Società

Corruzione: nel CPI 2024 l’Italia perde 2 posizioni

Il Rapporto 2024 sull’Indice di Percezione della Corruzione di Transparency International evidenzia che, sebbene l’Europa occidentale e l’UE rimangano le regioni con i punteggi più alto nel contrasto alla corruzione, il loro punteggio medio regionale nel 2024 è sceso per la seconda volta consecutiva, denunciando che l’indebolimento dei controlli e degli equilibri sta minando le solide misure anticorruzione nella regione, fenomeno che è stato segnalato anche dalla Commissione Ue nella sua relazione sullo stato di applicazione della Direttiva Whisteblowing.

La corruzione minaccia la vita in molte aree del mondo, alimenta le violazioni dei diritti umani, assicura l’impunità, favorisce i crimini ambientali e ostacola gli sforzi per combattere il cambiamento climatico.

Lo evidenzia XXXI edizione del RapportoIndice di Percezione della Corruzione“ (Corruption Perception Index  CPI), pubblicato l’11 febbraio 2025 da Transparency International, l’Organizzazione della società civile che opera in oltre 100 Paesi per porre fine all’ingiustizia della corruzione, chiedendo maggiore trasparenza ed integrità in tutti i settori della vita pubblica.

Si tratta di un Indice composito, costruito sulla base di valutazioni di esperti e sondaggi fatti ad imprenditori, realizzati da vari organismi indipendenti, internazionalmente riconosciuti, che valuta le percezioni dei livelli di corruzione nelle amministrazioni pubbliche e nella classe politica, aggregando dati di 13 fonti diverse (almeno 3 per ogni Paese), tra cui la Banca Mondiale (WB), il World Economic Forum, (WEF), società di consulenza, think tank e altri.
I punteggi riflettono le opinioni di esperti e imprenditori, non del pubblico.

Ma perché si stima la percezione del fenomeno e non il dato reale?
Semplicemente perché un dato reale non esiste o, meglio, non è calcolabile. La corruzione è infatti un reato difficile, se non impossibile, da rilevare nella sua interezza, soprattutto a causa dell’elevatissima cifra oscura, cioè la parte sommersa del fenomeno.

Secondo Transparency International, la scarsa responsabilità e la corruzione politica stanno diminuendo la fiducia del pubblicoconsentendo a gruppi di interesse ristretti di esercitare un controllo eccessivo sul processo decisionale politico

Ad ognuno dei 180 Paesi e territori monitorati viene assegnata una valutazione che va da 0 (il livello più alto di corruzione) a 100 (non esiste la corruzione). Il processo di calcolo dell’indice (CPI) viene rivisto regolarmente per assicurarsi che sia il più solido e coerente possibile. Inoltre, tutti i punteggi CPI dal 2012 sono confrontabili da un anno all’altro.

A livello globale, il podio è costituito da Danimarca (90 punti, stabile), Finlandia (87 in crescitaSingapore (84 in crescita) che ha soffiato il 3° postoalla Nuova Zelanda (83, in peggioramento). Completano la top ten: Lussemburgo (81, in miglioramento) con lo stesso punteggio di Norvegia e Svizzera, entrambe in peggioramento, come Svezia (80) e Paesi Bassi (78), mentre la 10ma posizione è occupata con il punteggio di 77 da Australia (in miglioramento), Islanda (in miglioramento) e Irlanda (stabile).

In fondo alla classifica, come lo scorso anno, Sud Sudan (8 punti), Somalia (9), Venezuela (10), Siria (12) Yemen, Libia, Eritrea, Guinea equatoriale, tutte con 13 punti, Paesi afflitti da crisi prolungate, in particolare da conflitti armati.

Transparency International, osserva che dal 2015 al 2024 si sono avuti progressi in alcune aree geografiche, ma anche alcune preoccupanti arretramenti. Se l’Europa Occidentale e l’UE sono le aree geografiche con i punteggi più elevati, complessivamente i punteggi sono diminuiti per il secondo anno consecutivo: molti leader servono interessi commerciali anziché il bene comune e le leggi sono spesso scarsamente applicate.

Tra i paesi europei con i risultati più bassi Ungheria (41 punti), Bulgaria (43), Romania e Malta (46), Croazia (47), Slovacchia e Grecia (49), Polonia (53) e Italia (54) che perde 2 posizioni rispetto all’anno precedente e si colloca alla pari del Bahrain e fa peggio dell’Oman (55).

Peraltro, nella sua Relazione sull’attuazione e sull’applicazione della Direttiva (UE) 2019/1937 del Parlamento europeo e del Consiglio, riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione (la cosiddetta DirettivaWhisteblowing” [Ndr: alla lettera “soffiare il fischietto” che non trova equivalenti termini in italiano che rendano il concetto: si tratta di un individuo che denuncia, per il bene pubblico, comportamenti illeciti che avvengono nel luogo in cui lavora],per la cui mancata  l’Italia insieme ad altri Paesi, è stata deferita alla Corte di Giustizia europea, la Commissione UE ha messo in evidenza come nessuno abbia adottato tutte le protezioni più elevate e facoltative della Direttiva, sottolineando la diffusa necessità di riforme.

Un aspetto particolare che viene sottolinea da Transparency International è che le sfide più grandi che l’umanità deve affrontare sono fortemente interconnesse: la corruzione e la crisi climatica. Mentre miliardi di persone in tutto il mondo affrontano le conseguenze quotidiane del cambiamento climatico, le risorse per l’adattamento e la mitigazione rimangono tristemente inadeguate. La corruzione intensifica queste sfide, ponendo ulteriori minacce alle comunità vulnerabili.

La mancanza di adeguati meccanismi di trasparenza e responsabilità aumenta il rischio che i fondi per il clima possano essere utilizzati in modo improprio o sottratti. Inoltre, la corruzione climatica può anche assumere la forma di un’influenza indebita sui decisori da parte di industrie inquinanti e politici che hanno conflitti di interesse perché possiedono azioni in compagnie petrolifere e del gas o lavorano per loro.

Questi fattori hanno ostacolato l’adozione di politiche e misure ambiziose necessarie per affrontare il cambiamento climatico, favorendo gli interessi di gruppi ristretti rispetto al bene comune. La crisi della corruzione è un enorme ostacolo alla risoluzione della crisi climatica.

La corruzione è una minaccia globale in evoluzione che fa molto di più che minare lo sviluppo: è una causa chiave del declino della democrazia, dell’instabilità e delle violazioni dei diritti umani – afferma nella Premessa al Rapporto, François Valérian  a Capo di Transparency International – La comunità internazionale e ogni nazione devono fare della lotta alla corruzione una priorità assoluta e a lungo termine. Ciò è fondamentale per respingere l’autoritarismo e garantire un mondo pacifico, libero e sostenibile. Le tendenze pericolose rivelate nel Corruption Perceptions Index di quest’anno evidenziano la necessità di dare seguito ad azioni concrete ora per affrontare la corruzione globale”.

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