Contestualmente all’adozione da parte della Commissione UE della “Bussola per la Competitività” con le Linee guida che tracciano il percorso per fare dell’Europa il continente ad impatto climatico zero, Legambiente ha presentato la seconda edizione di “L’Italia in cantiere” all’interno della quale c’è la ”Bussola per la Competitività dell’economia italiana”, con le proposte al Governo italiano, frutto anche del tour itinerante effettuato nell’ambito della Campagna “I cantieri della transizione ecologica”, che ha permesso di censire le che puntano sempre più su decarbonizzazione, sostenibilità ambientale ed economia circolare.
Innovare produzioni e prodotti, decarbonizzare l’economia italiana per moltiplicare i posti di lavoro e competere sui mercati internazionali.
È la ricetta di Legambiente per accelerare in Italia la transizione ecologica e rendere concreto questo scenario, che l’associazione ambientalista ha presentato il 29 gennaio 2025, in occasione della seconda edizione di “L’Italia in cantiere, che contiene una Bussola per la Competitività dell’economia italiana e lo fa nel giorno in cui la Commissione UE ha presentato le Linee guida sul tema della competitività del nuovo mandato.
La Bussola per la competitività a firma Legambiente è composta da 14 proposte riguardanti 4 aree su cui è fondamentale lavorare per avere un’Italia davvero decarbonizzata, circolare e competitiva a livello internazionale: iter autorizzativi, energia, economia circolare e controlli ambientali.
Questa bussola, definita partendo dalle condivisibili istanze della parte più avanzata dell’industria, protagonista della rivoluzione energetica e circolare in Italia, va nella direzione del superamento di quegli ostacoli non tecnologici – dalle autorizzazioni troppo lente alle norme troppo complesse, fino alle mancate premialità per le produzioni più innovative – che tuttora ingessano il nostro Paese.
“Il nostro Paese è ancor ancora oggi ostaggio del vecchio sistema produttivo fossile e inquinante – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – È arrivato il momento di liberarlo. Accelerare la transizione ecologica non è solo una necessità per contrastare la crisi climatica, ma rappresenta una straordinaria opportunità per garantire un futuro occupazionale a milioni di persone, per abbassare le bollette, per aumentare l’indipendenza dall’estero e dagli speculatori delle fossili. Al Governo Meloni chiediamo di archiviare la stagione delle scelte energetiche miopi basate su gas e nucleare, e dei decreti che frenano lo sviluppo delle rinnovabili, come il decreto agricoltura e quello sulle aree idonee. L’Italia ha bisogno di un vero piano industriale per la competitività sui mercati globali basato su semplificazioni, autorizzazioni più veloci, controlli più adeguati, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili e circolarità delle produzioni. Siamo nell’era della piena maturità e della convenienza economica delle tecnologie innovative per decarbonizzare e rendere circolare tutta l’economia italiana. Non perdiamo questa occasione”.
Legambiente sottolinea come, nonostante la strada in salita, l’Italia crede nella transizione ecologica come dimostrano le tante imprese che puntano sempre più su decarbonizzazione, sostenibilità ambientale ed economia circolare e che per Legambiente non devono essere lasciate sole in questo percorso. Sono 30 i “Campioni nazionali” censiti dall’associazione ambientalista con un tour itinerante, partito 20 mesi fa, nell’ambito della Campagna nazionale “I cantieri della transizione ecologica”, che dimostrano con concretezza la forza della transizione ecologica in diversi ambiti: rivoluzione energetica, adattamento alla crisi climatica, agroecologia, rigenerazione urbana, mobilità sostenibile, riconversione industriale,
La grande spinta arriva soprattutto da due settori di punta: dall’economia circolare e da quello energetico incentrato sulle fonti pulite, dove tra l’altro l’Italia fa scuola con i primati raggiunti in diverse filiere come quelle del vetro, carta, acciaio, oli minerali esausti, e della produzione di elettricità da rinnovabili che nel 2024 ha raggiunto il record storico del 41,2% di copertura del fabbisogno annuale (dati Terna), nonostante i tanti ostacoli non tecnologici. Tra questi pesano le bollette esorbitanti causate dall’eccessiva dipendenza energetica dall’estero e dalle speculazioni dei produttori di gas, gli iter troppo lenti delle autorizzazioni degli impianti a fonti rinnovabili o dell’economia circolare, il problema irrisolto dei pareri delle Sovrintendenze e del Ministero della cultura, le normative mancanti come quelle relative alla premialità per le produzioni più innovative, il Decreto Legge agricoltura e quello sulle aree idonee che vietano rispettivamente il fotovoltaico a terra nelle aree agricole in modo indiscriminato e delega totalmente le Regioni a individuare le aree idonee allo sviluppo delle rinnovabili con criteri a volte incomprensibilmente restrittivi, come nel caso della Sardegna, solo per citarne alcune.
Per Legambiente, a pesare anche le scelte miope e anacronistiche del Governo Meloni: dal potenziamento dei gasdotti ai nuovi rigassificatori per moltiplicare le vie di ingresso del gas; dal Piano Mattei al ritorno al nucleare, la forma di energia più costosa secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Alla luce di ciò, l’Associazione del Cigno verde chiede all’Esecutivo un’assunzione di responsabilità e interventi che puntino su rinnovabili ed economia circolare.
“I 30 cantieri della transizione ecologica che abbiamo visitato con la nostra Campagna nazionale sono la rappresentazione plastica di quell’Italia innovativa che viaggia a velocità sostenuta lungo la strada dell’innovazione e della competitività – ha osservato Giorgio Zampetti, Direttore generale di Legambiente – Durante il nostro tour lungo l’Italia, abbiamo raccolto diverse istanze avanzate dai protagonisti della rivoluzione energetica e circolare del paese che si scontrano ancora oggi con inefficienze e problemi da tempo individuati ma mai risolti. Le 14 proposte presentate oggi vanno proprio nella direzione del superamento di questi ostacoli che ingessano il Paese”.
Le proposte di Legambiente
In particolare:
– per gli iter autorizzativi, occorre completare l’organico della Commissione PNRR – PNIEC del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e rafforzare il personale degli uffici regionali e comunali preposti alle autorizzazioni;
– sull’energia rinnovabile bisogna rivedere il decreto sulle aree idonee, accorciare i tempi del regime transitorio per l’entrata in vigore del prezzo zonale al posto del PUN (prezzo unico nazionale), snellire gli iter autorizzativi dei progetti di repowering dei parchi eolici esistenti, estendere alle aree agricole all’interno dei Siti di interesse nazionale (SIN) e regionale (SIR) da bonificare la possibilità di realizzare impianti fotovoltaici a terra, rendere obbligatoria l’installazione di impianti fotovoltaici nei parcheggi di superficie superiore a 1.500 mq, garantire il completamento dei percorsi avviati con gli accordi tra GSE e i principali settori industriali energivori;
– per l’economia circolare, occorre monitorare e velocizzare gli iter di autorizzazione e realizzazione degli interventi previsti dal PNRR, sostenere lo sviluppo delle filiere e dei settori strategici nel panorama nazionale e internazionale, dal tessile alle materie prime critiche, dai rifiuti speciali ai RAEE, semplificare l’iter tortuoso di approvazione dei decreti End Of Waste (EOW), estendere l’obbligo di utilizzare i Criteri Ambientali Minimi (Green Public Procurement) agli affidamenti di qualsiasi tipologia di opere, beni e servizi da parte della Pubblica Amministrazione);
– sui controlli ambientali va completata l’approvazione dei Decreti attuativi della Legge 132 del 2016 cha ha istituito il Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA) per fermare la concorrenza sleale degli operatori che non rispettano le regole.
Infine, Legambiente sottolinea che parlare di transizione ecologica significa parlare di green jobs, come testimoniano i dati Rapporto GreenItaly 2024 di Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, da cui si evince che nel 2023 le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,4% degli occupati totali, pari a 3.163.400 unità. Inoltre, i nuovi contratti attivati nelle filiere dell’economia verde sono stati 1.918.610, pari al 34,8% del totale dei nuovi contratti in Italia attivati nel 2023. in Italia le Regioni che registrano l’incidenza più elevata di green jobs sul totale degli occupati sono la Lombardia e l’Emilia-Romagna, con il 15%, seguite da Umbria (14,7%), Piemonte (14,3%), Trentino-Alto Adige (14,3%). Nella parte centrale della classifica delle Regioni ci sono Lazio (13,7%), Toscana (13,6%), Veneto (13,6%), Friuli-Venezia Giulia (13,4%), Abruzzo (13,1%), Molise (12,6%), Marche (12,3%), Puglia (12%), Basilicata (11,7%), Liguria (11,6%), Valle d’Aosta (11,5%), Campania (11.5%) e Calabria (11,4%); chiudono la classifica Sicilia e Sardegna rispettivamente con il 10,5% e il 10%.