Il primo Rapporto realizzato dal Progetto EU-MERCI, coordinato da RSE spa, che ha condotto un’analisi comparata sulle specificità tecniche degli schemi di obbligo per l’efficienza energetica (EEO, come i Certificati bianchi in Italia) e delle misure alternative, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2012/27/UE, ha evidenziato che sussistono notevoli differenze nelle politiche adottate dai vari Paesi dell’UE, sia in termini di supporto finanziario che di metodologie di calcolo ovvero di diverse modalità per controllare la realizzazione degli obiettivi e di rendicontazione dei finanziamenti ricevuti.
Il Progetto EU-MERCI, finanziato dal programma Horizon 2020, che ambisce a creare in due anni le condizioni per facilitare la realizzazione e diffusione a livello europeo di progetti di efficienza energetica nell’industria e favorire la predisposizione di schemi di sostegno più efficaci, tenendo conto di quanto stabilito dall’art. 7 della Direttiva 2012/27/UE per l’efficienza energetica sugli schemi obbligatori di efficienza energetica, ha pubblicato “Comparative report on technical specificities of EEOs and alternative measures for the EED implementation“, il primo Rapporto comparato, revisionato da RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) che coordina il Progetto, sulle specifiche delle principali misure adottate in 29 Stati europei (i 28 Paesi membri dell’UE e la Norvegia), da cui emerge una grande varietà di politiche e tipologie di schemi adottate.
In particolare, si è puntata l’attenzione sui requisiti dei diversi schemi, in relazione, ad esempio, ai metodi per il calcolo dei risparmi energetici dichiarati ed alle modalità di monitoraggio dell’efficienza. Questi aspetti rivestono grande importanza perché sono alla base degli incentivi e dei supporti finanziari riconosciuti. Ben 19 degli Stati europei hanno infatti impostato le loro misure su tali sussidi. Tuttavia, le modalità di quantificazione e rendicontazione dei risparmi acquisiti sono molto diverse da Stato a Stato e da misura a misura, così come i requisiti di controllo e verifica da parte degli organismi gestori.
Il Rapporto, pertanto, ha selezionato fino ad un massimo di 4 misure politiche rilevanti, in base al loro impatto sul settore industriale, i previsti risparmi energetici che ne derivano e il grado di innovazione.
La maggior parte degli Stati (16) ha finora realizzato schemi obbligatori per l’industria, in alcuni casi combinandoli con altre misure di tipo fiscale o regolatorio o basate su strategie di informazione e formazione.
Per 4 Stati membri dell’UE (Danimarca, Ungheria, Lituania e Lussemburgo) lo schema europeo EEO (costituito in Italia dal meccanismo dei Certificati bianchi) è risultata l’unica misura adottata per l’efficienza energetica nel settore industriale, mentre tutti gli altri Stati membri e la Norvegia non lo hanno attuato e si sono quindi concentrati solo su misure alternative.
Sono risultate 71 le misure complessivamente analizzate, anche se si deve osservare che il Rapporto non costituisce una panoramica di tutte le politiche attuate, bensì una selezione delle politiche più importanti per l’efficienza energetica industriale attuate dai Paesi, sulla base delle consultazioni effettuate con i responsabili delle politiche nazionali e dei riscontri sulla loro efficacia negli studi e database sull’argomento.
La tipologia di misura di politica per l’efficienza energetica nel settore industriale utilizzata è il supporto finanziario, compresi gli incentivi, ad esempio, per le apparecchiature ad alta efficienza energetica o per i sistemi di gestione energetica. Questa misura risulta essere tra le politiche-chiave adottate in 19 Stati membri. Altre misure, come azioni di informazione/formazione, misure fiscali, accordi volontari e di tipo legislativo/normativo, sono state attuate da 5-7 Stati membri a seconda della misura.
C’è da osservare, si legge nel Rapporto, che molte delle misure politiche analizzate non c’è la possibilità di inserirle univocamente in una delle categorie summenzionate. Per esempio, molti programmi di finanziamento / sostegno comprendono aspetti di informazione o di misure normative e gli accordi volontari sono spesso abbinati ad un finanziamento. Queste sono definite per lo più misure trasversali e sono quelle maggiormente utilizzate nel dare risposte ai vari settori industriali.
Per quanto attiene alla metodologia utilizzata per calcolare il risparmio energetico conseguito dalle misure strategiche nel settore dell’industria, sono state prese in considerazione 4 tipologie basilari:
– i risparmi presunti (definito ex-ante, basato sui valori standard del precedente monitoraggio:
– i risparmi misurati (ex-post la contabilizzazione delle riduzioni effettive di utilizzo di energia);
– i risparmi di scala (basati sulle stime tecniche);
– i risparmi assoggettati ad indagine (basati sui sondaggi; questo approccio è da utilizzare solo per le misure sul comportamento dei consumatori, e non è adeguato, di solito, per il settore industriale).
Per gli schemi dei titoli per l’efficienza energetica (EEO, quali i Certificati bianchi) i vari Stati membri, come ricordato, utilizzano una varietà di metodi in funzione, spesso, del tipo di politiche attuate. Per lo più, il metodo preferito è quello dei risparmi presunti data la sua relativa semplicità per coloro che le adottano, potendo scegliere le misure dagli elenchi delle tecnologie esistenti, che predeterminano i risparmi che possono essere conseguiti. Tuttavia, si riconosce che per le tecnologie e le misure più complesse il metodo dei risparmi presunti non è adeguato. Pertanto, nessuno degli Stati membri considera tale metodo come l’unico possibile. Ad esempio, la Francia ha un database online disponibile sui risparmi presunti ma per molte opzioni industriali devono essere applicati i metodi dei risparmi di scala o di quelli misurati. A tal fine, molti Stati membri optano per una combinazione di metodi di risparmi di scala per le opzioni industriali più semplici, e quelli dei risparmi misurati per le opzioni più complesse
Il regime italiano utilizza una tipologia con tre opzioni per il calcolo dei risparmi energetici per le diverse complessità dei progetti realizzati: i risparmi presunti per progetti semplici; il monitoraggio semplificato per la maggior parte dei progetti complessi e i risparmi misurati per i progetti molto complessi.
Per le misure di finanziamento (i regimi di sostegno), i metodi meno utilizzati sono quelli sui risparmi effettivi. La maggior parte degli Stati membri utilizza una metodologia di risparmi di scala per i propri regimi di sostegno, e alcuni Stati membri utilizzano solo un set di risparmi presunti. Si evidenzia anche che i metodi di risparmi di scala usati in tal caso siano più semplici rispetto a quelli utilizzati per i regimi EEO, con ad esempio quelli utilizzati per i programmi di sostegno della Germania agli investimenti delle imprese, assumendo soltanto il valore dei risparmi energetici sulla base dell’importo dell’investimento. Per esempio, nelle tecnologie e nei processi di produzione trasversali un risparmio di 0,75 kWh all’anno per ogni euro investito è stato considerato un valore realistico.
Per gli altri tipi di misure politiche di efficienza energetica, possono essere tratte minori conclusioni generali, dal momento che sono statti realizzati da un gruppo ristretto di Stati membri. Tuttavia, nell’insieme sembra che, come per le misure di finanziamento, il metodo di risparmi di scala sia quello più comunemente usato.
Per quanto le attività di controllo del risparmio energetico e della realizzazione degli obiettivi, la responsabilità è, in generale, dei Ministeri nazionali e, occasionalmente, delle Agenzie (ad esempio, l’Agenzia nazionale per l’energia) o di enti pubblici indipendenti.
Considerando le diverse tipologie di misure (obbligazioni, finanziamenti ed altro), i protocolli di rendicontazione nei 29 Paesi studiati può variare in modo significativo.
Non ci sono tuttora programmi di monitoraggio diffusi in Lituania, mentre sono in fase di attuazione in Romania e Slovacchia. Tuttavia, se osserviamo le stesse tipologie di misure negli altri Paesi in cui esistono sistemi di monitoraggio è possibile comunque cogliere alcune analogie.
Titoli di efficienza energetica o schemi di certificazione sono monitorati annualmente nella maggior parte dei casi (con l’eccezione della Francia e Ungheria) con i soggetti obbligati che debbono fornire un audit energetico o elaborare una relazione di sintesi sul risparmio energetico. In Francia, non è in vigore alcuna relazione annuale, ma possono essere effettuati controlli a campione fino a 6 anni dopo il completamento del provvedimento, mentre in Ungheria o in Polonia la rendicontazione sarà obbligatoria ogni 4 anni.
Gli audit sono di solito effettuati e valicati da esperti di energia e nella maggior parte dei casi i revisori energetici devono essere accreditati (ad esempio, certificati e / o registrato) e sono per lo più esterni, ma possono anche essere esperti interni, purché indipendenti, come ad esempio nel caso della Romania, dove i controlli possono essere effettuati dagli esperti.
Le rendicontazioni delle misure di finanziamento o sono monitorati ogni anno (attraverso informazioni o controlli di carattere finanziario) o mediante controlli a caso o a campione. Nel caso di Grecia, Svezia e Regno Unito, però, il monitoraggio avviene rispettivamente ogni 6 mesi, 4 anni e 2 anni.
Ad esempio in Grecia, questo significa che ogni 6 mesi devono essere presentate relazioni standardizzate sulla base di indicatori specifici. Mentre la verifica nel Regno Unito avviene ogni 2 anni a seguito di un approccio misto basato sui rischi e su una selezione casuale.
Per tutte le altre tipologie di misure, tuttavia, è piuttosto problematico trarre una conclusione complessiva poiché sono molto diverse tra di loro e sono state applicate solo da alcuni Paesi.
Gli accordi volontari possono essere monitorati e verificati ogni anno (come accade in Finlandia e nei Paesi Bassi) oppure possono essere utilizzati algoritmi specifici, come in Croazia.