La scoperta di un gruppo internazionale di ricerca apre la strada per combattere la malaria causata dalle punture di zanzara del genere anofele, senza l’uso di prodotti chimici.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ogni anno circa mezzo milione di persone muoiono a causa della malaria, la maggior parte delle quali sono bambini e donne incinte che vivono in Africa.
I progressi nel controllo della malaria, causata da parassiti unicellulari che sono veicolati da alcune specie di zanzare, derivano principalmente da interventi di controllo dei vettori, limitandone la diffusione e prevenendone l’azione con gli insetticidi.
In Italia si verificano mediamente 700 casi all’anno, quasi tutti di importazione, anche se nel 2017 si sono verificati 7 casi autoctoni, di cui 4 erano casi indotti (causati da eventi accidentali quali trasfusioni o altra forma di inoculazione parenterale come trapianti, infezioni nosocomiali ecc., mentre altri 8 sono considerati criptici poiché non è stato possibile stabilire l’esatta modalità e luogo di trasmissione. Tuttavia, secondo gli esperti, i cambiamenti climatici in atto influenzeranno l’incidenza delle malattie infettive nello spazio e nel tempo.
Inoltre, secondo l’OMS, l’utilizzo degli insetticidi rischia di risultare sempre meno efficace a causa della resistenza sviluppata dalle zanzare alle 4 classi di insetticidi comunemente usate (piretroidi, organoclorurati, carbammati e organofosfati), oltre alle preoccupazioni per effetti collaterali tossici delle sostanze chimiche.
Ora un team internazionale di ricercatori di Università svedesi (Stoccolma e Lund) e statunitensi (Università di California-Riverside), coordinato dal Prof. Sarjeet Gill, Dipartimento di Biologia molecolare, cellulare e dei sistemi dell’UC Riverside, ha isolato una tossina capace di colpire selettivamente le zanzare portatrici della malaria, aprendo a nuovi approcci innovativi e rispettosi dell’ambiente.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati il 28 giugno 2019 su Nature Communications, con il titolo “A neurotoxin that specifically targets Anopheles mosquitoes”.
In passato si riteneva che le neurotossine prodotte da batteri, come il clostridium che causa il botulino e il tetano, che sono tra le sostanze più tossiche conosciute, colpissero solo i vertebrati (uomini, topi, uccelli), ma questa ricerca ha permesso di individuare una tossina che pur avendo il 30% di somiglianza con il botulino o il tetano, è in grado di colpire le zanzare che provocano la malaria, senza essere tossica per i vertebrati, tanto da far supporre che questa si sia evoluta insieme alle zanzare del genere Anofele.
“Abbiamo scoperto la neurotossina PMP1 che colpisce selettivamente le zanzare della malaria, dimostrando che questa famiglia di tossine ha uno spettro di ospiti molto più ampio di quanto si credesse in precedenza – ha affermato Pål Stenmark, Professore associato al Dipartimento di Biochimica e Biofisica dell’Università di Stoccolma e di Scienza Medica Sperimentale all’Università di Lund, nonché a capo del gruppo di ricerca congiunto delle due università svedesi – PMP1 rende possibile ridurre la prevalenza della malaria in un modo nuovo ed ecologico perché queste tossine sono proteine che non lasciano residui mentre si decompongono. Il PMP1 può anche essere sviluppato in insetticidi biologici progettati per colpire altre malattie indotte da vettori o parassiti”.
Il gruppo di ricerca ha richiesto il brevetto per questa scoperta, e spera di trovare partner che li aiutino a sviluppare il loro insetticida. Queste scoperte aprono anche la porta a nuove vie di ricerca su insetticidi ecologici aggiuntivi.
“C’è un’alta probabilità che se il PMP1 si è evoluto per uccidere le zanzare del genere Anofele, ci siano altre tossine che possono uccidere altri parassiti che diffondono malattie – ha sottolineato il Prof. Gill – Questo potrebbe essere solo l’inizio di un nuovo modo per impedire a centinaia di migliaia di individui di ammalarsi e morire ogni anno”.
Gill e il suo team hanno impiegato 10 anni per raggiungere una svolta nella loro ricerca per comprendere i batteri, e il successo è dovuto alle moderne tecniche di sequenziamento dei geni. Colpendo i batteri con le radiazioni, si creano ceppi batterici mutanti che non sono in grado di produrre la tossina. Confrontando il ceppo non tossico con quello che uccide le zanzare i ricercatori hanno trovato proteine nei batteri che sono le chiavi per la produzione di tossine.
“Abbiamo trovato PMP1 in un batterio presente in due habitat minacciati: una palude di mangrovie in Malesia e il suolo di una foresta in Brasile – ha osservato Stenmark – Ciò mostra quanto sia importante proteggere questi forzieri della biodiversità”.
La ricerca è stata finanziata dagli Istituti Nazionali di Salute degli USA.
In copertina: La femmina di zanzara Aedes aegypti vettore della malaria: una delle fotografie più famose di Jim Gathany, il fotografo che ha documentato i risultati e gli eventi più significativi dei Centers for Disease Control (CDC), organismi di controllo sulla sanità pubblica degli USA.