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BLUEMED: un Libro Bianco per la crescita sostenibile del Mediterraneo

Presentato presso il CNR il Libro Bianco dell’iniziativa europea BLUEMED nell’ambito della Strategia “Crescita Blu” per l’area mediterranea, che fornisce una rassegna dello stato dei settori economici coinvolti, identifica le principali criticità alla realizzazione delle priorità individuate e propone possibili strategie per superarle, a partire dalla prospettiva nazionale italiana.

Nel corso dell’evento “L’Italia della ricerca per la crescita blu nel Mediterraneo” che si è tenuto il 20 dicembre 2018 presso il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), giornata per la divulgazione della ricerca sul mare organizzata in collaborazione tra CNR e Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR) e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), con l’obiettivo di fare il punto sulla ricerca e l’innovazione nei settori marino e marittimo nell’ambito delle iniziative per EXPO 2020 Dubai, è stato presentato il Libro Bianco BlueMed: analisi degli ostacoli e proposte per una crescita sostenibile dei settori marino e marittimo.

L’UE ha adottato nel 2014 la Strategia a lungo termine Blue Growth per lo sviluppo economico marino e marittimo sostenibile, guidato dalla conoscenza e fondamentalmente orientato al miglioramento del benessere sociale. La Crescita Blu implica un drastico cambiamento rispetto al passato nella gestione delle risorse da parte degli operatori del settore marino e marittimo, orientata a un uso sinergico, non conflittuale e sostenibile del mare, che consenta una crescita e una prosperità significative. Questa è ormai riconosciuta come una sfida globale ed è ritenuta particolarmente rilevante per la regione mediterranea, in particolare a causa della crescente pressione antropica sulle zone costiere.

A tal fine, 9 Paesi europei (Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna) e la Commissione UE hanno promosso e sostengono l’iniziativa BLUEMED “Research and innovation initiative for blue jobs and growth in the Mediterranean area” che è ora supportata da tutti i Paesi membri dell’UE e dell’Unione per il Mediterraneo (UfM), compresi i Paesi terzi, attraverso la sottoscrizione della Dichiarazione di La Valletta (4 maggio 2017).

Elaborato da un ampio gruppo che ha coinvolto Enti di ricerca pubblici, MIUR, Università, ENEA e tutti i Ministeri con competenze marine, il Libro bianco illustra le traiettorie per una crescita sostenibile, considerato il complesso scenario composto da pesca, turismo, porti, traffici navali, identificando le principali criticità alla realizzazione delle priorità individuate e propone possibili strategie per superarle, a partire dalla prospettiva nazionale italiana.

Il libro bianco si propone di affrontare la complessità delle interazioni tra ricerca, settori privati e responsabili politici, sviluppando un approccio scientifico che supporti i processi decisionali, di promuovere la cooperazione e la ricerca per aumentare la competitività e di ampliare le frontiere della conoscenza e sostenere soluzioni innovative – ha spiegato Fabio Trincardi, Direttore del Dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente (CNR-DTA) – In particolare l’indagine ruota attorno a cinque driver: alimentazione, trasporti, turismo, energia, prodotti chimici e materiali”.

La Crescita Blu è una delle più impegnative sfide che i Paesi mediterranei sono chiamati ad affrontare. Essa richiede azioni concertate a livello transnazionale, un approccio verso l’ambiente che innanzitutto colmi le lacune di conoscenza, una visione olistica. Al fine di monitorare regolarmente la messa in atto delle azioni per la Crescita Blu è necessario sviluppare un solido sistema di monitoraggio basato su metriche e indicatori specifici.

Solo per riferire alcuni dei dati riportati:
– per quanto riguarda l’alimentazione, l’Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo con quantità (249.500 tonnellate) pari a circa il 15% e un valore (oltre 750 milioni di Euro) di circa il 29% del totale di Mediterraneo e Mar Nero;
– il Mediterraneo conta oltre 100 porti di medie dimensioni, per i quali transitano il 20% dei trasporti marittimi mondiali e il 25% dei traffici petroliferi;
– il solo sistema portuale italiano contribuisce al 2,6% del PIL nazionale con 11 mila imprese e 93 mila addetti, pur essendo negli ultimi 10 anni sceso dal primo al terzo posto in Europa per import-export;
– in continua crescita invece il settore turistico, il cui valore aggiunto in Italia ammonta a circa il 10% del PIL e il 13% dell’occupazione;
– l’Europa detiene il 6% della cantieristica navale e il 40% della flotta mondiale e la sua industria marittima nel complesso conta su 300 cantieri e 22 mila produttori, a livello nazionale abbiamo 40 mila aziende in 15 regioni con un fatturato di 15 miliardi di euro.

Quali le soluzioni proposte dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica in questo contesto?

Tra le altre, un approccio eco-sistemico della gestione della pesca per ovviare al problema dell’attuale sovra sfruttamento dell’85% degli stock ittici e lo sviluppo di sistemi di allevamento sostenibili, salubri e innovativi, poiché da questo settore giunge il 25% del pesce consumato, di cui è previsto il raddoppio in pochi anni – ha proseguito Trincardi – Per i porti è necessario promuovere la digitalizzazione della catena logistica e innovare la produzione e lo stoccaggio di energia. Il turismo può creare ulteriori pressioni sul sistema ambientale costiero del Mediterraneo, la cui popolazione in estate raddoppia, e richiede l’integrazione delle vie navigabili e la gestione dell’impatto previsto per i prossimi anni. Va infine evidenziata la crescita del settore dell’energia marina, promettente risorsa in grado di rispondere al fabbisogno di zone costiere e insulari preservando l’ambiente. Ma il fronte di ricerca è amplissimo, basti pensare alle biotecnologie blu e al mare profondo, ancora in gran parte inesplorato ma già impattato da sversamenti inquinanti e accumulo di plastiche”.

 

 

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