Senza target più ambiziosi di quelli proposti al 2030 dalla Commissione UE nel Pacchetto “Energia e Clima”, peraltro sconfessati dal Parlamento europeo, il settore non potrà ritornare a crescere stabilmente, come avverrà anche per le altre rinnovabili. La Commissaria UE di Azione per il Clima chiede che l’Italia nel corso della sua Presidenza di Consiglio UE spinga per target vincolanti.
Se in Italia il settore della produzione di energia eolica con un calo del 65% ha conosciuto nel 2013 un “annus horribilis”, non si può certo dire che in Europa sia stato un “annus felix”, anche se la potenza installata è diminuita complessivamente solo dell’8% rispetto al 2012.
A testimoniare tale andamento sono i dati forniti dall’European Wind Energy Association (EWEA) nel suo ultimo Rapporto diffuso la scorsa settimana “Wind in power 2013. European statistics” in cui si evidenzia che il settore ha fornito 10.917 nuovi MW alla rete di distribuzione, per un totale di 116.774 MW installati dell’UE-28 che assolvono al 7,8% della domanda di elettricità dell’Unione europea, mentre ulteriori 4.188 MW solo quelli installati nel resto d’Europa.
Tuttavia, il “dato” in sé non offre un quadro esatto della situazione, perché molte sono le differenze che si sono riscontrate a livello regionale. Così, mentre lo sviluppo del settore avveniva quasi ovunque in Europa, l’anno scorso Spagna (-84%), Italia (-65%) e Francia (-24%) sono risultati i Paesi che hanno registrato veri e propri crolli, al contrario di quanto avvenuto in Germania (2.998 MW) e Gran Bretagna (1.883 MW) dove si è installato circa il 46% del mercato europeo, e buoni risultati sono giunti dalla Polonia (894 MW).
“Il calo nell’installazione di impianti di energia eolica dell’UE nel 2013 evidenzia l’impatto negativo del mercato di fronte all’incertezza normativa e politica che sta investendo tutta l’Europa – ha dichiarato Justin Wilkes, Vice Amministratore Delegato di EWEA – L’incertezza del quadro legislativo per l’eolico sta mettendo a rischio gli investimenti, la crescita verde, i posti di lavoro e la sicurezza energetica”.
Con una decisa preminenza dell’onshore (110 GW) sull’offshore (6,6 GW), l’eolico alla fine del 2013 assicurava investimenti nel corso dell’anno dai 13 ai 18 miliardi di euro, il settore ha fatto registrare il 32% delle nuove installazioni annuali, percentuale superiore a tutte le altre tecnologie utilizzate per i nuovi impianti, sia rinnovabili che da fonti fossili, seguita a ruota dal fotovoltaico (31%).
Il Rapporto dell’EWEA mostra anche un interessante quadro complessivo di quella che può definirsi una “rivoluzione” energetica. Riassumendo i dati delle nuove potenze installate dal 2000 al 2013 si può constare come la progressione delle rinnovabili sia costante, passando dal 22,4% di inizio periodo al 55% del 2013, con saldi negativi per combustibili fossili (ad eccezione del gas) e per il nucleare.
“È fondamentale che i Capi di Stato al Consiglio UE di marzo ribadiscano l’impegno dell’Unione europea per le energie rinnovabili e stabiliscano obiettivi al 2030 per gli stati membri – ha sottolineato Wilkes – La debole proposta della Commissione sul Pacchetto “Energia e Clima” al 2030 non farà ritornare il settore dell’energia eolica ad una crescita stabile”.
La critica, abbastanza esplicita, è al target fissato dalla Commissione UE al 27% di produzione energetica da rinnovabili, ma senza vincoli per i Paesi membri.
Come abbiamo messo in evidenza in altra occasione, c’è al riguardo una spaccatura tra Commissione UE e Parlamento europeo che ha approvato il 5 febbraio 2014 una “Proposta di risoluzione su un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030”, ribadendo quanto deliberato il 9 gennaio 2014 dalle Commissioni Industria e Ambiente per:
– tagliare del 40% le emissioni;
– incrementare al 30% la produzione di energia da fonti rinnovabili;
– portare al 40% l’efficienza energetica.
A questa situazione di “contrasto” ha fatto riferimento in modo indiretto la Commissaria di Azione per il Clima, Connie Hedegaard che, nel corso della Conferenza stampa tenuta a Roma il 10 febbraio 2014, in occasione della sua visita in Italia per una serie di incontri con le autorità italiane e per partecipare ad una Audizione alla Camera dei Deputati, ha ricordato la prossima Presidenza di Consiglio UE dell’Italia, per rimuovere quegli ostacoli che, probabilmente, lei non è riuscita a fare all’interno della Commissione.
“L’Italia avrà un ruolo di grande responsabilità durante il semestre di Presidenza UE affinché l’Europa sia pronta con una posizione univoca per il summit sul clima convocato da Ban Ki-moon per settembre e sulla Conferenza mondiale sul clima di Lima a dicembre – ha dichiarato la Hedegaard – È importante che l’Italia pensi a target vincolanti sulla riduzione di CO2, aumento di rinnovabili ed efficienza energetica perché aiuterebbe gli altri Governi ad attenersi, altrimenti dovrà preoccuparsi molto”.
Evidentemente, la Commissaria responsabile di Azione per il Clima o non era stata informata che al riguardo lo stesso contrasto sussiste all’interno del Governo Italiano o voleva formulare un endorsement per le posizioni di qualche Ministro rispetto ad altro che si preoccupa che la bolletta energetica è troppo alta, come pare di intuire dalle sue parole: “il fattore principale non sono gli incentivi alle rinnovabili o le politiche sul clima, ma la mancanza di infrastrutture comuni, reti più intelligenti che superino le frontiere e siano senza confini, riducendo i costi“.