L’Università dell’Illinois mette in guardia sui rischi del continuo innalzamento del livello del mare e sul futuro dei Paesi dei Tropici.
Un dato che ormai non si può discutere è che la temperatura del Pianeta si sta alzando. E le conseguenze sono ben visibili: inondazioni, fenomeni atmosferici e metereologici sempre più intensi e fuori stagione.
Un recente studio ha già dimostrato l’eccezionalità dell’innalzamento del livello del mare negli ultimi decenni, infatti dal 1990 sta aumentando 3 volte più velocemente rispetto a tutto il XX secolo. Questi dati derivano dalle misurazioni dei satelliti, i quali dimostrano che per tutto il 1900 l’innalzamento del livello del mare era pressoché inconsistente, mentre ha subito un’impennata dal 1990 in poi, con lo scioglimento dei ghiacciai e l’aumento della temperatura dei mari e degli oceani.
Le problematiche legate ai cambiamenti climatici e all’innalzamento del livello del mare continuano ad essere studiate e, a mostrare un ulteriore punto critico sul suo impatto sul nostro Pianeta è uno Studio dell’Università dell’Illinois di Chicago, pubblicato sulla rivista Nature, dal titolo Doubling of coastal flooding frequency within decades due to sea-level rise.
Secondo i dati dei ricercatori, entro il 2050 ci sarà un innalzamento del livello dei mari di circa 10-20 cm che farà raddoppiare la frequenza delle inondazioni, in particolare nelle zone dei Tropici. Questo dato è più alto rispetto a quello stimato da studi precedenti, cosa che rende il rischio molto più elevato.
La ricerca parte da un punto fondamentale: il cambiamento climatico globale guida l’innalzamento del livello dei mari, incrementando la frequenza delle inondazioni. Sicuramente, nella maggior parte delle regioni costiere, l’aumento del livello del mare in un arco temporale lungo un decennio è inferiore rispetto a quello dell’oceano, il quale è influenzato anche dalle maree, dalle onde e dalle tempeste. Tuttavia, ed è qui che lo Studio pone un elemento fondamentale, considerando il progressivo aumento del livello dei mari associato alle onde, alle maree e alle tempeste, probabilmente si incrementeranno rapidamente la frequenza e la gravità delle sue inondazioni. Ciò porta ad una prima conclusione: fino ad ora i modelli di previsione, che non hanno considerato onde e maree, hanno sottostimato l’impatto potenziale delle inondazioni costiere.
Utilizzando come metodologia di lavoro le proiezioni dell’aumento del livello del mare con le onde, le maree e le tempeste, si stima che le regioni situate ai Tropici accuseranno le maggiori conseguenze del cambiamento climatico e dell’innalzamento del livello del mare. Il raddoppiare della frequenza delle inondazioni comprometterà le economie di questi Paesi, alcuni in via di sviluppo, e l’abitabilità di alcune nazioni, in particolare saranno interessate dal fenomeno la costa occidentale del Nord America, la costa atlantica dell’Europa e buona parte delle zone che si affacciano sull’Oceano Indiano.
Delle soluzioni per mitigare le conseguenze dell’aumento delle inondazioni esistono e le espone il coordinatore dello studio Sean Vitousek: si deve investire in progetti ingegneristici di protezione delle popolazioni residenti in queste zone costiere, ad esempio costruendo spiagge naturali o artificiali; oppure innalzare muri marini per contenere le maree e proteggere le coste.
Ecco che però c’è un qualcosa che può sembrare contraddittorio nel processo del cambiamento climatico a cui si sta assistendo: se da una parte avverrà un aumento delle inondazioni e dei fenomeni metereologici estremi, dall’altra diminuirà il numero di tempeste in generale. Questo è dovuto al fatto che il riscaldamento globale, sia del suolo che del mare, comporta una diminuzione della differenza di temperatura tra l’equatore e i poli: all’equatore la temperatura non varierà molto, mentre si avrà un aumento consistente di quella ai poli. Per questo motivo, al diminuire della differenza di temperatura consegue un minor numero di tempeste.
Nonostante questo, le tempeste intese aumenteranno perché aumenta la concentrazione di vapore acqueo nell’atmosfera. Con l’aumento della temperatura e dell’umidità in particolare, l’atmosfera si carica di vapore acqueo che è l’ingrediente essenziale per le tempeste violente. Così si crea quella condizione per cui invece di far cadere una certa quantità di acqua in tante tempeste, avverrà in poche o in un’unica occasione, abbattendosi principalmente nelle zone costiere e aumentando il rischio di inondazioni.
Ovviamente questa è solo una prospettiva e una previsione per quello che potrebbe accadere nel futuro, non una certezza. Non si può, allo stesso tempo, ignorare la velocità dei processi del cambiamento climatico e i pericoli che ne seguiranno per tutta la popolazione.