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COP20 di Lima: Misurare le emissioni di gas serra dalle città

Nel corso della COP20 di Lima è stato presentato il primo protocollo globale standardizzato, realizzato da WRI, C40 e ICLEI, per misurare e comunicare in modo affidabile le emissioni dei gas serra delle città, al fine di aiutarle ad individuare le strategie climatiche su cui lavorare, a distribuire meglio le risorse disponibili e a tener conto dei risultati conseguiti.

Nel corso della COP20 di Lima è stato presentato il primo protocollo globale standardizzato, realizzato da WRI, C40 e ICLEI, per misurare e comunicare in modo affidabile le emissioni dei gas serra delle città, al fine di aiutarle ad individuare le strategie climatiche su cui lavorare, a distribuire meglio le risorse disponibili e a tener conto dei risultati conseguiti.

Durante uno dei tanti eventi collaterali alla Conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici di Lima (COP20), World Resources Institute (WRI), Cities Climate Leadership Group (C40) e ICLEI-Local Governments for Sustainability, hanno presentato l’8 dicembre 2014 la versione finale del “Global Protocol for Community-Scale Greenhouse Gas Emission Inventories
(GPC), che definisce un quadro standard per la contabilità delle emissioni di una città, confrontabili con quelle provenienti da altre città, e che, monitorando in maniera costante le prestazioni, contribuirà a sviluppare azioni per ridurre in maniera credibile e realizzabile il livello delle proprie emissioni.

L’indice è stato sviluppato in 3 anni, incorporando le esperienze delle oltre 100 città che nel frattempo hanno utilizzato in via sperimentale il GPC, 35 delle quali nell’ultimo anno la versione più aggiornata, che ospitano 170 milioni di individui e sono nel complesso responsabili di 1,1 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra.
Tra le 35 città che hanno adottato il GPC in un progetto pilota lo scorso anno, Rio de Janeiro, dopo aver condotto inventari dei gas serra per il 2005 e il 2012, come parte del programma pilota GPC, ha potuto evitare 378.000 tonnellate di CO2, dopo aver potuto individuare che trasporti e rifiuti erano responsabili, rispettivamente con il 39% e il 19%, della maggior parte delle sue emissioni complessive.
Se vogliamo invertire la tendenza ai cambiamenti climatici, le città devono fungere da apripista – ha dichiarato Andrew Steer, Presidente del WRI – Le città compatte ed efficienti sono in grado di ridurre drasticamente le emissioni, di guidare l’innovazione e di sostenere la crescita economica. Fino a poco tempo fa, non c’era alcun modo coerente per misurare le emissioni a livello delle città, ora questa situazione è cambiata. Abbiamo uno standard internazionale comune per attivare strategie di riduzione dei gas serra e creare città più vivibili”.

Le metodologie adottate prima dalle città erano diverse fra loro, sollevando dubbi sulla qualità dei dati e limitando la possibilità di aggregare dati sulle emissioni locali e sub-nazionali. Con il GPC, invece, le città sono tenute a misurare e riportare un inventario completo della CO2, seguendo gli stessi principi contabili stabiliti dalle linee guida IPCC del 2006 per gli inventari nazionali.
Il GPC è alla base di Global Mayors Compact, la Campagna globale dei Sindaci per realizzare il più grande sforzo possibile sul pianeta per combattere le emissioni di GHG provenienti dalle città, lanciata in settembre dal Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, in occasione del Summit sul Clima di New York.
Accordo dei Sindaci sta attirando l’attenzione sul grande lavoro che le città svolgono per affrontare i cambiamenti climatici e contribuire a costruire il loro sviluppo – ha sottolineato Michael R. Bloomberg, l’ex Sindaco di New York e Presidente del Consiglio C40, ed attualmente inviato speciale del Segretario ONU per le Città e i Cambiamenti Climatici – Il sistema standardizzato del GPC è una componente determinante dell’Accordo, aiutando le città ad individuare le strategie climatiche su cui lavorare, a distribuire meglio le risorse disponibili e a tener conto dei risultati conseguiti. Quante più città aderenti all’Accordo lo adotteranno, tanto maggiore sarà l’effetto”.

Oltre a Rio de Janeiro, sono stati presentati i risultati conseguiti da altre città che hanno partecipato al progetto pilota, tra cui:

– Guangzhou (Cina), utilizzando il GPC, ha potuto analizzare l’evoluzione delle emissioni di gas serra e progettare una tabella di marcia per raggiungere il suo picco;
– Johannesburg (Sudafrica), con il GPC ha potuto stimare in 26,5 milioni di tonnellate le sue emissioni di CO2, il 71% dei quali determinati dal consumo di energia elettrica, utilizzando ora questa prova per dar vita ad un piano di azione per il clima dettagliato;
– Rajkot e altre sette città dell’India, sempre grazie al GPC, hanno potuto impostare i loro primi inventari del gas serra, pianificando così e mettendo in atto, le misure per raggiungere il suo obiettivo di riduzione della CO2 del 14% (rispetto al 2011) entro il 2016;
– Wellington (Nuova Zelanda), assieme ad altre città satelliti, ha sviluppato un inventario delle emissioni dell’area, che costituisce il presupposto per il suo piano climatico per ridurre la CO2 e gli altri gas serra del 30% al 2030 e dell’80% entro il 2050 (rispetto ai livelli del 2001).
Costruire un inventario delle emissioni di gas serra permette ai leader delle città di gestire i loro sforzi di riduzione delle emissioni, distribuire le risorse e sviluppare piani d’azione per il clima globale – ha concluso il Sindaco di Rio de Janeiro ed attuale Presidente C40, Eduardo Paes – Con questo GPC le città hanno ora a disposizione un approccio coerente, trasparente e riconosciuto a livello internazionale per la misurazione e la comunicazione delle emissioni dell’intera città, consentendo un confronto veritiero in rapporto ai tempi e alle aree geografiche. Incoraggio vivamente altre città di tutto il mondo ad unirsi all’Accordo dei Sindaci e ad intraprendere questo nuovo strumento come passo fondamentale nella lotta globale contro i cambiamenti climatici.

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