Clima

Indicatori del clima: in Italia fa sempre più caldo e piove sempre meno

L’ISPRA ha diffuso il Rapporto “Indicatori del clima in Italia 2020” che conferma come la temperatura sia sulla terraferma che sui mari è in continuo aumento, mentre le precipitazioni sono inferiori alla norma, mentre crescono le situazioni di estrema siccità.

Dopo la pubblicazione lo scorso giugno da parte del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) del primo Rapporto sugli Indicatori di impatto dei cambiamenti climatici, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha pubblicato la XVI edizione del Rapporto Gli indicatori del clima in Italia” che illustra l’andamento del clima nel corso del 2020 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia.

Il Rapporto si basa in gran parte su dati, indici e indicatori climatici derivati dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati Climatologici di Interesse Ambientale (SCIA) , realizzato dall’ISPRA in collaborazione e con i dati degli organismi titolari delle principali reti osservative presenti sul territorio nazionale. Le informazioni di sintesi sono poi trasmesse all’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), contribuendo a comporre il quadro conoscitivo sullo Stato del clima a scala globale.

Il 2020 a livello globale è stato l’anno più caldo della serie di temperatura media annuale sulla terraferma e il secondo più caldo della serie di temperatura media su terraferma e oceani insieme. Da gennaio a novembre tutte le temperature globali medie mensili si collocano tra i quattro valori più alti dall’inizio delle osservazioni, in particolare i mesi di gennaio, maggio e settembre sono risultati i più caldi delle rispettive serie storiche; dicembre è stato l’ottavo più caldo. Nel 2020 l’anomalia della temperatura media globale sulla terraferma è stata di +1.44°C rispetto al periodo 1961-1990.

In Italia il 2020 è stato il quinto anno più caldo dall’inizio delle osservazioni, con un’anomalia media rispetto al trentennio 1961-1990 di +1.54°C. L’anomalia è stata più pronunciata nelle temperature massime che nelle minime. La temperatura media superficiale dei mari italiani è stata la quarta più elevata della serie dal 1961, con un’anomalia media annuale di +0.95°C rispetto al periodo 1961-1990. La configurazione delle anomalie di larga scala ha posto l’Italia mediamente a sud dell’asse del jet atlantico, in un’area di circolazione più divergente della media e interessata da anomalie positive di geopotenziale, coerenti con le anomalie termiche rilevate.

Sempre in coerenza con queste anomalie di larga scala, il 2020 è stato caratterizzato da una precipitazione annuale nazionale inferiore al clima 1961-1990, e da piovosità mensili altalenanti: nella prima parte dell’anno, fino a fine maggio sono prevalse su gran parte dell’Italia precipitazioni inferiori alle attese, mentre a partire da giugno sono state osservate condizioni di maggiore variabilità; in particolare a novembre nelle regioni centro-settentrionali le precipitazioni sono state molto inferiori alla norma, mentre sono state molto abbondanti a dicembre, con anomalie areali fino a 2 volte i valori attesi al Nord.

Precipitazione cumulata 2020 (Fonte ISPRA, 2021)

Nella seconda parte vengono riportate le principali caratteristiche delle condizioni meteorologiche in Italia nel corso dell’anno e in particolare gli eventi maggiormente rilevanti, per i quali viene fornita una breve descrizione dei fenomeni e degli eventuali impatti locali.

Riguardo agli indici climatici rappresentativi delle condizioni di siccità, il numero di giorni asciutti è stato elevato in diverse aree del territorio nazionale; i valori più alti si registrano a Pescara e a Capo Carbonara (SU), entrambi pari a 341 giorni, 337 giorni a Forca Canapine (AP) e 335 giorni a Capo Bellavista (NU); valori elevati si registrano anche in Pianura Padana, sulla Liguria di Levante, sulla costa toscana e laziale, sulle coste adriatica e ionica e sulla quasi totalità di Sicilia e Sardegna. L’indice di siccità “Consecutive Dry Days” (CDD), che rappresenta il numero massimo di giorni asciutti consecutivi nell’anno, ha fatto registrare i valori più alti in Sardegna ad in Sicilia (fino a 90 giorni secchi consecutivi) e i valori più bassi sulla dorsale appenninica e su Alpi e Prealpi (fino a 20 giorni).

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