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EIR 2019: lo stato di attuazione delle leggi ambientali

Dal Pacchetto EIR di Revisione sullo Stato di implementazione della legislazione europea, adottato dalla Commissione UE, si evidenzia che molte sfide attendono il nostro Paese per l’inadeguata attuazione della normativa ambientale, che non è solo un fatto burocratico, ma ha delle pesanti ripercussioni economiche.

Molte le sfide che attendono La Commissione UE ha adottato il 4 aprile 2019 il secondo pacchetto EIR (Environmental Implementation Review), il primo era stato adottato nel febbraio 2017, una revisione periodica dello stato dell’arte sull’implementazione delle politiche ambientali nei 28 Stati membri che costituisce uno strumento per contribuire a realizzare i benefici della legislazione e delle politiche ambientali dell’UE per le imprese e i cittadini attraverso una loro migliore attuazione.

Lo scopo è di affrontare le cause delle lacune nell’implementazione e trovare soluzioni prima che i problemi diventino urgenti e raggiungano la fase delle infrazioni.

Il pacchetto 2019 si compone di 28 relazioni nazionali (qui quella dell’Italia) che tracciano i progressi dal 2017 e contengono le azioni prioritarie per ciascuno Stato membro; una Comunicazione che trae le conclusioni e definisce le tendenze comuni a livello dell’UE, nonché raccomandazioni indirizzate a tutti gli Stati membri con le principali azioni prioritarie per progredire in tal senso. Le azioni prioritarie per tutti gli Stati membri dell’UE sono presentate in un Allegato.

Dal riesame emerge che 18 Stati membri sono ancora alle prese con livelli elevati di emissioni di ossido di azoto (NOx) e che 15 paesi devono ridurre ulteriormente le emissioni di particolato (PM2.5 e PM10). Considerati gli effetti dell’inquinamento atmosferico la Commissione ha avviato i dialoghi con i Paesi membri, al fine di scongiurare procedure di infrazione. Non sempre gli effetti sono stati positivi, visto che l’Italia lo scorso marzo è stata deferita alla Corte di Giustizia europea.

Sebbene nel complesso il quadro di intervento per l’economia circolare sia stato rafforzato, la prevenzione dei rifiuti rimane una sfida importante per tutti gli Stati membri. In relazione alla gestione dei rifiuti, 5 Paesi hanno già raggiunto i propri obiettivi in materia di riciclaggio dei rifiuti urbani entro il 2020, 9 sono sulla buona strada, ma altri 14 rischiano di non riuscire a raggiungerli. La solidità e l’efficienza di tali sistemi sono presupposti fondamentali dell’economia circolare.

Per quanto riguarda l’acqua resta ancora molto da fare per raggiungere pienamente gli obiettivi fissati dalle Direttive sulle acque, in particolare per il conseguimento di un buono stato dei corpi idrici entro il 2027. Le acque reflue urbane non sono ancora adeguatamente trattate in due terzi degli Stati membri (tra cui l’Italia che è stata deferita, con lo stesso pacchetto di marzo, alla Corte di Giustizia europea). Per raggiungere questi obiettivi sono essenziali maggiori investimenti e i fondi dell’UE continueranno a sostenere gli sforzi di attuazione.

In materia di protezione della natura e della biodiversità, la rete Natura 2000 ha continuato ad espandersi a terra e in mare e a livello di UE è già stato raggiunto l’obiettivo di dichiarare il 10 % delle zone costiere e marine zone marine protette entro il 2020, come stabilito dalla Convenzione sulla diversità biologica. Tuttavia, la maggior parte degli Stati membri deve accelerare gli sforzi per il completamento e la gestione della rete Natura 2000 (tra cui l’Italia su cui pende un parere motivato).

Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, gli Stati membri hanno compiuto buoni progressi nell’attuazione della legislazione dell’UE in materia di clima e gli obiettivi fissati per il 2020 dovrebbero essere raggiunti. Occorre però intensificare gli sforzi in tutti gli Stati membri e a livello di Unione per rispettare gli impegni internazionali assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi e scongiurare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici.

La Commissione Juncker è determinata a costruire un’Europa che protegge e la nostra priorità è garantire che i cittadini possano godere di una gestione dell’aria, dell’acqua e dei rifiuti della migliore qualità e che il nostro capitale naturale sia protetto – ha affermato Karmenu Vella, Commissario UE per l’Ambiente, gli Affari marittimi e la Pesca – Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali aiuta gli Stati membri a far sì che ciò avvenga, mettendo a loro disposizione le informazioni e gli strumenti necessari“. 

Contestualmente la Direzione Generale per l’Ambiente della Commissione UE ha pubblicato un interessante Rapporto The cost of not implementing EU environmental law”, condotto da due Società di consulenza che hanno calcolato i costi economici nel 2018 che i Paesi membri hanno sopportato per la mancata attuazione della legislazione ambientale dell’UE, pari ad una stima di 55 miliardi di euro, di cui ben 24,6 miliardi per la mancata implementazione della legislazione sulla qualità dell’Aria.

Anche l’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) nel suo primo Rapporto sullo Stato globale delle leggi ambientali, pur sottolineando positivamente che nel corso degli ultimi decenni le normative ambientali si sono moltiplicate di 38 volte, ha osservato che la loro debole o mancata attuazione costituisce oggi una delle maggiori sfide per mitigare i cambiamenti climatici, ridurre l’inquinamento e prevenire la diffusione di specie aliene e la distruzione degli habitat.

 

 

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