La Commissione UE ha adottato un pacchetto di politiche industriali per aiutare le imprese a concretizzare la crescita sostenibile e creare occupazione. Alcune sono già state adottate, come quelle per la cibersicurezza dell’industria e le politiche commerciali innovative, altre, come quelle sulle plastiche e la mobilità pulita, verranno adottate nel corso dell’autunno.
Le nuove tecnologie di produzione stanno trasformando il paesaggio industriale europeo e svolgono un ruolo di crescente importanza nel determinare la capacità concorrenziale delle imprese europee sulla scena mondiale. Queste creeranno occupazione attraverso diversi canali e quelle più produttive potranno rivelarsi vantaggiose per l’economia in generale ed eventualmente esercitare effetti più incisivi sulla natura e la disponibilità del lavoro. Il futuro dell’industria europea dipenderà dalla sua capacità di adattamento continuo e di innovazione investendo nelle nuove tecnologie e accettando i cambiamenti prodotti dall’incremento della digitalizzazione e dalla transizione verso un’economia circolare e a basse emissioni di carbonio. Al tempo stesso la concorrenza a livello mondiale è più accesa che in passato e i vantaggi derivanti dalla globalizzazione e dal progresso tecnologico sono distribuiti in maniera disomogenea nelle nostre società.
La Commissione UE intende affrontare questa situazione ed ha presentato il 18 settembre 2017 la nuova Strategia di politica industriale dell’UE, peraltro anticipata dal Presidente Jean-Claude Juncker che nel corso del suo annuale discorso sullo Stato dell’Unione (13 settembre 2017) aveva dichiarato di voler “rendere la nostra industria più forte e più competitiva. La nuova strategia di politica industriale intende aiutare le nostre industrie a rimanere o diventare leader mondiali dell’innovazione, della digitalizzazione e della decarbonizzazione“, che riunisce tutte le iniziative orizzontali e settoriali, siano esse esistenti o nuove.
La Strategia chiarisce i compiti che dovranno assolvere tutti i soggetti coinvolti e istituisce occasioni di incontro – una Giornata annuale dell’industria, la cui prima edizione si è tenuta nel febbraio 2017, e una Tavola rotonda industriale ad alto livello – che consentiranno in particolare all’industria e alla società civile di orientare in futuro le azioni di politica industriale.
“Accettando i cambiamenti tecnologici, convertendo gli investimenti per la ricerca in idee imprenditoriali innovative e continuando ad agire da precursori nella creazione dell’economia circolare e a basse emissioni di carbonio – ha affermato Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, presentando la Strategia assieme al Commissario Bieńkowska – creeremo le premesse per un’industria europea intelligente, innovativa e sostenibile“.
I principali elementi salienti della strategia di politica industriale dell’UE comprendono:
– un pacchetto globale teso a rafforzare la cibersicurezza dell’industria, nel quale rientrano la creazione di un Centro europeo per la ricerca e le competenze in materia di cibersicurezza, al fine di sostenere lo sviluppo di capacità tecnologiche e industriali nel campo della cibersicurezza, nonché un sistema di certificazione europeo per i prodotti e i servizi, riconosciuto in tutti gli Stati membri (adottato il 13 settembre 2017);
– una proposta di regolamento sul libero flusso dei dati non personali, che permetterà la libera circolazione dei dati attraverso le frontiere, contribuendo a modernizzare l’industria e creare un vero e proprio spazio comune europeo dei dati (adottata il 13 settembre 2017);
– una nuova serie di azioni riguardanti l’economia circolare, tra le quali una strategia sulla plastica, e misure volte a migliorare la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la loro conversione in bioprodotti e bioenergia (autunno 2017);
– un insieme di iniziative tese a modernizzare il quadro per la proprietà intellettuale, tra le quali una relazione sul funzionamento della direttiva sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e una comunicazione relativa a un quadro europeo equilibrato, chiaro e prevedibile di concessione di licenze per i brevetti essenziali (autunno 2017);
– un’iniziativa per migliorare il funzionamento degli appalti pubblici nell’UE, comprendente un meccanismo volontario finalizzato a fornire chiarimenti e orientamenti alle autorità che pianificano grandi progetti infrastrutturali (autunno 2017);
– l’ampliamento dell’agenda per le competenze a nuovi settori industriali fondamentali, quali l’edilizia, la siderurgia, l’industria cartaria, le tecnologie verdi e l’energia rinnovabile, l’industria manifatturiera e il trasporto marittimo (autunno 2017);
– una strategia sulla sostenibilità finanziaria al fine di orientare meglio i flussi di capitale privato verso investimenti più sostenibili (inizio 2018);
– iniziative per una politica commerciale equilibrata e innovativa e un quadro europeo per il controllo degli investimenti esteri diretti che possono costituire una minaccia alla sicurezza o all’ordine pubblico (adottato il 13 settembre 2017);
– un elenco riveduto delle materie prime critiche, mediante il quale la Commissione continuerà a dare il proprio sostegno affinché all’industria manifatturiera dell’UE sia garantita la fornitura sicura, sostenibile ed economicamente accessibile di tali materie prime (adottato il 13 settembre 2017);
– nuove proposte in materia di mobilità pulita, competitiva e interconnessa, comprendenti standard più severi in materia di emissioni di CO2 di autovetture e furgoni, un piano d’azione sulle infrastrutture per i carburanti alternativi, volto a sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, e interventi per promuovere la guida autonoma (autunno 2017). Al riguardo osserviamo che l’Associazione dei costruttori europei di auto (AECA) ha lanciato da Francoforte dove è in corso il Salone dell’Auto (14-24 settembre 2017) un messaggio chiaro alla Commissione UE di richiesta di rinvio al 2030 dell’ulteriore taglio delle emissioni di CO2 (link: sulla base del “principio di condizionalità” ovvero della bassa domanda di auto elettriche da parte del mercato e dalla scarsa disponibilità delle infrastrutture di ricarica, ma anche delle implicazioni sociali della transizione a veicoli a basse emissioni visto che l’industria dell’auto europea dà lavoro a 12,6 milioni di persone, pari al 5,7% degli occupati nella UE) , sulla base del “principio di condizionalità” ovvero della bassa domanda di auto elettriche da parte del mercato e dalla scarsa disponibilità delle infrastrutture di ricarica.
“Numerose industrie europee si trovano ad una svolta – ha sottolineato Elżbieta Bieńkowska, Commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI – Al giorno d’oggi parlare di politica industriale vuol dire rendere le nostre industrie in grado di concretizzare la crescita sostenibile e creare occupazione per le nostre regioni e i nostri cittadini“.
Queste politiche orizzontali riguardanti tutti i settori sono integrate da una serie di politiche specifiche destinate a settori strategici, segnatamente: una strategia spaziale, volta a sviluppare ulteriormente l’industria spaziale europea, già forte e competitiva; una proposta per il Fondo europeo della difesa, che fungerà da catalizzatore per un’industria europea della difesa forte e innovativa; nonché un’ampia varietà di iniziative a favore di un’industria automobilistica pulita, sostenibile e competitiva (tra le quali l’iniziativa “L’Europa in movimento“, le azioni per ridurre l’inquinamento atmosferico causato dai veicoli e l’azione GEAR2030 ovvero la costituzione di nuovo gruppo di lavoro specificamente per affrontare le tematiche connesse all’automazione e all’uso sempre più invasivo dell’elettronica nei veicoli) e una comunicazione sull’acciaio finalizzata ad assicurare che l’industria siderurgica europea possa competere lealmente sui mercati mondiali.
Secondo la Commissione UE, l’attuazione pratica di questa strategia olistica è una responsabilità condivisa. Il suo successo dipenderà dall’impegno e dalla cooperazione delle istituzioni dell’UE, degli Stati membri, delle regioni e, in misura ancora maggiore, dalla partecipazione attiva dell’industria stessa.