Su un tema “caldo” in questi giorni, quale le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), un position paper del Laboratorio Servizi Pubblici Locali di REF Ricerche che ha analizzato le risposte pervenute su un sondaggio rivolto alle aziende attive nel settore energetico, dalla generazione di elettricità ai servizi idrici, fornisce un quadro interessante delle percezioni degli addetti ai lavori sulle potenzialità e i limiti delle CER in Italia, sul ruolo dei diversi soggetti che possono esservi coinvolti, sulle aspettative come strumento di facilitazione della transizione energetica ed infine sulle opportunità di business per le imprese tradizionali del settore energetico.
In Italia “le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) non trovano terreno fertile, sotto scacco di ritardi burocratici e mancanza delle regole attuative. Nonostante queste siano, a tutti gli effetti, uno strumento efficace e una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica”.
Per chiedere quindi a nuovo Governo e Parlamento non solo di accelerare la conclusione dell’iter necessario per permettere in Italia lo sviluppo delle CER, ma anche di adoperarsi per superare tutte le difficoltà tecniche e burocratiche che impediscono lo sviluppo del vero potenziale ambientale, economico e sociale, oltre a quello strutturale per la rete elettrica in termini di alleggerimento, Legambiente, Rete delle Comunità Energetiche Solidali, Kyoto Club, FREE, NEXT, Comuni, Associazioni, Imprese ed Enti aderenti sono scesi in piazza a Roman nei pressi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), con lo striscione sbloccate “Sbloccate le comunità energetiche”.
Nello stesso giorno con una nota stampa del MASE, in merito è intervenuto il Ministro.
“Prendo atto delle sollecitazioni di Legambiente sulla necessità di un rapido avvio del nuovo decreto per incentivare le comunità energetiche rinnovabili – ha dichiarato Gilberto Pichetto – È un tema su cui stiamo lavorando, anche con il dovuto confronto con la Commissione UE, nell’ambito dell’inquadramento nel regime di aiuti di stato.
Il Decreto è pronto, a valle del coordinamento con ARERA [ndr: l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente nell’ambito dei procedimenti per l’implementazione delle disposizioni dei Decreti legislativi n. 199/2021 e n. 210/2021 di recepimento rispettivamente della Direttiva UE RED II e della Direttiva 2019/944 /UE relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica, aveva messo a consultazione, conclusasi il 9 settembre, contenente i propri orientamenti in merito] e al mio rientro dalla COP27 di Sharm avrò modo di avviare la pubblica per condividerne i contenuti con tutti gli attori e gli stakeholder di riferimento e acquisire in modo trasparente le proposte. Avvierò al contempo un dialogo costruttivo con gli altri soggetti istituzionali – in particolare con il ministro Fitto e le Regioni – per assicurare la migliore attuazione delle misure incentivanti anche a valere su PNRR [ndr: la Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – Componente 2.1 -Incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile – Investimento 1.2 – Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo) prevede per le CER uno stanziamento di oltre 2 miliardi di euro per favorire la diffusione delle modalità di autoproduzione e autoconsumo collettivo]. Crediamo fortemente nelle comunità energetiche rinnovabili: sono il segnale di una auto-organizzazione economica ed ecologica sul territorio e costituiscono un forte sviluppo per la diffusione delle energie rinnovabili. È una nostra priorità, lo è sempre stata, soprattutto in questo momento emergenziale in cui stiamo vivendo un problema con il caro energia”.
Come si può percepire il tema delle CER sta avendo notevole risalto nel dibattito sulle strategie da implementare per ridurre l’incertezza sui costi energetici futuri. In questo contesto, il Laboratorio Servizi Pubblici Locali di REF Ricerche, Società indipendente che affianca aziende, istituzioni, organismi governativi nei processi conoscitivi e decisionali, aveva promosso all’inizio del 2022 un questionario per indagare il livello di conoscenza e iniziativa a proposito delle Comunità Energetiche, diretto alle aziende attive nel settore energetico, dalla generazione di elettricità ai servizi idrici.
Sulla base delle risposte ricevute da 62 esperti, LSPL-REF Ricerche ha pubblicato il 17 novembre 2022 il position paper (scaricabile qui previa registrazione) dal titolo: “Il primo barometro delle imprese del settore energetico verso le comunità energetiche” che fornisce un quadro interessante delle percezioni degli addetti ai lavori sulle potenzialità e i limiti delle CER in Italia, sul ruolo dei diversi soggetti che possono esservi coinvolti, sulle aspettative sulle CER come strumento di facilitazione della transizione energetica ed infine sulle opportunità di business per le imprese tradizionali del settore energetico.
Quanto gli esperti intervistati sono coinvolti nella questione?
Su 62 rispondenti, solo 9 sono già organizzatori o fornitori di servizi di una CER.; 27 di essi dicono di aver dedicato tempo ad una riflessione sulle CER; 12 ammettono di averne fatto solo una valutazione sommaria; 11, invece, affermano di non aver approfondito la questione.
Le poche organizzazioni già coinvolte in una CER, così come quelle che hanno già considerato attentamente questa opportunità, sono di dimensioni diverse, da micro-imprese con meno di 15 dipendenti a giganti con più di 1.000 addetti. I settori di provenienza sono vari, legati in particolare alla generazione e vendita di elettricità e alle infrastrutture per la mobilità elettrica.
L’indagine del LSPL di REF Ricerche rivela, inoltre, che il coinvolgimento di consumatori o comunità locali negli investimenti in infrastrutture energetiche, anche con modalità già consolidate prima dell’introduzione delle CER, è piuttosto limitato. Meno di 10 rispondenti su un totale di 62 hanno messo in atto iniziative legate alle CER o aperto alla partecipazione finanziaria diretta dei cittadini e/o degli enti locali. La partecipazione e l’ascolto di cittadini e/o enti locali nella fase di progettazione dell’investimento è leggermente più diffusa, ma rimane molto raro l’effettivo coinvolgimento degli enti locali nella fase decisionale vera e propria. Sono invece più frequenti misure unidirezionali di comunicazione dall’impresa alla cittadinanza: quasi metà dei rispondenti dichiara infatti di ricorrere a campagne di informazione e circa un quarto mette in atto iniziative di rendicontazione pubblica del proprio operato.
La maggior parte dei rispondenti è convinta che le CER possano aumentare la consapevolezza della cittadinanza nei riguardi della transizione energetica. Inoltre, circa la metà ritiene che le comunità energetiche contribuiranno a ridurre la povertà energetica, proteggendo così le fasce sociali più deboli che, diversamente, rischierebbero di essere lasciate indietro. Il giudizio è meno netto, invece, sulla capacità delle CER di rendere più equa la transizione energetica: soltanto 7 rispondenti su 61 si dichiarano apertamente in disaccordo, ma ben 18 hanno una posizione neutrale e 11 dichiarano di non saper valutare.
Vi è consenso sulla capacità delle CER di accelerare gli investimenti nella generazione rinnovabile, mentre emerge un marcato scetticismo sulla loro capacità di ridurre la necessità di investire nelle reti elettriche.
Ragionando sugli ostacoli alla diffusione, la prima criticità viene vista nella difficoltà a mettere d’accordo soggetti diversi. Le CER, infatti, prevedono un coinvolgimento attivo di soggetti numerosi, con profili e priorità eterogenei: cittadini, piccole imprese ed enti locali.
A seguire, citate da più di un terzo del campione, l’incertezza del quadro normativo e la complessità delle procedure. L’attesa per i decreti attuativi del D.lgs.199/2021 e il lungo iter propedeutico alla loro pubblicazione, secondo il position paper, evidentemente non giovano a un segmento di attività che riscuote molto interesse, anche alla luce della congiuntura difficilissima che caratterizza i mercati dell’energia, ma che ha evidentemente bisogno di trovare più rapidamente spazi di sperimentazione, apprendimento e crescita. Tra gli altri possibili ostacoli allo sviluppo delle CER, la mancata consapevolezza tra i potenziali soggetti interessati e l’assenza di competenze specifiche sono citate rispettivamente da 18 e 17 rispondenti su 52. La mancanza di competenze interessa in particolare coloro che più facilmente potrebbero essere iniziatori, cioè enti locali e aggregazioni di cittadini.
Qual è il soggetto più indicato per promuovere le CER?
Secondo buona parte dei rispondenti, l’iniziativa dovrebbe partire da un ente locale, dai cittadini e dalle piccole medie imprese o da una multi-utility locale. La dimensione territoriale e il legame con la comunità sono percepiti come elementi molto forti e in grado di influire sul successo di questa nuova modalità di autoproduzione e consumo. Le imprese tradizionali del settore energetico, in particolare quelle attive nella gestione della rete, sono viste invece come meno avvantaggiate. Questi risultati contrastano, in parte, con le valutazioni espresse dagli stessi rispondenti in altre sezioni del questionario.
Più della metà dei rispondenti ha dichiarato, infatti, di essere convinta che le imprese tradizionali del settore energetico avranno un ruolo attivo e centrale nella promozione delle CER e si porranno come intermediari per enti locali e cittadini interessati ad avviarne una. Quasi tutti concordano, inoltre, che una maggiore dimensione delle organizzazioni coinvolte nelle CER sia un vantaggio in termini di maggiori capacità di investimento, migliori competenze tecniche, maggiore possibilità di individuare processi standardizzati e replicabili. Alcuni hanno tuttavia considerato che la specializzazione in uno specifico segmento della filiera, come quello nascente delle CER, può compensare almeno in parte il vantaggio dato dalla maggiore dimensione, e hanno osservato che le grandi aziende energetiche sono talvolta considerate con sospetto dai cittadini.
Il questionario ha anche indagato quali attività relative alle CER siano percepite dai rispondenti come opportunità per la propria organizzazione. Al momento, la fornitura di dispositivi tecnologici, inclusi gli impianti di generazione rinnovabile, riscuote il maggiore interesse, seguita dalla fornitura in leasing di impianti di generazione rinnovabile e dalla installazione e manutenzione degli stessi. Sembrano ragionevolmente interessanti anche la fornitura di servizi più sofisticati di gestione di produzione e consumo all’interno della CER e l’intermediazione nella fase di istituzione della comunità stessa.