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“I mari e gli oceani d’Europa non sono in buono stato” (2)

I mari e gli oceani dI Europa non sono in buono stato 2

Alla Conferenza HOPE la Commissione UE ha presentato il Rapporto che fa il punto sullo stato di implementazione della Direttiva sulla Strategia per l’ambiente marino a 6 anni dalla sua adozione. Al termine i Paesi membri dell’Unione europea hanno sottoscritto una Dichiarazione che costituirà delle linee guida da qui al 2020.

Nel corso della Conferenza “Healthy Oceans – Productive Ecosystems” (HOPE), svoltasi il 3 e 4 marzo 2014 a Bruxelles per fare il punto della situazione dei mari europei a 6 anni dall’adozione della Direttiva 2008/56/CE sulla Strategia per l’ambiente marino volta a ristabilire entro il 2020, un buon livello di conservazione delle acque marine dell’UE, sono stati presentati due Rapporti, come abbiamo anticipato nel precedente post

Del primo, quello dell’AEA ci siamo già soffermati, mentre ora proseguiamo a riassumere i contenuti del secondo, presentato dalla Commissione UE e che attiene più direttamente allo stato di implementazione della Direttiva MSF: “The first phase of implementation of the Marine Strategy Framework Directive”, segnando la fine della prima fase della sua attuazione.

È stata effettuata una raccolta e analisi dei dati senza precedenti, nel corso della quale gli Stati membri hanno fornito una valutazione dello stato dei loro mari (valutazione iniziale), definendo ciò che essi considerano essere “buonostato ecologico” (Good Environmental status) delle loro acque marine e hanno stabilito una serie di obiettivi per colmare il divario tra la situazione attuale e dove intendono posizionarsi al 2020, data entro la quale devono essere raggiunti i rispettivi GES.

Dal Rapporto della Commissione UE, che ha valutato le relazioni dei singoli Stati membri, emerge che “la definizione di buono stato ecologico e il percorso che si prefiggono di raggiungere mostrano un’ambizione generale limitata, che spesso non tengono conto degli obblighi e delle norme esistenti e mancano di coerenza sia a livello di Unione sia tra Paesi vicini all’interno della stessa regione marina”.

I motivi di preoccupazione evidenziati nel Rapporto della Commissione europea sono numerosi. 

In primo luogo, i livelli di diversi inquinanti hanno superato i limiti accettabili, con effetti molto evidenti nel processo di eutrofizzazione, cioè di eccessivo sviluppo degli organismi vegetali nelle acque e del conseguente impoverimento dell’ossigeno, che si osservano nel Mar Baltico e nel Mar Nero. 

Il secondo problema rilevante è che il 39% delle riserve ittiche dell’Atlantico nord orientale e l’88% di quelle del Mediterraneo sono ancora sfruttate in modo eccessivo: le politiche di conservazione adottate in anni recenti stanno migliorando la situazione, ma con notevole lentezza.

Il terzo aspetto che deve essere monitorato con attenzione è la grande quantità di rifiuti solidi, soprattutto materie plastiche, che viene dispersa in mare. Nel Rapporto si sottolinea come lungo la fascia dell’Oceano Atlantico si rinvengono mediamente 712 frammenti solidi ogni 100 m.

All’esterno del Palazzo Charlemagne, dove si è svolta la Conferenza, attivisti hanno posto un curioso “mostro marino” di acque profonde lungo 5m, denominato “Plastic Mer-trans”, rinvenuto sulla spiaggia di Ostenda nella notte del 15 gennaio 2014.
Ovviamente, si era trattato di un’azione di comunicazione intrapresa dal Flanders Marine Institute (VLIZ), con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema delle plastiche negli oceani di tutto il mondo. 

I dati del Rapporto sono accompagnati da raccomandazioni per le quattro regioni marine dell’UE e per i Paesi che si affacciano sui mari e sull’Oceano Atlantico. Tuttavia, l’indicazione chiave individuata dalla Commissione UE è, principalmente, il coordinamento tra gli Stati.

Se finora la mancanza di sinergie ha determinato un ostacolo al miglioramento della situazione, il rafforzamento della cooperazione costituirebbe un buon viatico per giungere ad una condizione ecologica più sostenibile e con minori costi.

Al termine della Conferenza è stata sottoscritta la Dichiarazione di HOPE, in cui vengono delineate le principali conclusioni formulate nell’occasione e le misure che devono essere intraprese.

Questa dichiarazione offre alcune ottime linee guida per il nostro futuro lavoro in questo settore – ha affermato con soddisfazione Janez Potočnik – Ora dobbiamo fare in modo che queste affermazioni  si trasformino in azioni. La tutela dell’ambiente marino merita sforzi da parte di tutti. La Commissione europea, in collaborazione con gli Stati membri, le convenzioni marittime regionali (PSR) e tutti i soggetti interessati, sono pronti a fare la propria parte”.

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