Sono stati presentati i risultati del Manta River Project.2, avviato dall’Autorità distrettuale del fiume Po (AdBPo), in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Chimica dei Materiali dell’Ambiente Università La Sapienza, la Struttura Oceanografica Daphne dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPAE),l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo) e l’ Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese, volto ad identificare e classificare le microplastiche e la loro potenziale concentrazione lungo tutto il corso del fiume Po con periodici campionamenti di monitoraggio.
La contaminazione da plastiche, in particolare da microplastiche, è diventato nell’ultimo ventennio un problema ecologico di portata globale e tema di grande attenzione scientifica, un problema ecologico di portata globale. La crescente preoccupazione per questo inquinante deriva della sua ubiquità in tutti i comparti ambientali, della sua biodisponibilità e della capacità di veicolare sostanze tossiche. La ricerca scientifica si è concentrata soprattutto sull’ambiente marino, prestando una minore attenzione alla presenza di microplastiche nei sistemi di acque dolci, nonostante il ruolo centrale attribuito ai fiumi come collettori di rifiuti di plastica, e non solo, dall’ambiente terrestre verso quello marino-costiero.
C’è quindi un’urgente necessità di studi, soprattutto all’interno degli ambienti di acqua dolce, che forniscano evidenze solide e metodiche validate e armonizzate per appurare i principali meccanismi di trasporto delle microplastiche, le potenziali esposizione e i rischi associati.
La Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (2008/56/CE, DSM) è stata determinante per richiamare l’attenzione, a livello europeo, sulla salute degli ecosistemi marini e per aumentare la consapevolezza di quanto sia grave l’effetto dell’inquinamento terrestre sulla qualità delle acque marine, anche dovuto alla presenza della plastica. Allo stesso tempo, questa Direttiva ha definito i criteri e le norme metodologiche per il buono stato ecologico delle acque marine, nonché le specifiche e i metodi standardizzati di monitoraggio e di valutazione anche relativamente alla composizione, quantità e distribuzione territoriale delle microplastiche nel litorale, nello strato superficiale della colonna d’acqua e nei sedimenti del fondale.
Al fine di ottenere dei dati robusti sulla quantità di microplastiche presenti nelle acque del Po, utili al confronto con i pochi dati presenti nella letteratura scientifica e di sperimentare metodi di campionamento e analisi di riferimento per le acque fluviali, è stato avviato nel 2020 il Progetto Manta River, promosso dall’Autorità distrettuale del fiume Po (AdBPo), in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Chimica dei Materiali dell’Ambiente Università La Sapienza, la Struttura Oceanografica Daphne dell’Agenzia Regionaleper la Protezione dell’Ambiente (ARPAE) e L’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo)Aipo, che prevede di identificare e classificare le microplastiche e la loro potenziale concentrazione lungo tutto il corso del fiume con periodici campionamenti di monitoraggio.
Quattro sono stati i punti di prelievo all’interno delle aree individuate come rappresentative dai ricercatori: Isola Serafini (PC), Boretto(RE), Pontelagoscuro (FE), Po di Goro-Delta (RO). Sul totale dei materiali raccolti su cui è stato possibile determinare la provenienza è emerso un 22% di materiali industriali da imballaggio, un 10% provenienti da sorgenti civili e un 56% di provenienza da scarichi di depuratori, pesca, rifiuti di origine civile e sanitaria o agricola. Oltre alla tipologia dei materiali campionati, si è proceduto al riconoscimento del tipo di polimero per ogni particella analizzata, la caratterizzazione morfologica e morfometrica delle microplastiche e la correlazione tra il polimero e attributi morfologici e morfometrici delle microplastiche rinvenute.
Sulla base dei risultati conseguiti nel mese di maggio 2022 è stata avviata una seconda fase.
“Le ricerche approfondite e non episodiche, ma protratte nel tempo, sono fondamentali per individuare cause, effetti ma soprattutto soluzioni alle criticità – ha spiegato il Segretario dell’Autorità distrettuale del fiume Po, Meuccio Berselli – La prima ricerca sia di macro sia di microplastiche in Po ci ha consegnato un quadro molto più ridimensionato rispetto a quanto emerso da alcuni studi non continuativi e questo ci ha fatto capire che la strada della analisi approfondita è quella che può fare miglior chiarezza e fornire le indicazioni più efficaci per comprendere come certe sostanze siano presenti in mare. L’estensione al Piemonte dello studio era essenziale per disporre di un quadro ancora più fedele dell’intero contesto”.
Attualmente non esiste una normativa specifica europea e nazionale sull’analisi delle microplastiche nelle acque interne. Tuttavia, sono in vigore norme che affrontano indirettamente il problema, quali:
– la Legge 17 maggio 2022, n. 60 per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare;
– la Direttiva (UE) 2020/2184 per la qualità delle acque destinate al consumo umano;
– il Regolamento (UE) 2020/741 per il riutilizzo dell’acqua reflue;
– la Direttiva 2019/904/UE sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente;
– il Piano d’azione europeo “Verso l’inquinamento zero dell’aria, dell’acqua e del suolo”, il cui obiettivo 5 prevede di migliorare la qualità dell’acqua riducendo i rifiuti di plastica in mare (del 50 %) e le microplastiche rilasciate nell’ambiente (del 30 %).

La novità nella seconda fase del progetto ha riguardato l’estensione della ricerca anche al tratto di Po piemontese. Oltre alle stazioni di campionamento dell’indagine del 2000, al fine di ottenere un quadro ambientale più rappresentativo e robusto dell’intera asta del fiume Po, sono state aggiunte le stazioni presso Chivasso (TO) e Isola Sant’Antonio (AL), e la collaborazione del Parco naturale regionale Veneto del Delta del Po e dell’Ente di gestione delle aree protette Po piemontese, ce il supporto dell’Associazione Amici del Po di Casale Monferrato e di Chivasso e di PoGrande Riserva biosfera Mab Unesco.
Inoltre la frequenza di monitoraggio è stata mensile al fine di fotografare gli eventuali scostamenti dovuti ad eventuali andamenti stagionali e di motivare le differenze qualitative e quantitative di microplastiche riscontrate nel corso della prima sperimentazione.
I risultati di questa seconda fase confermano che le microplastiche oggetto della ricognizione sono state rilevate in tutte le 6 stazioni monitorate e il valore medio più alto è stato registrato nella stazione più a monte, Chivasso (4,2 n°/m3), segue poi Pontelagoscuro (2,1 n°/m3), Boretto (1,3 n°/m3), Isola Serafini (1,2 n°/m3), Po di Goro (1,0 n°/m3) e Isola Sant’Antonio (0,5 n°/m3).
I dati ottenuti evidenziano una variabilità delle concentrazioni di microplastiche tra le diverse stazioni, che potrebbe essere influenzata anche da fattori locali, come la presenza di scarichi industriali e urbani, l’idrodinamica e velocità di sedimentazione, sottolineando così la complessità del problema. L’analisi bibliografica indica che attualmente i grandi fiumi europei, come il Reno, il Danubio e l’Elba, anch’essi compresi in aree densamente urbanizzate e industrializzate, presentano generalmente concentrazioni più elevate rispetto a quelle riscontrate nel fiume Po anche se, alla luce di questo approfondito studio, sarebbe fondamentale armonizzare gli stessi protocolli di ricerca a livello comunitario per offrire una comparazione più definita degli ambienti acquatici.

I frammenti sono la categoria più frequentemente rilevata (56%) tra le microplastiche campionate. A seguire con percentuali minori sono stati riscontrati foam (24%), pellet e fogli (stessa percentuale, 7%), granuli (6%) e filamenti (1%). La predominanza di microplastiche di origine secondaria (frammenti, foam, fogli, granuli) suggerisce che la maggior parte delle microplastiche derivano dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi, come sacchetti o bottiglie, che finiscono nell’acqua da fonti terrestri
Per i 12 campionamenti mensili, condotti da maggio 2022 ad aprile 2023 nelle 6 stazioni, è stata adottata la procedura di campionamento e di analisi standardizzata per le microplastiche sviluppata dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) per i monitoraggi in mare nell’ambito della Strategia marina (Direttiva 2008/56/CE). Questa metodologia, incentrata sulle microplastiche con un range dimensionale compreso tra 330 µm e 5 mm, è stata applicata per la prima volta in modo sistematico in un contesto fluviale, rappresentando una novità assoluta nel campo della ricerca sulle microplastiche e consentendo un’elevata comparabilità dei dati raccolti.
In copertina: Campionamento eseguito a bordo dell’imbarcazione di AIPo presso la stazione di Boretto in data 21 giugno 2022 (foto AIPo)
