In occasione della prima Giornata Mondiale per i Ghiacciai (20 marzo) è stato presentato e sottoscritto da 60 Associazioni e Ong un Manifesto per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse, che propone tra le azioni chiave una riduzione delle emissioni di gas serra, un’attività di adattamento, insieme ad una governance europea dei ghiacciai e delle risorse di alta quota, una maggiore cooperazione internazionale tra ricercatori, società civile e istituzioni, campagne di informazione e sensibilizzazione.
Dalle vette più alte del mondo per arrivare a quelle europee è sos ghiacciai. I grandi giganti bianchi a causa della crisi climatica e delle alte temperature arretrano di anno in anno e con loro rischiamo di perdere la più grande riserva d’acqua del pianeta. Negli ultimi 23 anni, dal 2000 al 2023, secondo gli ultimi studi scientifici, i ghiacciai globali, escludendo le calotte continentali di Antartide e Groenlandia, hanno perso il 5,4% della loro massa, una riduzione pari a circa 6558 miliardi di tonnellate. L’Europa Centrale, con Alpi e Pirenei, risulta essere l’area montana più colpita: qui le montagne si stanno riscaldando a una velocità quasi doppia rispetto al resto del mondo e fenomeni come frane e colate detritiche sono in aumento. Un quadro a livello globale preoccupante, con ricadute importanti a valle, sulle comunità locali e sugli ecosistemi, su cui occorre intervenire subito.
Per indicare la bussola da seguire, alla vigilia della Giornata internazionale per i Ghiacciai (20 marzo 2025), CAI (Club Alpino Italiano), CGI (Comitato Glaciologico Italiano), CIPRA Italia (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), EUMA (European Union Mountaineering Association) e Legambiente, insieme ad un network di 60 firmatari tra ONG, enti di ricerca e altre organizzazioni, hanno presentato presso l’Università degli Studi di Milano il “Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse”, con l’obiettivo di implementare azioni comuni per garantire un futuro sostenibile per i ghiacciai e per le comunità che da essi dipendono, il tutto attraverso un’azione partecipata e condivisa tra le aree transfrontaliere che condividono le stesse condizioni geomorfologiche ed unità ecologiche funzionali.
Al centro del Manifesto 2 pilastri:
– riduzione delle emissioni di gas serra, limitando il riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali;
– più azioni di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai.
Le Associazioni promotrici e i soggetti firmatari ribadiscono l’importanza di avviare una governance europea per tutelare e difendere la criosfera, che comprende ghiacciai, calotte glaciali, neve, ghiaccio marino e permafrost, insieme alle aree periglaciali e proglaciali e che rappresentano una delle componenti più sensibili dell’ambiente terrestre.
Si stima, che riducendo le emissioni si potrebbero salvare i ghiacciai in 2/3 dei siti del patrimonio mondiale. Ad esempio, con emissioni molto basse e il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, in alcune zone, come ad esempio l’Himalaya, fino al 40% del ghiaccio regionale potrebbe essere preservato, e alcune aree glaciali potrebbero addirittura iniziare una lenta ricrescita tra il 2100 e il 2300. Anche in Asia centrale e nelle Ande meridionali, una riduzione rapida delle emissioni, in linea con il limite di 1,5 °C, permetterebbe di conservare il doppio del ghiaccio rispetto agli scenari più critici.
Per questo i sottoscrittori del Manifesto si impegnano ad intraprendere 8 azioni comuni: 4 a livello europeo e 4 a livello generale.
Tra le azioni comuni:
– sostenere il valore e la protezione dei ghiacciai, del permafrost e degli habitat emergenti nelle aree proglaciali;
– collaborare con università, centri di ricerca e scuole per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza di cittadini e istituzioni, sviluppando percorsi formativi finalizzati a creare nuove professionalità nel campo della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici;
– istituire spazi di confronto che coinvolgano amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, al fine di promuovere il dialogo e la collaborazione;
– promuovere e mettere in rete le esperienze provenienti da diverse realtà geografiche, politiche e climatiche, al fine di rafforzare la cooperazione.
A livello europeo, in particolare si adopereranno al fine di:
– creare un sistema europeo di monitoraggio del rischio criosferico, favorendo la condivisione di esperienze maturate a livello locale e regionale e sviluppando un insieme comune di regole per il monitoraggio;
– istituire una rete multidisciplinare di competenze da condividere, con l’obiettivo di costituire una Governance Europea dei Ghiacciai (EGG);
– valorizzare gli strumenti e le politiche internazionali per la mitigazione e l’adattamento alla crisi climatica nelle aree glaciali europee;
– sostenere la leadership e il ruolo guida dell’Europa a livello globale, orientando le scelte dell’UE verso la tutela degli ambienti glaciali, dalle calotte polari ai ghiacciai, e promuovendo la riduzione degli impatti sulla criosfera, sull’uso del suolo e delle risorse idriche.
“Nel mondo oltre due miliardi di persone dipendono dalla neve e dal ghiaccio delle montagne che alimentano fiumi, laghi e falde acquifere, risorse essenziali per ecosistemi, agricoltura, energia, industria e usi domestici – si legge nel Manifesto – L’Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai rappresenta un’opportunità unica per unire gli sforzi globali nella lotta contro la crisi climatica. Solo attraverso una collaborazione efficace e un impegno condiviso sarà possibile garantire un futuro sostenibile per i ghiacciai e per le comunità che da essi dipendono. È fondamentale, infatti, perseguire obiettivi urgenti e ambiziosi di riduzione delle emissioni, affiancandoli ad azioni di adattamento coordinate, sostenute e sempre più ambiziose, per favorire la resilienza climatica e lo sviluppo sostenibile. La sfida è enorme, ma il tempo per agire è ora”.
A supporto del Manifesto, Legambiente ha contestualmente presentato un nuovo Dossier dal titolo “SOS ghiacciai: un passato e un futuro da proteggere” che, incrociando diversi studi internazionali, riassume la situazione dei ghiacciai.
– Dal 2000 al 2023 la maggiore perdita relativa di ghiaccio si è verificata nelle regioni con una piccola area glaciale (cioè minore di 15.000 km²): Europa centrale (-39%), Caucaso (-35%), Nuova Zelanda (-29%), Asia settentrionale (-23%), Canada occidentale e Stati Uniti (-23%) e i ghiacciai di basse latitudini (-20%).
– Passando ai ghiacciai alpini, ad oggi si registra la perdita di almeno un terzo della massa e con l’incremento delle temperature previsto entro il 2050 tutti i corpi glaciali al di sotto dei 3500 metri di quota saranno scomparsi. Tra quelli già estinti: c’è il ghiacciaio di Flua in Piemonte (Fonte CGI), in Valsesia, mentre quelli del Canin (InFriuli-Venezia Giulia) (Fonte SMAA-CGI)e del Triglav (in Slovenia) sulle Alpi Orientali,si sono ridotti a residui sparsi di neve e ghiaccio. I prossimi destinati a scomparire sono quelli della Marmolada (Fonte SAT-CGI)e dell’Adamello (Fonte SGL-CGI).
Nel resto del mondo la situazione non è delle migliori: in Pakistan i 13.032 ghiacciai delle catene montuose del Karakorum, Hindukush e Himalaya hanno subito trasformazioni rapide, tanto che nel bacino del Palas (nell’Himalaya pakistano) si è assistito ad un ritiro del 16%, solo negli ultimi vent’anni. I ghiacciai montani lungo la costa occidentale della Groenlandia mostrano una riduzione di quasi il 15% dell’area complessiva e di circa il 19% del volume di ghiaccio, dal 1985 al 2020. Le montagne delle Ande hanno perso il 25% della loro copertura di ghiaccio dalla Piccola Era Glaciale. Infine, non va dimenticato che la fusione dei ghiacciai è responsabile per il 25-30% dell’attuale incremento osservato nel livello del mare. Nel mondo sono quasi due miliardi le persone che vivono vicino alle coste, e circa 800 milioni a meno di 10 m sopra il livello del mare. Oggi tale livello risulta circa 20 cm maggiore rispetto al 1900, con un ritmo di crescita che è aumentato di oltre tre volte ed attualmente si attesta a 4,5 mm/anno.