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Annullato il divieto: a Parigi si continuerà ad accendere i caminetti

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Annullato all’ultimo momento, dopo le polemiche suscitate e la presa di posizione contraria del Ministro dell’ecologia francese, il divieto che avrebbe impedito dal 1° gennaio 2015 l’accensione dei camini aperti nella regione dell’ Île- de-France.
Se è vero che le biomasse emettono minor quantità di gas ad effetto serra, di contro fanno aumentare il particolato atmosferico, incidendo sulla qualità dell’ambiente aria e sulla salute.

Il 30 dicembre 2014, alla vigilia della sua entrata in vigore (1° gennaio 2015) il divieto di accensione dei caminetti aperti a Parigi è stato annullato.
Contro tale misura che avrebbe impedito a 135.000 famiglie che abitano nella capitale e nei 435 comuni della regione dell’Île- de-France si era schierata nelle scorse settimane Ségolène Royal, il Ministro francese dell’Ecologia, giudicandola “eccessiva” e “ridicola”.

Il divieto era stato previsto dall’art. 31 del Decreto Interprefettizio del 23 marzo 2013 relativo all’implementazione del PPA, il Piano di protezione dell’aria per la Regione, un’area definita “sensibile per la qualità dell’aria”.
Secondo il Rapporto sul bilancio delle emissioni, diffuso nel 2013 da Airparif, l’Associazione che controlla la qualità dell’aria, la regione dell’Île- de-France presenta in generale alta densità di emissioni per la maggior parte degli inquinanti, ma l’area metropolitana di Parigi presenta alte concentrazioni di PM10 e PM2,5, determinate da traffico e residenziale.
Le emissioni da riscaldamento degli edifici durante la stagione fredda superano quelle rilasciate dal traffico veicolare, oltrepassando frequentemente quei valori limite, oltre ai quali aumenta il rischio per la salute umana.

Per la Direzione regionale Ambiente ed Energia il riscaldamento a legna contribuisce fino al 25% delle emissioni totali di polveri fini nella regione di Parigi. In base ai calcoli, un caminetto acceso per mezza giornata emetterebbe la stessa quantità di polveri fini di un’automobile che percorre 3.500 chilometri, tanto che in occasione del grave episodio di inquinamento atmosferico che ha colpito l’Ile-de-France dal 10 al 14 dicembre 2013, la biomassa usata come combustibile (utilizzazione che negli ultimi anni è aumentata in Francia per effetto del continuo incremento del prezzo degli altri combustibili) è stata individuata come la responsabile del 43% del carbonio nero (black carbon) che sovrastava il cielo di Parigi.

Il fumo della legna bruciata contiene numerosi composti chimici, ma i più pericolosi per la salute sono proprio i particolati atmosferici (PM).
Per ogni kg di legna un caminetto aperto emette 8 grammi di PM10, una stufa tradizionale 4gr, una stufa a pellet 1gr, mentre un m3 di gas naturale (equivalente a circa 2,5kg di legna) emette solo 0,006gr. Peraltro, anche respirare all’interno degli appartamenti il fumo dei caminetti non fa bene alla salute, favorendo asma e bronchiti.

Di contro, se la biomassa come combustibile ha un impatto negativo sulla qualità dell’aria che respiriamo, è, però, un’arma efficace contro il riscaldamento globale: le sue emissioni di gas serra sono 11 volte inferiori rispetto al petrolio, 4 volte meno di quelle derivanti dalla produzione elettrica, 5 volte meno di quello prodotte dalla combustione di gas. I costruttori sono quindi impiegati per risolvere il problema dell’inquinamento locale.

Se fosse entrato in vigore il divieto, i soli caminetti consentiti sarebbero stati quelli non aperti, ma confinati in appositi recinti chiusi a norma di sicurezza e a prova di inquinamento. Oggi, ci sono in commercio dispositivi e caminetti in grado di ridurre drasticamente la quantità di particelle emesse in atmosfera, e anche da un punto di vista energetica risultano molto più efficienti, evitando le dispersioni di calore, usufruendo anche delle detrazioni fiscali.

L’ARPA Friuli Venezia Giulia ha realizzato un video e diffuso una brochure che indicano come fare per migliorare la combustione domestica e, al contempo, la qualità dell’aria.

Se il divieto aveva suscitato tante polemiche, impedendo di trascorrere una serata di conversazione o davanti allo schermo televisivo al tepore della fiamma crepitante di un caminetto, non c’è dubbio che le disposizioni che hanno ripristinato tale consuetudine ne provocheranno altre.
Come in tante altre situazioni di carattere ambientale, occorre operare una transizione “morbida” verso il cambiamento, inevitabile, passando da azioni “punitive” a quelle “preventive”.
La dimostrazione è data dal clamore mediatico che era intervenuto alla vigilia dell’entrata in vigore del divieto e la pressoché totale assenza di informazioni, almeno in lingua italiana, del suo successivo annullamento.

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