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Federconsumatori ed Adusbef: boom delle tariffe dei servizi pubblici

Federconsumatori e Adusbef boom delle tariffe dei servizi pubblici

Dall’analisi di Federconsumatori ed Adusbef condotta su dati Istat emerge che il costo dei servizi essenziali incide sempre più pesantemente sui bilanci delle famiglie italiane, con una crescita più marcata nel decennio 2006-2016 per le tariffe dell’acqua (+88,2%) e dei rifiuti (+52,8%), ben superiore all’aumento dell’inflazione nello stesso periodo (+15,1%).

Come ogni anno Federconsumatori, l’Associazione senza scopo di lucro che ha come obiettivi prioritari l’informazione e la tutela dei consumatori ed utenti, e ADUSBEF (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari Finanziari Postali e assicurativi) hanno aggiornato l’analisi sull’evoluzione delle tariffe dei servizi negli ultimi 10 anni da cui si evidenzia che mediamente sono aumentate del 32,7% a fronte di un’inflazione nello stesso periodo del 15,1%.
La crescita più marcata è stata quella delle tariffe dell’acqua +88,2%, dei rifiuti +52,8%, dei pedaggi autostradali e dei parcheggi +42,6%, dei trasporti ferroviari +48,3%, dei servizi postali +40,9%, dei trasporti urbani +29,7%, dei taxi +26,6%, dell’energia elettrica +18%. L’unico dato in controtendenza, che segna una diminuzione del -16%, è quello relativo alla telefonia (fissa e mobile). Registra una crescita moderata, a seguito della eccessiva offerta e del calo dei consumi, anche la tariffa del gas, +3,1%.

Una seconda analisi suddivide, invece, l’andamento di tali tariffe in due fasi: una precedente alla crisi, dal 2002 al 2008; l’altra in piena recessione, dal 2008 al 2016.
Basta dare uno sguardo alle tabelle riassuntive [ndr: per la consultazione del documento, cliccare qui] per comprendere come, nonostante la crisi ed il concomitante calo del potere d’acquisto delle famiglie, alcune tariffe (acqua, pedaggi e parcheggi, trasporti urbani e ferroviari e servizi postali) siano aumentate in maniera più pesante rispetto alla fase pre-crisi – si legge nella nota congiunta – Questo denota come diversi fattori, tra cui il fatto che la concorrenza in alcuni settori non ha prodotto contenimento delle tariffe o non è mai decollata, il peso sempre più forte della pressione fiscale e parafiscale (in particolare sulle bollette energetiche), la riduzione dei trasferimenti dallo Stato agli Enti locali che a loro volta hanno scaricato i mancati introiti sulle bollette dei servizi a decisione locale, hanno portato ad un aumento insostenibile delle tariffe, contribuendo così al grave impoverimento delle famiglie”.

C’è da sottolineare, poi, che i redditi da lavoro sono fermi da anni ed erosi nel potere d’acquisto; i consumi ridotti e contenuti sugli altri capitoli di spesa familiare per privilegiare il pagamento delle spese obbligate, quali quelle dei servizi essenziali; l’aumento delle entrate fiscali nel 2015 del +6,4%, un debito pubblico che non accenna a diminuire (la Banca d’Italia ha comunicato il 15 settembre che a luglio è cresciuto ulteriormente, toccando il nuovo record di 2.252 miliardi di euro) ed un Paese che non cresce (il PIL è lievemente migliorato negli ultimi anni, ma le percentuali sono da prefisso telefonico), il quadro si completa in tutta la sua drammaticità.
L’aumento dei costi relativi a tali servizi ha fatto registrare, secondo le due Associazioni, un grave aumento della morosità e delle richieste di sospensione delle forniture, senza contare la forte richiesta di rateizzazione nel pagamento delle medesime. Tassi di morosità che si attestano a 24 mesi al 4,5% delle utenze per le bollette dell’acqua, al 2,6% per le bollette del gas ed all’1,2% per quelle elettriche, in un contesto di forte crescita della povertà assoluta, che conta 4.598.000 cittadini italiani in forte disagio sociale quotidiano e 15milioni di Cittadini che anch’essi si trovano in povertà relativa con valori che non sono mai sono stati così elevati da 10 anni a questa parte.
Ora che il Governo sta lavorando per delineare la nuova legge di Stabilità 2017 [ndr: la lista delle misure per una manovra finanziaria per il 2017 che dovrebbe aggirarsi intorno ai 23-26 miliardi di euro è prevista nel Consiglio dei Ministri del 26 settembre, in concomitanza con la presentazione della Nota di aggiornamento al Def], non vorremmo che gli investimenti e le infrastrutture vengano finanziati con le bollette, diventate in questi anni il bancomat di nuovi tributi e di risorse, utili oltre che pagare i servizi anche per rimpinguare le casse dello Stato nelle sue diverse articolazioni – conclude la nota – Tutto ciò in un quadro di deflazione non ancora debellato. Uno scenario che vorremmo scongiurare  e  che, se si dovesse prospettare, contrasteremo  fortemente, perché indebolirà  ulteriormente il potere di acquisto delle famiglie italiane, già ridotto ai minimi termini, incidendo in maniera sempre più negativa e depressiva sull’intero andamento dell’economia”.

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