oggi le popolazioni Kitasoo/Xai’xais chiamano il Kermode moskgm’ol’ (orso bianco).

Ora, in base all’Accordo, in oltre l’85% della “Foresta dell’Orso Spirito Bianco” sarà proibito il disboscamento e nel restante 15% del territorio – circa 550 mila ettari – sarà consentita la silvicoltura a fini commerciali, seppur soggetta a uno dei regolamenti più severi al mondo.
I diritti dei popoli nativi e quelli ambientali si sono quindi fusi e fanno ora parte del processo decisionale sulle forme di gestione sostenibile delle foreste.

Questo accordo rappresenta un fondamentale passo in avanti, perché dimostra come il rispetto dei diritti delle popolazioni indigene, la salvaguardia della fauna selvatica, la protezione ambientale e gli interessi economici possano coesistere nel migliore dei modi – ha affermato Richard Brooks, coordinatore della Campagna Foreste di Greenpeace Canada – Quanto ottenuto consolida il controllo dei popoli indigeni sui loro territori originari, e garantisce l’integrità ecologica di un ricco e antico sistema di boschi ed isole”.

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