Ha preso avvio il 1° gennaio 2016 la riforma delle tariffe per i clienti domestici di energia elettrica, approntata dall’Autorità (AEEGSI), che dovrebbe concludersi a regime il 1° gennaio 2018.
I “benefici”, tuttavia, non convincono alcune Associazioni ambientaliste, del solare e dei consumatori, che hanno lanciato una petizione online per la raccolta di firme contro il provvedimento, dopo aver presentato esposti all’AGCM e alla Commissione UE.
Dal 1° gennaio 2016 la bolletta elettrica dei 30 milioni di utenti domestici italiani subirà una rivoluzione: dopo oltre 40 anni viene eliminata gradualmente la struttura progressiva delle tariffe di rete e per gli oneri generali di sistema ovvero con un costo unitario del kWh che cresce per scaglioni all’aumentare dei prelievi.
Lo prevede la Deliberazione del 2 dicembre 2015 dell’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Servizio Idrico (AEEGSI) cui il D.lgs. n. 102/2014, attuativo della Direttiva 27/2012/UE sull’efficienza energetica, aveva assegnato il compito (art. 11, comma 3) di approntare provvedimenti tesi ad “adeguare le componenti della tariffa elettrica da essa stessa definite, con l’obiettivo di superare la struttura progressiva rispetto ai consumi e adeguare le predette componenti ai costi del relativo servizio, secondo criteri di gradualità. L’adeguamento della struttura tariffaria deve essere tale da stimolare comportamenti virtuosi da parte dei cittadini, favorire il conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica e non determinare impatti sulle categorie di utenti con struttura tariffaria non progressiva”.
L’Autorità aveva elaborato il Documento “Riforma delle tariffe di rete e delle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema per i clienti domestici di energia elettrica” che è stato posto a Consultazione fino al 16 marzo 2015 e successivamente, come affermato, è giunta alla delibera sopra richiamata.
Al termine del processo di riforma, che ha preso avvio il 1° gennaio 2016 e si completerà il 1° gennaio 2018, la tariffa di rete (cioè i costi pagati per la trasmissione, distribuzione e misura dell’energia elettrica) e la tariffa per gli oneri di sistema (cioè i costi per sostenere attività di interesse generale per il sistema elettrico), in totale oltre il 40% della nostra bolletta, saranno uguali per tutti e per ogni livello di consumo.
Ogni utente pagherà per i servizi che utilizza e la gradualità permetterà di evitare eccessivi effetti su chi oggi con bassi consumi pagava un po’ meno, mentre chi pagava di più per consumi più elevati, anche per effetto del sovra-costo sopportato per sussidiare chi consumava di meno, pagherà l’esatto corrispettivo del servizio.
Per le famiglie in reale stato di bisogno, a basso reddito, l’Autorità ha poi previsto un ammortizzatore che annullerà ogni possibile effetto negativo. Lo strumento è il bonus sociale di sconto, capace di intercettare chi è in concreta difficoltà che già dal 2016 non avranno alcun aggravio di spesa, mantenendo allo stesso tempo la propria agevolazione.
A regime, per neutralizzare ogni effetto, l’Autorità ha segnalato a Governo e Parlamento l’opportunità di rafforzare stabilmente il bonus, sia in termini di intensità, portando lo sconto sulla bolletta dall’attuale 20% fino al 35% della spesa, sia con un ampliamento della platea di chi ne ha diritto.
Il processo di gradualità ha previsto che dal 1° gennaio 2016 rimanga invariata la struttura tariffaria a scaglioni, e solo le tariffe per i servizi di rete vedranno una riduzione del 25% del sussidio incrociatofinora esistente.
Dal 1° gennaio 2017 i servizi di rete vedranno applicata la tariffa piena non progressiva e sarà effettuato il primo intervento sulla tariffa per gli oneri di sistema, diminuendo l’effetto di progressività e limitando a 2 scaglioni il consumo annuo.
Dal 1° gennaio 2018 la riforma andrà a regime, con l’applicazione della tariffa non progressiva agli oneri generali di sistema.
Secondo i calcoli dell’Autorità per il cliente tipo (con consumi medi di 2.700 kWh all’anno e una potenza di 3 kW) l’impatto della riforma sarebbe di 0,9 euro al mese nel 2016, 0,09 euro al mese nel 2017 e 0,76 euro al mese nel 2018, per un aumento totale di 21 euro stimabile tra 1° gennaio 2015 e 1° gennaio 2018.
Per le famiglie numerose, con consumi medi, ad esempio, di 3.200 kWh/anno, il risparmio stimato complessivo in questi tre anni sarebbe di circa 46 euro, poiché la bolletta annua scenderebbe dai 668 euro a 622 euro; ancora maggiore il risparmio di chi ha consumi con potenza maggiorata.
Le famiglie monocomponente, con consumi medi di 1.500 kWh/anno, registrerebbero gradualmente un impatto comprensivo di tasse di 2 euro al mese nel 2016, di 3,7 euro al mese nel 2017 e di 0,6 euro al mese nel 2018, con la spesa media che aumenterebbe di 78 euro passando da 256 euro nel 2015 a 334 euro nel 2018.
Secondo l’AEEGSI, la riforma della tariffa consentirà anche di liberare il potenziale di installazione di apparecchiature elettriche efficienti (come per esempio le pompe di calore, le auto elettriche o le piastre a induzione per cucinare), oggi frenate dagli eccessivi costi di utilizzo per la progressività della tariffa, i consumi elettrici che potranno essere sostitutivi di quelli di altri vettori energetici (gas, gpl o altro), per loro natura molto meno rinnovabili, portando anche ad un ulteriore possibile risparmio complessivo. Inoltre queste apparecchiature elettriche sono quelle che meglio si adattano ad un aumento della penetrazione delle fonti rinnovabili, dei sistemi di accumulo, e dell’energia da loro stesse prodotta, sia di provenienza dalla rete sia autoprodotta e consumata sul posto con i piccoli impianti di produzione rinnovabili sempre più diffusi.
Non la pensano così, Adusbef, Codici Associazione Consumatori, Greenpeace, ITALIA Solare, Kyoto Club, Legambiente e WWF, che hanno presentato un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e uno alla Commissione UE, sia per la Delibera in questione che per quella, sempre dell’AEEGSI, del 12 novembre 2015 “Regolazione dei servizi di connessione, misura, trasmissione, distribuzione, dispacciamento e vendita nel caso di sistemi di distribuzione chiusi (SDC)”, in particolare dell’art. 12 dell’Allegato A che bloccherebbe le reti elettriche private.
Le due Delibere, secondo le Associazioni, “fissano al di fuori di ogni logica di concorrenza i ricavi dei distributori e vietano le reti elettriche private, con un duplice effetto: eliminazione di ogni segnale di concorrenza e mercato nel settore della distribuzione elettrica; discriminazione del mercato della generazione distribuita e dell’efficienza energetica rispetto al mercato della generazione centralizzata di energia. Il tutto in palese controtendenza rispetto agli indirizzi della Comunità Europea che richiedono tariffe di distribuzione flessibili mirate a rendere più efficiente la rete e stimolare l’autoconsumo di energia e l’efficienza energetica”.
Alcune delle summenzionate Associazioni (Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente, Codici Associazioni Consumatori e Adusbef) hanno lanciato una Campagna il 22 dicembre 2015 su “Progressi l’Italia in movimento“, un’organizzazione che fa mobilitazione online e sul territorio, per la raccogliere le firme per una Petizione contro la riforma.
Secondo i promotori, le bollette per la maggioranza delle famiglie salirebbero del 10-30% su base annua: oltre 1,5 miliardi di euro all’anno in più sulla bolletta degli utenti domestici, che andranno ai distributori e ai grossisti di energia elettrica. Inoltre, la riforma penalizzerebbe tutti gli operatori della green economy, i produttori di energia da rinnovabili, i proprietari di impianti fotovoltaici, sostenitori dell’energia solare e, in generale, tutti coloro che credono che il fotovoltaico possa rivoluzionare il mondo dell’energia.
“C’è un’evidente contraddizione tra gli obiettivi fissati alla COP21 di Parigi, in cui i governi si sono impegnati a ridurre le emissioni e a investire in energie rinnovabili, e la riforma dell’Autorità che invece penalizza l’economia verde e il risparmio energetico”, ha dichiarato Vittorio Longhi, Direttore di Progressi.