In occasione del Darwin Day 2025, che si celebra ogni anno il 12 febbraio per commemorare la nascita del padre dell’evoluzionismo con conferenze, incontri, dibattiti ed eventi in tutto il mondo, il WWF coglie l’occasione per segnalare che il nostro cammino evolutivo è ormai arrivato ad un bivio: possiamo scegliere di continuare ad aggravare la crisi di biodiversità, causata dalle nostre attività e minare la nostra sopravvivenza, oppure di intraprendere con consapevolezza un cammino ‘evolutivo’ diverso, proteggendo gli ecosistemi e i loro servizi gratuiti come aria e acque pulite, suoli fertili, cibo, sicurezza climatica.
Dal plancton alle linci, dalle api alle balene, le specie di animali selvatiche mantengono il nostro mondo con azioni quotidiane in cui modellano gli ecosistemi e li mantengono in salute. L’analisi di questi straordinari e affascinanti contributi è contenuta nel recente report “Nature’s Technicians. The amazing ways in which wild animals mantain our world”in cui si elencano i ruoli vitali che le popolazioni selvatiche sane svolgono in una serie di servizi cruciali per la nostra esistenza, dalla dispersione dei semi, all’impollinazione, al controllo dei parassiti, alla manutenzione del suolo, al ciclo dei nutrienti e alla mitigazione delle inondazioni, mostrando come essi siano gli elementi costitutivi essenziali di ecosistemi funzionali che sono parte integrante del benessere delle società umane.
“In Nature’s Technicians si possono leggere i contributi fondamentali nel mantenimento delle nostre foreste, praterie, fiumi e oceani, non solo di specie carismatiche come gli elefanti, bisonti e lontre marine, ma anche di libellule, formiche e scarafaggi, così come di vermi, funghi e ostriche decisamente – ha affermato Margaret Kinnaird, Global Wildlife Expert e co-autrice del report – La nostra recensione mira a focalizzare nuovamente l’attenzione sull’ampio valore che le società, le economie e gli habitat naturali ottengono dalla fauna selvatica quale contributo della diversità della natura, qualcosa che è comunemente trascurato. Forniamo prove per i ruoli vitali che gli animali selvatici giocano nella dispersione dei semi nell’impollinazione, nel controllo dei parassiti, nella manutenzione del suolo e nel ciclo dei nutrienti e si evidenzia come siano elementi costitutivi degli ecosistemi funzionali, sottolineando come queste funzioni sono parte integrante del benessere delle società umane. Senza popolazioni selvatiche sane, avremmo un mondo futuro molto diverso e molto ridotto”.
A livello globale le specie sono sotto un’enorme pressione a causa della perdita e del degrado degli habitat, dello sfruttamento eccessivo e degli impatti devastanti del commercio illegale di specie selvatiche. Le popolazioni di vertebrati selvatici monitorate nel mondo sono diminuite drasticamente, in media del 73% dal 1970, e oltre un milione di specie potrebbero ora rischiare l’estinzione, secondo l’ultimo Living Planet Report che monitora ogni due anni lo stato del mondo naturale,
Architetti, ingeneri e corrieri della natura
Dall’analisi dei ruoli fondamentali delle specie, il Report del WWF illustra come alcune specie possano essere considerate veri e propri architetti della natura che modificano fisicamente il loro ambiente, creando habitat per una miriade di altre specie. I castori, ad esempio, costruendo dighe e tane, trasformano corsi d’acqua in stagni, favorendo la biodiversità e mitigando gli effetti delle inondazioni. I coralli, invece, formano le barriere coralline, ecosistemi marini ricchi di vita e fondamentali per la protezione delle coste e per il benessere delle comunità umane che vivono lungo le coste.
Le api, le farfalle e molti altri insetti sono i corrieri del mondo vegetale che trasportano il polline da un fiore all’altro, permettendo così la riproduzione delle piante. Senza l’impollinazione, la produzione di frutta, verdura e semi sarebbe drasticamente ridotta, mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale. Analogamente, molte specie di uccelli e mammiferi sono specializzate nel trasporto di semi, contribuendo alla loro dispersione e al regolare rinnovamento delle foreste. Le foreste da cui sono stati rimossi i mammiferi frugivori riducono sensibilmente la loro capacità di stoccaggio del carbonio, poiché gli alberi di grande taglia vengono pian piano sostituiti da alberi più piccoli, caratterizzati da legno a densità inferiore.
I predatori contribuiscono a controllare le popolazioni delle loro prede e a modificare fisicamente l’ecosistema. I lupi, ad esempio, regolando il numero di ungulati, agiscono anche da giardinieri naturali, prevenendo il sovrappascolo e consentendo la tutela e il rinnovamento della vegetazione. Analogo ruolo è giocato dalla lince, che contribuisce a mitigare la pressione degli ungulati sulla vegetazione e sulle colture, contribuendo così anche a ridurre gli impatti economici arrecati agli agricoltori. La lince, inoltre, predando anche carnivori di media taglia, può ridurre la densità locale di volpi e altri predatori di uccelli nidificanti al suolo, col risultato di mantenere elevata la biodiversità di questi ecosistemi. Altri predatori esercitano un controllo naturale sulle popolazioni di parassiti, contribuendo alla diffusione di un’agricoltura sostenibile e alla salute umana: alcune specie di pipistrelli e uccelli della regione di Papua Nuova Guinea riducono significativamente la densità di insetti, proteggendo le coltivazioni umane senza l’uso di pesticidi di sintesi.
Tra gli esseri marini, legigantesche balene trasportano i nutrienti dalle profondità oceaniche alla superficie, ma anche dai quartieri di alimentazione delle latitudini settentrionali e meridionali ai tropici, dove si riproducono. Favoriscono il fitoplancton e influenzano positivamente le risorse ittiche globali. Le minute ostriche invece formano colonie che offrono habitat e protezione a centinaia di altre specie, compresi pesci di valore commerciale come acciughe e aringhe. I letti di ostriche stabilizzano i sedimenti sul fondale marino, proteggendo le coste dall’erosione e dalle tempeste. Essendo filtratori, le ostriche purificano l’acqua rimuovendo nutrienti in eccesso e inquinanti. Le ostriche, come molti altri molluschi, sono dunque fondamentali anche come ingegneri degli ecosistemi, con un valore economico che varia tra i 5.500 e i 99.000 dollari per ettaro all’anno.
“A fine febbraio i governi del mondo si riuniranno a Roma [ndr: 25-27 febbraio presso la sede della FAO] per proseguire la 16a Conferenza delle parti della Convenzione sulla diversità biologica (CBD-COP16) e affrontare alcuni temi chiave per arrestare la perdita di natura, in primis garantire investimenti adeguati – ha dichiarato Gianluca Catullo, Responsabile specie e habitat di WWF Italia – Di quali altri campanelli d’allarme abbiamo bisogno oltre quelli sul declino degli animali selvatici e sulla crisi climatica, sapendo che ulteriori diminuzioni di specie potrebbero devastare i nostri sistemi alimentari, le nostre economie e la nostra resilienza ai cambiamenti climatici?”.