In vista della presentazione di nuovi o aggiornati Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC) entro l’inizio della COP30 di Belém, secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi, l’annuale analisi “Net Zero Stocktake” dell’iniziativa Net Zero Tracker evidenzia che, nonostante la defezione dell’Amministrazione Trump, cresce l’impegno a ridurre le emissioni di regioni, città, imprese, mentre è in stallo quello degli stati, anche se la qualità di tali impegni continua ad essere carente.
Nonostante il ridimensionamento dell’azione per il clima da parte del Governo federale degli Stati Uniti, il 77% del PIL globale è ancora coperto da impegni nazionali per l’azzeramento delle emissioni nette, con oltre 1.900 enti, tra governi, regioni, città e imprese che hanno ora obiettivi net zero, con standard sempre più stringenti in vista della COP30, e impegni aumentati in tutti i gruppi, ad eccezione dei singoli Paesi.
È quanto emerge dal nuovo Rapporto “Net Zero Stocktake 2025” che Net Zero Tracker, l’iniziativa globale di Energy & Climate Intelligence Unit, Data-Driven EnviroLab, NewClimate Institute e Oxford Net Zero, ha pubblicato in occasione della Climate Week NYC (21-28 settembre 2025), che valuta la definizione degli obiettivi in tutti i settori economici, esaminando se le strategie nazionali, subnazionali e aziendali includano componenti credibili come obiettivi intermedi e piani solidi, e che da quest’anno esplora anche il rapporto tra gli obiettivi di zero emissioni nette e il nesso clima-natura.
A settembre 2025, secondo Il report che si basa sul data base di Net Zero Tracker, 1.935 degli 4.083 entità monitorate, utilizzando documenti e dati open source per classificare gli obiettivi netti zero in modo comparabile, avevano obiettivi di emissioni nette pari a zero. Sebbene il ritmo della definizione degli obiettivi sia rallentato, gli impegni sono aumentati in tutti i gruppi, ad eccezione dei singoli Paesi, rispetto allo scorso anno.

Per avere una possibilità realistica di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 °C senza superamenti o con un superamento limitato, il mondo deve raggiungere emissioni nette di anidride carbonica (CO2) pari a zero all’inizio degli anni 2050, insieme a riduzioni rapide, profonde e durature delle altre emissioni di gas serra (GHG). Tutte le emissioni di gas serra dovrebbero raggiungere lo zero netto circa due decenni dopo. Eppure, lo zero netto – l’unica soluzione per arrestare il cambiamento climatico causato dall’uomo – è entrato nella fase più controversa. Dieci anni dopo la firma dell’Accordo di Parigi da parte di 195 nazioni, questo è diventato un campo di battaglia politico, più visibilmente negli Stati Uniti.
Tuttavia, il segnale globale permane in vista della COP30 di Belém (10-21 novembre 2025): gli obiettivi di zero emissioni nette continuano a diffondersi e gli standard si stanno inasprendo. I progressi sugli obiettivi nazionali sono particolarmente critici quest’anno dal momento che i paesi debbono presentare piani climatici nuovi o aggiornati per il 2035 (NDC 3.0) in linea con l’art. che periodicamente, ogni 5 anni, gli Stati devono consegnare al Segretariato dell’UNFCCC, in base all’art. 14 dell’Accordo di Parigi del 2015.
Nonostante il numero di impegni sia in aumento in tutto il mondo, evidenzia Net Zero Tracker, la qualità di tali impegni continua a essere carente. La stragrande maggioranza delle aziende valutate nello Stocktake deve ancora migliorare i propri impegni per garantire il rispetto degli standard di best practice, mentre la copertura a livello nazionale degli obiettivi di zero emissioni nette è diminuita da quando gli Stati Uniti hanno ritirato i propri impegni. Quasi la metà dei governi subnazionali e delle aziende valutate non ha ancora un obiettivo pubblico di riduzione delle emissioni.
“Siamo nel 2025 – ha sottolineato Steve Smith, Direttore esecutivo di Oxford Net Zero – Se una grande azienda, una città o uno stato non ha ancora un obiettivo o un piano per contribuire ad un futuro sicuro dal punto di vista climatico, bisogna chiedersi se non stia mettendo a rischio le proprie opportunità economiche e ambientali, oltre a quelle del mondo“.

I risultati principali di “Net Zero Stocktake 2025”
– Paesi. Mentre gli Stati Uniti hanno fatto un passo indietro, altri mantengono la posizione. Su 198 governi nazionali, 137 (inclusi UE e Taiwan) hanno obiettivi di emissioni nette pari a zero. La copertura è diminuita rispetto al 2024, in gran parte perché gli Stati Uniti hanno formalmente abbandonato il loro obiettivo; tuttavia, il 67% degli obiettivi rimanenti è previsto da leggi o da politiche formali.
– Aziende. Delle 1.987 aziende quotate in borsa monitorate, il 63% ha obiettivi, che coprono 36,6 trilioni di dollari di fatturato annuo, ovvero il 70% del fatturato totale di Global Forbes 2000. La definizione di obiettivi continua a crescere in Asia, in particolare in Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Thailandia.
– Subnazionali. L’ambizione tra gli stati e le regioni subnazionali è in crescita, ma in modo disomogeneo. Gli obiettivi regionali ora coprono 2,55 miliardi di persone, con un aumento di cinque volte rispetto al 2020, raggiungendo il 62% del G7 e il 55% del G20.
– Lacune nella definizione degli obiettivi. Tra le aziende, oltre 400 delle più grandi società quotate in borsa al mondo rimangono prive di obiettivi di mitigazione, concentrate negli Stati Uniti (30%) e in Cina (42%). Oltre la metà delle 100 società private monitorate non ha ancora un obiettivo di zero emissioni nette.
– Solidità degli obiettivi. Il numero di entità con obiettivi net-zero che soddisfano i requisiti minimi di integrità rimane limitato. Le aziende hanno mostrato un miglioramento marginale nella solidità dei loro obiettivi. La credibilità complessiva degli obiettivi rimane inadeguata, con solo il 7% delle aziende, il 6,5% delle regioni e il 4% delle città che soddisfano i criteri di solidità.
– Natura e aziende. Molte aziende stanno adottando soluzioni basate sulla natura, ma trasparenza e solidità rimangono limitate. Ad esempio, più di un quarto delle aziende prevede di ricorrere alle rimozioni, ma solo il 4% ha fissato obiettivi di rimozione specifici, sollevando preoccupazioni sulla trasparenza delle proprie misure di riduzione delle emissioni.
– Sfide di qualità e permanenza. Altre sfide per le aziende, in termini di soluzioni basate sulla natura. includono crediti di carbonio o di biodiversità di bassa qualità, problemi di sostenibilità della bioenergia e problemi di permanenza delle rimozioni di carbonio.

“La crescita persistente dello slancio verso l’obiettivo zero emissioni nette dimostra che la maggior parte dei leader comprende la gravità della crisi climatica e l’imperativo scientifico di agire – ha osservato Sybrig Smit, analista del NewClimate Institute – Ma con meno della metà del decennio critico rimasto, il progresso incrementale sta minando la nostra opportunità di vivere in un mondo vivibile. I piani devono essere migliorati con urgenza per favorire il passaggio dalle promesse alla loro concreta attuazione”.
