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L’IEA: il settore energetico fondamentale per il successo della COP21

L’IEA: il settore energetico fondamentale per il successo della COP21

In vista della Conferenza UNFCCC di fine anno a Parigi che dovrà definire un nuovo Accordo per contrastare il riscaldamento globale, l’IEA ha presentato un Rapporto dove vengono indicate le azioni che dovrebbero essere messe in campo per far sì che abbia successo.
Tra le altre: conseguire il picco delle emissioni al 2020; efficienza energetica; eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili; maggiori investimenti nelle fonti rinnovabili; revisione quinquennale degli impegni nazionali; monitoraggio effettivo dei progressi conseguiti.

La crescita delle emissioni globali di carbonio l’anno scorso si è fermata, ma il mondo è ancora molto lontano dal conseguire l’obiettivo di mantenere entro i +2 °C l’aumento della temperatura globale.

È questo il messaggio chiave contenuto nell’ultimo Rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), redatto quale contributo alla COP21 di Parigi che dovrà definire alla fine dell’anno un nuovo Accordo per contrastare i cambiamenti climatici.
I costi e le difficoltà di ridurre le emissioni di gas serra aumentano ogni anno – ha affermato la Direttrice esecutiva dell’IEA, Maria van der Hoeven, presentando a Londra il 15 giugno 2015 il “World Energy Outlook Special Report on Energy and Climate Change” – È chiaro che il settore energetico deve svolgere un ruolo fondamentale se si vuole che gli sforzi per ridurre le emissioni abbiano successo. Mentre osserviamo un crescente consenso tra Paesi che è giunto il momento di agire, dobbiamo fare in modo che le misure adottate siano adeguate e che gli impegni assunti siano mantenuti”.

Per la prima volta nel corso degli ultimi 4 decenni, come era stato previsto nel World Energy Outlook dell’anno scorso, nel 2014 le emissioni sono rimaste stabili, alimentando le speranze che la crescita economica e la crescita delle emissioni a livello globale si siano finalmente disaccopiate, dal momento che nel frattempo si è registrata una ripresa economica.

Quantunque il rallentamento delle emissioni possa essere in parte attribuito a un inverno mite nell’emisfero settentrionale e una performance più debole del previsto dell’economia cinese, i dati attestano che gli investimenti nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio si stanno dimostrando più efficaci di quanto si pensasse.
Anche la Statistical Review of World Energy del colosso petrolifero BP, giunta alla sua 64a edizione e presentata come di consueto in giugno, conferma che la crescita della domanda energetica del 2014 è stata dello 0,9%, il suo livello più basso dal 2009, e che le emissioni derivanti dalla produzione di energia sono aumentate solo dello 0,5%, un tasso significativamente inferiore alla crescita del PIL globale nello stesso periodo del 3%.

Tali incoraggianti notizie, osserva l’Agenzia, non devono far dimenticare che siamo tuttavia di fronte a risultati di breve periodo, mentre gli impegni che ciascun Governo intende adottare nell’ambito dell’Accordo internazionale post-2020, i cosiddetti Intended Nationally-Determineted Contributions, finora comunicati alla Segreteria UNFCCC, comporteranno, se confermati, aumenti medi di temperatura attorno a 2,6 °C al 2100 e a 3,5 °C al 2200.

Affinché la Conferenza di Parigi abbia successo, per l’IEA deve poggiare su 4 Pilastri.
1.Picco delle emissioni globali. In uno scenario “ponte”, il picco delle emissioni potrebbe essere raggiunto al 2020 se i Paesi attuassero 5 Misure che non comportano, peraltro, costi aggiuntivi:
– aumentare l’efficienza energetica nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti;
– ridurre progressivamente l’utilizzo delle centrali a carbone e vietarne la loro costruzione;
– aumentare gli investimenti nelle tecnologie delle fonti rinnovabili, passando dai 270 miliardi di dollari del 2014 ai 400 miliardi nel 2030;
– eliminare gradualmente entro il 2030 i sussidi ai consumi energetici da fonti fossili;
– ridurre le emissioni di metano nella produzione di petrolio e gas.

2. Revisione quinquennale. Gli impegni (INDCs) devono essere visti come la base da cui partire per creare un “circolo virtuoso” con sempre maggiore ambizione, proponendo perciò una revisionale ogni 5 anni in modo da esplorare le opportunità per ulteriori azioni a favore del clima. La situazione e le soluzioni si stanno evolvendo rapidamente: da un lato ogni ritardo del “carbon budget” può risultare più costoso, mentre il ritmo dell’innovazione nel settore energetica è tale che una revisione ogni 5 anni consentirebbe agli obiettivi nazionali di tenere il passo con l’evolversi della situazione e con il supporto di fiducia degli investitori.

3. Fissare l’obiettivo. L’IEA raccomanda che l’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature medie globali a lungo termine al di sotto di 2 °C deve essere inteso come un obiettivo per la riduzione delle emissioni di gas serra a lungo termine, che sarebbe più semplice da applicare nel settore energetico. In questo modo si ancorerebbero le aspettative future ad obiettivi in grado di guidare gli investimenti e le riforme del mercato, incentivare lo sviluppo di nuove tecnologie stimolare l’attuazione di forti politiche interne, come la definizione di un prezzo del carbonio, elementi tutti questi necessari a soddisfare l’obiettivo dei +2 °C.

4.Tracciare la transizione. L’Accordo deve stabilire un processo di monitoraggio che metta in evidenza i progressi nazionali compiuti, in modo da rassicurare la comunità internazionale sul fatto che si sta effettivamente agendo. In caso di necessaria assistenza, il Rapporto propone delle metriche in grado di controllare la decarbonizzazione del settore energetico.

Qualsiasi accordo sul clima che si raggiunga a Parigi deve mettere al centro il settore energetico se non si vuole rischiare in un suo fallimento – ha ammonito Faith Birol, Capo economista dell’IEA – Gli impegni nazionali costituiscono un primo importante passo per raggiungere gli obiettivi climatici e il nostro rapporto mostra che essi avranno un impatto determinante sulle tendenze energetiche del futuro”.

Se si tiene presente che l’IEA è considerata un’Agenzia storicamente “conservatrice”, vuol dire che siamo veramente giunti a quella “trasformazione epocale irreversibile” di cui ha parlato la Direttrice esecutiva dell’UNFCCC al termine degli ultimi negoziati di Bonn.

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