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2 febbraio 2017: Giornata Mondiale delle Zone Umide

Giornata Mondiale zone umide 2017

Il 2 febbraio 1971 venne firmata la Convenzione internazionale relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, meglio nota come la Convenzione di Ramsar, dal nome della città iraniana sul Mar Caspio, dove si tenne la storica Conferenza Internazionale.

Nata per rispondere all’esigenza di invertire il processo di trasformazione e distruzione delle zone umide (le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri), ovvero quegli ambienti primari per la vita degli uccelli acquatici che devono percorrere particolari rotte migratorie attraverso diversi Stati e Continenti per raggiungere ad ogni stagione i differenti siti di nidificazione, sosta e svernamento, con il passare del tempo e con l’aumentare dei trattati internazionali per la conservazione della natura, la Convenzione di Ramsar ha cercato di allargare i suoi obiettivi su tutti gli aspetti riguardanti la conservazione e l’uso sostenibile delle zone umide.

La Convenzione è stata sottoscritta finora da 169 Paesi e comprende una Lista di 2.186 zone umide di importanza strategica internazionale per il mantenimento della biodiversità mondiale, che coprono una superficie di oltre 208 milioni di ettari. Nonostante l’alta adesione formale, zone umide di tutto il mondo sono gravemente minacciate: dal 1990 ad oggi oltre il 64% è andato distrutto, in particolare in Asia, dove la perdita è stata ancora maggiore.

Questo rapido declino significa che l’accesso all’acqua dolce sta peggiorando per quasi 2 miliardi di persone in tutto il mondo, mentre il controllo delle inondazioni, la riduzione del rischio di catastrofi climatiche, lo stoccaggio del carbonio e i mezzi di sostentamento per le popolazioni che vivono nelle zone limitrofe alle zone umide, sono in grave sofferenza e con loro il nostro futuro. Le cause principali di perdita e del degrado delle zone umide sono indotte dai cambiamenti di uso del suolo, in particolare dalla conversione all’agricoltura e al pascolo e dalla crescita delle città e infrastrutture, con l’aggravante di rilasciare nelle zone umide un eccesso di nutrienti e di prelevare acqua, deviandola per fare dighe, laghetti, corsi d’acqua e canali.

Per la ricorrenza della Convenzione, dal 1997 il 2 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale delle Zone Umide (World Wetlands Day), che per il 2017 ha per focus “Le Zone Umide per la riduzione del rischio da disastri”, per sensibilizzare ed evidenziare il ruolo fondamentale che le aree umide assolvono nel ridurre gli impatti degli eventi estremi sulle comunità, come le alluvioni, le siccità e gli uragani, nonché nel contribuire a realizzare la resilienza.

C’è scarsa consapevolezza dei molteplici servizi che le zone umide offrono e della necessità del loro mantenimento e ripristino.
– Ogni essere umano ha bisogno di 20-50 litri di acqua al giorno per bere, cucinare e pulirsi: le zone umide forniscono l’acqua.
– Le piante delle zone umide filtrano e assorbono i fertilizzanti e pesticidi dannosi che vengono rilasciati nelle acque, così come i metalli pesanti e le tossine di origine industriale.
– Le zone umide forniscono cibo: nelle risaie viene coltivato il cereale che costituisce l’alimento base per tre miliardi di persone, e nelle paludi, negli estuari e nei laghi costieri viene prodotta la maggior parte del pesce da acquicoltura.
– A livello globale, dalle zone umide deriva il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione dei nostri raccolti.
– Le zone umide sono ricche di biodiversità, ospitando più di 100.000 specie di acqua dolce conosciute e questo numero sta crescendo ogni anno.
– Le zone umide agiscono come ammortizzatori di eventi naturali estremi, assorbendo le precipitazioni abbondanti e riducendo l’impatto delle inondazioni fluviali, mentre agiscono come stoccaggio idrico nei periodi di siccità.
– Le zone umide mitigano l’impatto dei cambiamenti climatici, quali serbatoi di carbonio più del doppio delle foreste e limitano l’erosione delle aree costiere per effetto dell’innalzamento del livello dei mari, riducendo l’impatto di tifoni, uragani e tsunami.
– Le zone umide forniscono i mezzi di sussistenza e prodotti sostenibili a 62 milioni di persone che dipendono direttamente dalla pesca per vivere, il legname per le costruzioni, gli oli vegetali, le piante medicinali, il foraggio per gli animali, e steli e foglie per tessuti.

L’Italia ha aderito ufficialmente alla Convenzione con un DPR nel 1977 ed attualmente conta 58 siti per una superficie di oltre 13.500 ettari, ma con Decreti Ministeriali sono stati istituiti ulteriori aree per le quali sono in corso le procedure per il riconoscimento internazionale, per cui le zone Ramsar in Italia saranno dunque 64. Interessano ambienti e paesaggi molto significativi di 15 regioni tra laghi, torbiere, fiumi e foci, stagni, lagune, valli da pesca, litorali con acque marine costiere, e sono per la totalità inseriti anche nella rete Natura 2000 o in aree protette nazionali, regionali o locali.

Proprio per far crescere tra i cittadini e le istituzioni la consapevolezza sulla necessità di tutelare adeguatamente questi habitat speciali da oggi e fino al 5 febbraio 2017Legambiente organizza una serie di iniziative di informazione e sensibilizzazione in varie regioni d’Italia, oltre a vari convegni e incontri sull’argomento sarà possibile accedere a queste aree con la guida di personale preparato per far scoprire la loro ricca biodiversità.

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