Un’analisi dell’Enea che ha valutato l’efficacia delle politiche e delle misure per la qualità dell’aria previste dall’attuale Programma nazionale di controllo degli inquinanti atmosferici rileva una diffusa riduzione al 2030 dell’inquinamento urbano.
Entro il 2030 l’Italia è avviata a conseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dall’UE per biossido di zolfo (-80% contro un target UE del 71%), ossidi di azoto (-70%, target 65%), PM2.5 (-42%, target 40%), Composti Organici Volatili Non Metanici (-50%, target 46%) e ammoniaca (-17%, target 16%).
È quanto emerge dallo Studio “The Italian National Air Pollution Control Programme: Air Quality, Health Impact and Cost Assessment”, condotto dall’Enea e pubblicato sulla rivista scientifica “Atmosphere”, che ha valutato l’efficacia delle politiche e delle misure per la qualità dell’aria, introdotte dall’attuale Programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico (PNCIA) del Ministero della Transizione Ecologica (MiTE).
“Per raggiungere gli obiettivi, il nostro Paese dovrà agire su più fronti, con un mix di interventi che comprendono la decarbonizzazione della produzione di energia, l’efficienza energetica nel residenziale, la diffusione della mobilità elettrica e l’adozione di nuove pratiche agricole per la riduzione delle emissioni di azoto – ha spiegato Ilaria D’Elia, ricercatrice del laboratorio ENEA Inquinamento Atmosferico e co-autrice dello studio – Ma questi sono solo alcuni esempi di misure da adottare per l’abbattimento degli inquinanti atmosferici. Sarà importante che le numerose azioni da intraprendere siano di tipo strutturale e non saltuario e che diano luogo a una vera programmazione integrata e sinergica tra politiche legate al clima, all’energia e all’inquinamento atmosferico”.
Secondo l’analisi condotta con il sistema “MINNI” (Modello Integrato Nazionale a supporto della Negoziazione Internazionale sui temi dell’inquinamento atmosferico), una suite di strumenti sviluppata dall’ENEA con le società Arianet e IIASA (International Institute for Applied Systems Analysis) per conto del MiTE, al 2030 la riduzione delle emissioni di biossido di zolfo sarà trainata da alcuni comparti, in particolare quello marittimo (-89% rispetto ai valori del 2010) e della produzione di energia (-59%).
È previsto un forte calo anche per le emissioni degli ossidi di azoto, soprattutto nel settore del trasporto su strada (-74%) e della generazione elettrica (-46%).
Sul fronte del PM2.5, il settore che fornirà il maggiore contributo in termini di abbattimento delle emissioni di particolato ultrafine è il settore civile (-46%) che continuerà a mantenere il primato per tali emissioni al 2030.
L’ammoniaca rimane l’inquinante con le riduzioni più basse (-9% rispetto ai valori del 2010), un risultato ottenuto soprattutto grazie al minore impiego di fertilizzanti a base di urea nel settore agricolo e delle emissioni zootecniche.
“Nel 2010, l’anno di riferimento della nostra ricerca, la mappa di biossido di azoto mostrava le più alte concentrazioni nelle città di Milano, Torino, Roma e Napoli e nelle aree urbane della Pianura Padana a causa dell’effetto combinato delle emissioni da riscaldamento domestico, agricoltura e mobilità urbana ed extraurbana – ha sottolineato Antonio Piersanti, responsabile del Laboratorio di Inquinamento Atmosferico dell’ENEA e co-autore dello studio – Al 2030, grazie alle misure messe in atto dal Piano, il nostro studio rileva una diffusa riduzione dell’inquinamento urbano, soprattutto nel capoluogo lombardo, grazie a un massiccio rinnovamento del parco automobilistico e all’aumento della quota di veicoli elettrici”.
Sul fronte della salute pubblica, l’adozione di politiche e misure di qualità dell’aria, con interventi nei settori energetico, civile, agricolo e della mobilità, potrebbe portare ad una drastica riduzione della mortalità causata da patologie aggravate o sviluppate per effetto dell’inquinamento dell’aria. In particolare, il calo delle concentrazioni di biossido di azoto potrebbe portare a una riduzione della mortalità rispetto al 2010 del 93% (793 casi rispetto agli 11.769 stimati nel 2010), a seguire il PM2.5 con il 41% di decessi in meno (34.666 casi rispetto ai 58.867 del 2010) e l’ozono (O3) con il 36% di morti evitate (1.725 casi rispetto 2.692 del 2010).
“Interessante è il dato per il PM2.5: secondo le nostre simulazioni – ha aggiunto D’Elia – al 2030 i decessi dovrebbero scendere a 4,43 casi ogni 10 mila abitanti rispetto ai 7,25 del 2010 e la riduzione più significativa, a livello regionale, si verificherebbe soprattutto nella Pianura Padana e nelle aree urbane di Firenze, Roma e Napoli
Sul fronte economico, lo studio ENEA ha quantificato in circa 33 miliardi di euro il risparmio complessivo per l’Italia, pari al 2% del PIL 2010, anno di riferimento dello studio. A guidare la classifica è la Lombardia con 13,6 miliardi di euro risparmiati, a seguire Lazio (4,4 miliardi), Veneto (3,2 miliardi) ed Emilia-Romagna (2,9 miliardi).
Resta il fatto che la Commissione UE nella scheda Italia allegata al recente Riesame sullo stato di attuazione delle politiche ambientali da parte degli Stati membri, pur riconoscendo che il Paese negli ultimi anni ha ridotto significativamente le emissioni dei principali inquinanti e che prevede di adempiere i propri impegni per tutti gli inquinanti atmosferici contemplati nella Direttiva 2016/2284/UE per il periodo 2020-2029 e dal 2030 in poi, ha sottolineato che l’Italia per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico deve:
– intraprendere azioni nel quadro del Programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico al fine di ridurre le emissioni delle principali fonti di inquinamento;
– garantire il pieno rispetto degli standard di qualità dell’aria dell’UE, mantenere la riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici e ridurre gli impatti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute e sull’economia, al fine di conseguire in futuro i valori guida dell’OMS:
– accelerare la ratifica del Protocollo modificato di Göteborg, del Protocollo sui metalli pesanti e del Protocollo sugli inquinanti organici persistenti (ndr: ora ratificato con la pubblicazione in GU del Legge n. 93/2022) , ai sensi della Convenzione sull’inquinamento atmosferico della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE).