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Le foreste pluviali assorbono più CO2 di quanto finora supposto

Le foreste pluviali assorbono più CO2 di quanto finora supposto

Uno Studio della NASA indica che le foreste dei tropici assorbono più della metà dell’intera quantità di anidride carbonica assorbita dalla vegetazione terrestre, che viene utilizzata per la loro crescita.
I ricercatori affermano che la loro scoperta sottolinea ancor di più la necessità di proteggere le foreste pluviali dalla deforestazione al fine di contrastare le emissioni di origine antropica.

Una nuova ricerca condotta dalla NASA e dal National Center for Atmospheric Research (NCAR) e diffuso on line il 29 dicembre 2014 prima della pubblicazione cartacea su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), dimostra che le foreste tropicali possono assorbire molta più anidride carbonica di origine antropica di quanto gli scienziati pensassero.

Lo studio (“Effect of increasing CO2 on the terrestrial carbon cycle”) stima che le foreste tropicali assorbano 1,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica su un totale globale di 2,5 miliardi, nel contesto dei crescenti livelli atmosferici di gas a effetto serra.
Questo significa che, se lasciati intatti, gli alberi tropicali sarebbero in grado di continuare a ridurre il tasso di riscaldamento globale.
Questa è una buona notizia – ha dichiarato David Schimel del Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California e principale autore dello studio – Stante il probabile rallentamento dell’assorbimento delle foreste settentrionali, le foreste tropicali possono continuare a prelevare il carbonio atmosferico per molti anni”.

Foreste, boschi e macchie nell’insieme sono in grado attualmente di rimuovere durante la fotosintesi fino al 30% delle emissioni di anidride carbonica antropica dall’atmosfera. Se il tasso di assorbimento dovesse rallentare, in risposta il tasso di riscaldamento globale potrebbe accelerare.
La questione di quale tipo di foresta sia il più grande assorbitore di carbonio “non è solo una curiosità contabile – ha osservato Britton Stephens del NCAR e co-autore della ricerca – Ha grandi implicazioni per la nostra comprensione sulle modalità con cui gli ecosistemi terrestri globali potrebbero continuare a compensare le emissioni di anidride carbonica o, viceversa, potrebbero cominciare a esacerbare i cambiamenti climatici”.

Lo studio è il primo ad utilizzare un modo corretto per confrontare le stime di assorbimento di anidride carbonica da molte fonti e a vari livelli: modelli computerizzati dei processi ecosistemici, modelli atmosferici utilizzati per dedurre le fonti delle attuali concentrazioni (chiamati modelli atmosferici inversi), immagini satellitari, dati provenienti da appezzamenti boschivi normali e sperimentali, ecc. I ricercatori hanno armonizzato queste analisi e valutato l’accuratezza dei modelli inversi sulla base delle misurazioni, sia aeree che sul terreno, ottenendo la nuova stima dell’assorbimento di carbonio tropicale determinata dalla media ponderata dei dati in atmosfera, sui modelli ecosistemici e di quelli a terra.
Fino alla nostra analisi, nessuno aveva completato con successo una ricostruzione globale di informazioni sugli effetti dell’anidride carbonica in atmosfera, nelle foreste e con i modelli – ha osservato l’altro co-autore Joshua Fisher del Jet Propulsion Laboratory – È incredibile che tutte queste diverse fonti di dati indipendenti inizino a convergere su un’unica risposta”.

Poiché le emissioni umane sono destinate a far aumentare la CO2 in atmosfera, le foreste globali la stanno utilizzando per crescere più velocemente, riducendo la quantità che rimane nell’aria. Questo effetto è chiamato “fertilizzazione da CO2”.
Ma i cambiamenti climatici riducono anche la disponibilità di acqua in alcune regioni e rendono la Terra più calda, provocando periodi di siccità sempre più frequenti e incendi sempre più vasti. Nella fascia tropicale il problema si aggrava per gli incendi provocati dall’uomo per la deforestazione, che non soltanto bloccano l’assorbimento di carbonio per la fine degli alberi, ma bruciando il legname vengono immesse nell’atmosfera anche enormi quantità di carbonio che era precedentemente stoccato.

Per circa 25 anni, afferma la ricerca, la maggior parte dei modelli atmosferici inversi hanno mostrato che le foreste alle medie latitudini dell’emisfero settentrionale assorbono più carbonio delle foreste tropicali. Tale risultato si è basato sulla comprensione che si aveva allora dei flussi di aria atmosferica e sui dati limitati che suggerivano che la deforestazione era stata la causa del rilascio di anidride carbonica delle foreste tropicali maggiore di quanta non ne stessero assorbendo.
Attorno al 2005, Stephens ha utilizzato le misurazioni aeree di biossido di carbonio per dimostrare che molti modelli atmosferici inversi non rappresentavano correttamente i flussi di anidride carbonica nell’aria sopra il livello del suolo, indicando un maggior assorbimento di CO2 nelle foreste tropicali. Tuttavia, non c’era ancora un numero sufficiente di dati a livello globale che convalidassero l’ipotesi di un maggiore assorbimento da parte delle foreste tropicali.

Schimel ha dichiarato che per il loro nuovo studio hanno utilizzato una grande quantità di studi fatti da altri scienziati per dare concretezza all’ipotesi suggerita da Stephens.
La teoria della fertilizzazione da anidride carbonica si basava su fenomeni su scala microscopica, mentre le osservazioni a scala globale sembravano contraddirli – ha aggiunto Schimel – Con questo studio abbiamo fornito una spiegazione coerente che indica come la fertilizzazione avvenga su scala planetaria, con un effetto maggiore con le temperature più elevate, il che significa che sarà più forte nelle foreste tropicali piuttosto che in quelle boreali”.
Tuttavia, ha aggiunto che i cambiamenti nella fornitura di acqua alle foreste a causa dei cambiamenti climatici e la deforestazione potrebbero alterare la quantità di CO2 assorbita dalle foreste tropicali.
Il futuro equilibrio tropicale tra deforestazione, cambiamenti climatici, crescita e serbatoi di CO2 rimarrà una solida caratteristica del ciclo globale del carbonio – ha concluso Schimel – solo se le vaste foreste tropicali saranno protette dalla distruzione”.

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