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Nell’agosto 2015 nuovo censimento degli orsi polari nell’Artico

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In programma nell’agosto 2015 un nuovo censimento degli orsi polari nell’Artico russo, l’ultimo risale al 2004. Secondo alcuni studi recenti entro il 2100 la loro sopravvivenza sarà in forte pericolo a causa della carenza di cibo e dei cambiamenti climatici.

Per la prima volta negli ultimi dieci anni nell’Artico Russo saranno censiti gli orsi polari. L’operazione congiunta tra scienziati russi e norvegesi è prevista per l’agosto del 2015 e rappresenta una nuova rilevazione dopo quella del 2004, quando la popolazione era di 3000 animali.

Secondo gli scienziati, da quella data (gli orsi erano stati censiti in Terranova, Terra di Francesco Giuseppe e sulle isole di Tchukotka-Alaska) la situazione potrebbe essere drasticamente cambiata a causa del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici che stanno provocando lo scioglimento dei ghiacci e la scarsità di prede. L’orso, l’unico tra i mammiferi terrestri ad essere capace di vivere su lastre di ghiaccio, sta perdendo letteralmente “la terra da sotto i piedi” e il suo cibo preferito, la foca siberiana, sta migrando verso altre destinazioni.

Secondo uno studio condotto dal Servizio Geologico degli USA congiuntamente con il Ministero dell’Ambiente del Canada e pubblicato a metà novembre sulla rivista Ecological Applications, gli esemplari che popolano il sud del Mare di Beaufort, a nord delle coste dell’Alaska, nel primo decennio del 21/mo secolo sono diminuiti del 40%: nel 2010 gli orsi erano circa 900, dai 1.600 del 2004. Lo studio ha scoperto che la sopravvivenza degli orsi è stata particolarmente bassa tra il 2004 e il 2006; questo biennio ha avuto effetti drammatici per gli orsi più giovani: su 80 cuccioli monitorati, solo 2 sono sopravvissuti (quando la sopravvivenza di solito è del 50%).

Un’ulteriore ricerca, pubblicata alcuni giorni fa su PLoS One (la rivista internazionale della PLoS, l’organizzazione no-profit di scienziati e medici uniti per rendere la letteratura medica e scientifica pubblicamente accessibile), conferma la situazione critica che stanno vivendo gli orsi polari: tracciando una proiezione dell’habitat del grande mammifero nell’arcipelago dell’Artico canadese fino al 2100, gli studiosi hanno sottolineato che entro quella data la sopravvivenza potrebbe essere a rischio. Se i cambiamenti climatici dovessero continuare con il ritmo attuale, con conseguenze sui ghiacci (soprattutto l’allungamento dei periodi senza ghiaccio), non solo esiste la possibilità della morte di un numero importante di orsi più anziani, ma anche i cuccioli potrebbero essere esposti ad un alto tasso di mortalità a causa della fame. Per i ricercatori, tutte le popolazioni nell’arcipelago potrebbero andare incontro a situazioni mai affrontate fino ad oggi, come 2-5 mesi con scarsità di ghiaccio.

Gli orsi saranno censiti nell’area del Mare di Barents – ha dichiarato Maria Gavrilo, vicedirettore per la ricerca scientifica del Parco nazionale Artico Russo – laddove in questo periodo si concentra maggiormente la popolazione. Ad oggi sappiamo che nelle zone occidentali le condizioni di sopravvivenza sono più difficili, mentre nella parte orientale la situazione è migliore per cui sarebbe opportuna una redistribuzione degli animali. Complessivamente nell’Artico possiamo distinguere 19 specie di orsi polari e per questo il censimento sarà condotto in base a un complesso algoritmo matematico con l’esclusione di grandi errori di calcolo nelle cifre”.

Il nuovo censimento sarà effettuato onde evitare tra quarant’anni l’estinzione degli orsi polari presenti sulle aree artiche – ha affermato Jeff Bromaghin, ricercatore della PLoS One – nel rispetto del Trattato sulla Conservazione dell’orso polare siglato da tutti gli stati artici nel lontano 1973. Invitiamo ogni nazione ad operare con maggiore impegno a favore della salvaguardia dell’orso polare. Non basta più il divieto di caccia di massa esteso nel 2011 alle popolazioni autoctone del Nord (in Russia è vietata sin dal 1938, ndr). Occorre fare di più per proteggere l’ambiente e di conseguenza la fauna che ne fa parte”.

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