Con l’aumento delle temperature globali innescato dai cambiamenti climatici, diverse specie di volatili raggiungono in anticipo i siti di nidificazione andando incontro a una possibile scarsità di cibo e spazi. È quanto emerge da uno studio dell’Università di Edimburgo pubblicato sul Journal of Animal Ecology e riportato dal sito della Bbc.
Gli uccelli migratori stanno modificando i propri comportamenti per colpa dei cambiamenti climatici: arrivano prima nei luoghi deputati alla riproduzione rischiando di trovare meno cibo, meno spazio e di nonnidificare.
A lanciare l’allarme uno studio condotto dall’Università di Edinburgo, pubblicato sul Journal of Animal Ecology e riportato dal sito della Bbc, che ha passato al setaccio centinaia di specie di uccelli migratori appartenenti a ogni continente, scoprendo che a causa dell’aumento delle temperature, determinato dai cambiamenti climatici e dal riscaldamento globale, gli uccelli raggiungono i loro habitat estivi per la riproduzione un giorno prima del normale per ogni grado in più sulla media delle temperature di stagione.
Può sembrare un’inezia, un particolare di poco conto. E invece anche una variazione così piccola rischia di avere ripercussioni importanti sulla vita e la capacità riproduttiva di centinaia di specie di volatili. “Se gli uccelli migratori arrivano a destinazione nel momento sbagliato, anche soltanto di pochi giorni – hanno spiegato i ricercatori di Edinburgo – possono essere svantaggiati nella ricerca di cibo e di un sito per la nidificazione. Di conseguenza, viene influenzato anche il momento della schiusa delle uova e le possibilità di sopravvivenza dei pulcini“.
I più svantaggiati sono soprattutto i migratori su lunghe distanze come la comunissima rondine e la balia nera che, secondo gli scienziati dell’università scozzese, tendono ad avere una risposta meno pronta rispetto agli altri, ovvero modificano i loro comportamenti con lentezza all’aumentare della temperatura. Per questo motivo possono arrivare più in ritardo e di conseguenza avere meno risorse a disposizione delle altre specie, giocandosi la propria sopravvivenza.
I ricercatori di Edinburgo hanno esaminato qualsiasi traccia e nota relativa alle migrazioni degli uccelli che sono riusciti a trovare, risalendo indietro nel tempo anche di 300 anni: si sono basati sugli appunti di altri scienziati, ma anche osservatori amatoriali, tra cui il celebre naturalista americano Henry David Thoreau.
Gli sforzi della ricerca sono tutti diretti al futuro: “Lo studio, ma anche le indicazioni e gli appunti del passato che abbiamo rinvenuto – ha concluso Takuji Usui, uno tra i principali ricercatori – sono fondamentali e rappresentano una base molto importante per aiutarci a comprendere e prevedere in futuro le capacità degli uccelli migratori ad adattarsi ai cambiamenti climatici“.