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La prevenzione dello spreco alimentare si fa in casa

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In occasione della IV Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare (5 febbraio 2017), promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nell’ambito della Campagna “Spreco Zero“, è stata presentata l’ultima indagine dell’Osservatorio nazionale Waste Watcher (Last Minute Market/Swg) da cui emerge che circa 145 chili di cibo ogni anno a famiglia finisce nella pattumiera, per un costo di 360 euro e che lo spreco alimentare nel nostro Paese si consuma per il 75% proprio nelle case degli italiani.

Allo spreco domestico (12 miliardi di euro) vanno poi sommate le perdite in campo (circa 1,25 miliardi), gli sprechi nell’industria (circa 1,160 miliardi) e nella distribuzione (1, 430 miliardi), arrivando così al valore complessivo di 15 miliardi e 615 milioni di spreco alimentare annuo, riferito all’anno 2015 (elaborazione Distal Università di Bologna e Last Minute Market su dati Borsa Merci Bologna).

Dalla nuova rilevazione Waste Watcher emerge ancora una scarsa informazione dei cittadini sulla normativa anti-spreco entrata in vigore da settembre 2016 (Legge n. 166/2016) che chiarisce e semplifica le modalità con cui è possibile donare cibo in scadenza o in eccedenza e che servirà da riferimento al settore agricolo, a quello della ristorazione, al Terzo settore, nonché ai soggetti che si occupano della distribuzione alimentare a fini caritativi. Solo 6 italiani su 10 (il 59% degli intervistati), infatti, sanno che esiste, ma ben il 90% degli italiani dichiara di non conoscere i contenuti del provvedimento o di averne solo vaghe informazioni.

Per quanto riguarda l’utilizzo della family bag, cestino in cui inserire il cibo non consumato per portarlo a casa quando si mangia al ristorante, viene giudicata valida nella prevenzione degli sprechi per l’80% degli intervistati e funzionale per il 73%. Molti tuttavia temono che non sia vista di buon occhio dai ristoratori e il 75% degli intervistati spera in una diffusione con un design elegante per superare l’eventuale imbarazzo legato ad un gesto che finora non è rientrato nella nostra cultura.

Se guardiamo i dati legati ai comportamenti quotidiani di contrasto allo spreco, vediamo che un italiano su cinque si dimostra virtuoso, il 57% mette in atto azioni di sensibilità e prevenzione, stando attento agli sprechi. Per contro, il 43% degli intervistati è incurante o manifesta comportamenti non sempre coerenti, il 15% fa parte degli spreconi, il 24% di coloro che si dichiarano disinteressati al problema.

In tema di prevenzione, il 65% degli intervistati punta sul check in dispensa per controllare cosa serve veramente prima della spesa; per l’85% la soluzione è una lista della spesa da compilare prima di entrare al supermercato per evitare acquisti impulsivi; il 53% congela i cibi che non si mangeranno a breve; il 52% presta attenzione alle quantità di cibo che intende cucinare; il 50% raccomanda di verificare che i cibi scaduti siano davvero andati a male, prima di buttarli

Prevenzione è la parola chiave della Giornata nazionale 2017 – ha evidenziato il fondatore di Last Minute Market e Direttore dell’Osservatorio Waste Watcher Andrea Segrè, Presidente del comitato tecnico-scientifico per il Programma nazionale di prevenzione sprechi/rifiuti – Lo spreco migliore è quello che non si fa e la legge 166 va anche in questa direzione, prefigurando una campagna capillare di educazione alimentare. Altrimenti come potremo arrivare a dimezzare gli sprechi, in Italia e in Europa, entro il 2025?“.

A livello mondiale i numeri sono altrettanto allarmanti: ogni anno più di un terzo della produzione mondiale di cibo si perde o si spreca lungo la filiera, circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti sprecati solo considerando la frazione commestibile.
Da qui l’idea dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) di un “Decalogo anti-spreco” da usare nella nostra vita quotidiana:

1. Aiutati con la lista della spesa e valuta il più possibile quanto cibo può essere consumato in un pasto medio: così potrai evitare acquisti inutili ed evitare avanzi e i conseguenti sprechi.
2.Controlla la scadenza dei prodotti, pensando a quando utilizzarli: il mancato consumo si traduce automaticamente in uno spreco.
3. Fai attenzione alle etichette: scegli prodotti che riportano informazioni su tecnologie o ingredienti che aiutano a limitare lo spreco alimentare. Il latte, ad esempio, può essere sottoposto a processi (come la pastorizzazione ESL, Extended Shelf Life, o la microfiltrazione) che ne mantengono inalterate le proprietà estendendone però la “vita sullo scaffale”; alcuni prodotti come biscotti, grissini, fette biscottate vengono arricchiti con aromi di origine vegetale estratti con processi sostenibili che prevengono l’irrancidimento in modo naturale e sicuro.
4. Cerca di scegliere prodotti con indicato il destino della confezione a “fine vita”: così contribuirai a ridurre la quantità di indifferenziata nell’immondizia.
5. Preferisci il biologico: riduce i consumi energetici di agricoltura e industria alimentare di almeno il 25%, consente di limitare le emissioni di CO2 e non inquina le falde acquifere con fertilizzanti e fitosanitari di sintesi.
6. Utilizza alcuni semplici accorgimenti per allungare e migliorare la conservazione dei cibi: ad esempio, condisci insalate e verdure solo al momento di servirle; così si mantengono più a lungo e possono essere consumate in pasti successivi.
7. Prova a utilizzare gli avanzi per inventare nuove pietanze: con fantasia e creatività potrai cucinare piatti gustosi evitando di sprecare alimenti.
8. Dopo feste e ricevimenti, valuta se gli avanzi possono essere consumati a breve e invita gli ospiti a portare con loro parte di quello che è avanzato.
9. Informati sui programmi contro lo spreco alimentare della tua città, oppure prendi contatto con le onlus che raccolgono gli avanzi di cibo “buono” e lo redistribuiscono a chi ne ha bisogno.
10. Metti gli avanzi di cibo nella raccolta dell’umido (se vuoi anche insieme agli shopper in bioplastica biodegradabile e compostabile): si trasformeranno in ottimo compost “fatto in casa”, creando “valore” sia per le minori spese di smaltimento (ogni tonnellata di frazione organica in discarica costa alla comunità circa 200 euro, cioè il 50% delle spese totali per la gestione dei rifiuti), sia perché il compost può essere commercializzato a un valore che può variare da 20 euro/ton per i prodotti all’ingrosso a circa 3 euro per Kg per prodotti venduti al minuto.

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