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Mediterraneo: avere un mare più pulito richiede sforzi comuni congiunti

Il Rapporto congiunto AEA e UNEP-MAP evidenzia come gli effetti cumulativi dei rifiuti e dei rifiuti marini, delle acque reflue e delle emissioni industriali rimangano sfide chiave per la regione del Mar Mediterraneo.

Secondo il Rapporto Towards a cleaner Mediterranean: a decad of progress. Monitoring Horizon 2020 regional initiative, condotto congiuntamente dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) e dal Piano di Azione Mediterraneo del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP-MAP), per avere un Mar Mediterraneo più pulito c’è bisogno di una migliore attuazione delle politiche e di migliori dati e informazioni ambientali.

Il messaggio del Rapporto pubblicato oggi (21 settembre 2020), sarebbe coerente con i risultati del “Rapporto sullo stato dell’ambiente e dello sviluppo nel Mediterraneo” che sarà presto pubblicato da  Plan Bleu, il Centro di attività regionale del sistema UNEP-MAP, istituito dalla Francia nell’ambito della Convenzione di Barcellona (1976), adottata da 21 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e dall’Unione europea, impegna le Parti contraenti ad azioni precauzionali per prevenire, combattere ed eliminare l’inquinamento del mare Mediterraneo e per proteggere e valorizzare l’ambiente marino dell’area.

Dal Rapporto che fa il punto sui progressi compiuti e sulle sfide future dell’Initiative for a cleaner Mediterranean (H2020) dell’Unione per il Mediterraneo, emerge che il riciclaggio non riesce a tenere il passo con l’aumento della produzione di rifiuti in diversi Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, a causa del costo relativamente elevato rispetto alle discariche a cielo aperto.

Al contempo, il Rapporto mostra che l’accesso ai servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro sta lentamente aumentando, tuttavia almeno 5,7 milioni di persone nelle aree urbane e 10,6 milioni di abitanti rurali non hanno ancora accesso a sistemi igienico-sanitari efficienti

Un’altra area che necessita di attenzione è la gestione integrata dell’inquinamento, comprese ad esempio politiche efficaci di riutilizzo dell’acqua che affronterebbero la crescente domanda e la diminuzione della disponibilità di acqua.

Nonostante gli sforzi per la transizione verso approcci circolari, importanti settori economici, come quello manifatturiero, si basano ancora su modelli di business lineari che fanno affidamento su un consumo di risorse e catene di approvvigionamento non sostenibili. 

Il Rapporto rileva inoltre la necessità di una gestione più efficace dei rifiuti pericolosi. Finanziamenti adeguati e implementazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi in tutto il bacino sono sia fondamentali che urgenti.

Una delle sfide principali è che il panorama politico complesso ed eterogeneo della regione rende difficile affrontare le sfide ambientali in modo olistico. Il Rapporto chiede una migliore applicazione delle politiche, che richiede a sua volta informazioni ambientali più solide e condivise, nonché lo sviluppo di capacità a livello locale, nazionale e regionale. Secondo il Rapporto, sebbene i sistemi di dati regionali siano migliorati in modo significativo, c’è stato uno scarso miglioramento nella disponibilità e nella qualità dei dati a livello nazionale.

La Dichiarazione Ministeriale di Napoli, adottata lo scorso anno dalle Parti contraenti della Convenzione di Barcellona, sottolinea la “necessità di un cambiamento sistemico sostenuto da strategie, politiche e comportamenti lungimiranti e innovativi”.

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